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Azioni: quale impatto dai prossimi tagli dei tassi d’interesse?

Redazione Finance

28 Dicembre 2023 - 15:50

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Le borse festeggiano il potenziale avvicinamento dei primi tagli ai tassi d’interesse. Di fronte a queste nuove aspettative, cosa potrebbe accadere sui mercati finanziari?

Azioni: quale impatto dai prossimi tagli dei tassi d’interesse?

Non si sente parlare d’altro: gli attesi abbassamenti dei tassi della Federal Reserve sembrano finalmente arrivati, e il 2024 e il 2025 si prospettano come anni di conferma per le moderne aspettative, attualmente scontate dagli operatori di borsa sui mercati finanziari.

Di conseguenza, sorge spontanea la domanda: cosa possiamo aspettarci dalle borse a seguito dei primi abbassamenti dei tassi? Esaminiamo il contesto in collaborazione con Freedom24.
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Ha senso dare per scontato un prossimo abbassamento dei tassi d’interesse?

Partendo dal presupposto che, sebbene Powell abbia annunciato degli abbassamenti, precisamente tre nel 2024 che proseguiranno nel 2025, e sebbene i pivot dei funzionari della Fed si siano aggiornati a favore di queste considerazioni, non è scontato affermare che ciò effettivamente avverrà. Secondo l’ultimo dot plot, la Federal Reserve prevede di abbassare i tassi di interesse fino a 75 punti base nel 2024. Questo rappresenta una scelta decisamente inaspettata, considerando che fino alla riunione precedente del FOMC, il mantra di Powell era «tassi alti per più tempo».

È importante aggiungere un altra considerazione, ampiamente sfruttata dalla BCE e condivisa anche dalla Fed nelle vecchi meeting: «siamo Data Dependent». Ciò appare in contrasto con le dichiarazioni di politica monetaria della Federal Reserve, dato che le prospettive economiche per i prossimi anni restano positive: le proiezioni economiche (i SEP) sul tasso di disoccupazione sono rimaste invariate al 4,1%, con il PIL reale nel 2024 rivisto all’1,4% dall’1,5% di settembre, e l’IPC core rivisto al ribasso al 2,4% dal 2,6% di settembre.

Si prevede quindi un 2024 migliore rispetto al passato, seppur di poco, e questo, invece di alimentare l’idea che i tassi Fed resteranno alti più a lungo, ha rafforzato l’ipotesi che la Fed possa riuscire in un atterraggio morbido l’anno prossimo. I dati sull’inflazione statunitense del 12 dicembre hanno confermato le aspettative, attestandosi al 3,1%.

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Un risultato più vicino al target delle banche centrali rispetto al passato, ma non ancora in linea con il mandato della Fed. Tale circostanza è stata in parte riconosciuta anche da Christine Lagarde, presidente della BCE. In Europa, le previsioni economiche non sono altrettanto rosee, e il tasso d’inflazione è ancora più vicino al target: l’inflazione nei 20 Paesi che utilizzano l’euro è scesa al 2,4%, secondo i dati pubblicati da Eurostat. Tuttavia, secondo la presidente della BCE, non sono previsti tagli nel 2024.

Cosa aspettarsi quindi dalle borse?

Detto ciò, ipotizzando che nel 2024 e 2025 si avvierà il tanto atteso processo di ridimensionamento dei tassi, cosa è plausibile aspettarsi dal mercato? Non è così scontato rispondere a questa domanda, in quanto la risposta dipende da molte variabili, alcune delle quali ancora incognite. Ad esempio, quanto sarà marcato l’abbassamento dei tassi?

L’abbassamento dei tassi in queste circostanze, rappresenterebbe una situazione abbastanza singolare nella storia recente delle borse. In passato, di fronte a manovre di politica monetaria simili, l’inizio di abbassamenti dei tassi significativi, come quelli previsti, è stato causa di un deterioramento economico, e non solo da un ridimensionamento del tasso d’inflazione. Questo ha spesso causato una forte contrazione dei prezzi delle borse. Infatti, ci sono stati casi in cui l’S&P 500 ha registrato cali dopo un abbassamento dei tassi d’interesse. Questo perché, in passato, ha portato aspettative negative sulle condizioni economiche: se la Fed riduce i tassi di interesse in risposta a segnali di un rallentamento economico significativo o di una crisi imminente, gli investitori possono interpretare la mossa come un segno di gravi problemi economici, innescando vendite sul mercato azionario.

Tuttavia, in questo caso, la recessione è stata sorprendentemente evitata, e ciò potrebbe, secondo molti, cambiare le carte in tavola. Sebbene a fine 2022 e fino a metà 2023 il mercato abbia ripetutamente paventato una recessione, con una delle scie di rialzi dei tassi più pronunciate, il fallimento di alcune banche sistemiche e regionali, e due guerre in corso, l’economia statunitense, leader mondiale, non ha mostrato cedimenti e, nell’arco di pochi mesi, la parola recessione è magicamente scomparsa dalle bocche di esperti e fonti mediatiche rilevanti, sostituita dal termine «soft landing». Le borse hanno così avviato uno dei recuperi più eclatanti nella storia dei mercati finanziari.

Cosa è accaduto in passato all’S&P500 dopo i primi ribassi dei tassi?

Ma cosa è accaduto all’S&P 500 in momenti di abbassamento dei tassi in passato? Nel 2018, quando la Fed iniziò un programma di restrizione monetaria, si trovò rapidamente costretta a tornare al punto di partenza, e dal momento della comunicazione dei primi abbassamenti dei tassi, il mercato ha registrato una lunga serie di giornate positive, portando il prezzo dell’S&P 500 dai minimi del 2018 ai massimi del 2019, con un guadagno del 42%, prima di crollare con l’arrivo della pandemia di covid-19.

Nel 2008, un anno peculiare, durante l’aumento dei tassi iniziato nel 2004 e terminato nel 2007, il prezzo dell’S&P 500 è aumentato di quasi il 100% dai massimi ai minimi, per poi crollare con la crisi del 2008-2009, in concomitanza con l’abbassamento dei tassi di quasi il 60%.

Poco prima, nel 2000, l’abbassamento dei tassi coincise con la necessità scaturita dalla crisi delle .com, che vide un crollo di quasi il 50% del prezzo dell’S&P 500.

Dallo studio di questi eventi, si nota un’evidenza particolare: ad eccezione del 2018, anno in cui l’abbassamento dei tassi fu un momento positivo per le borse, i tassi vengono tipicamente abbassati in concomitanza a situazioni di squilibrio economico e finanziario, che anticipano momenti difficili, come la crisi delle .com e dei mutui subprime. Dopo il 2018, c’è stata la crisi da covid-19, che ha obbligato la banca centrale ad espandere l’offerta di moneta a livelli mai visti prima. In sostanza, negli ultimi 20 anni, l’abbassamento dei tassi non è mai avvenuto con estrema spensieratezza sui mercati, mentre, per come si stanno evolvendo le cose nel 2023, sembrerebbe quasi di sì.

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