Nuovo scivolone delle azioni Monte dei Paschi di Siena a Piazza Affari. Capitalizzazione giù di più di 3 miliardi dalla notizia delle indagini. La data da cerchiare in rosso.
Qual è il worst case scenario per le azioni MPS, che hanno continuato a perdere terreno anche nella sessione di ieri, martedì 2 dicembre 2025, confermandosi per l’ennesima volta maglia nera dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari?
I titoli della banca senese hanno sofferto un ribasso significativo, scivolando del 3,70% a quota 7,626 euro. Risultato: da quando è partita l’inchiesta, considerando tutti i sell off che hanno travolto le azioni, la capitalizzazione di mercato del Monte è scesa di ben 3,3 miliardi di euro.
Sell su azioni MPS, l’inchiesta costa 3,3 miliardi a Piazza Affari. Ansia in vista della data clou
A mettere sotto pressione le quotazioni del Monte dei Paschi di Siena, e per l’ennesima volta, è stata la notizia della data clou da cerchiare in rosso sul calendario: quella di dopodomani, venerdì 5 dicembre, quando il CDA della banca senese si riunirà per affrontare anche la questione dell’avviso di garanzia ricevuto dal numero uno dell’istituto, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, finito nel mirino della Procura di Milano per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza della Consob e della BCE, insieme al presidente di Delfin ed EssilorLuxottica Francesco Milleri e all’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone.
I tre, va ricordato, sono indagati per il ruolo che hanno avuto nell’OPS che MPS ha promosso su Mediobanca, riuscendo alla fine a conquistarla, alzando il prezzo con un rilancio in contanti che ha tramutato l’offerta pubblica di scambio in OPAS.
Secondo le accuse, tra i tre ci sarebbe stato un patto occulto, ovvero un’intesa non ufficiale volta a espugnare Piazzetta Cuccia per avere maggiore voce capitolo nel vero target preso di mira: il colosso assicurativo italiano Generali. Generali tanto cara anche al governo Meloni, in quanto forziere dei risparmi degli italiani e grande acquirente di BTP, dunque cassaforte utile a blindare il debito pubblico nazionale.
I riflettori degli investitori rimangono puntati sui titoli MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena, così come anche su Mediobanca, e Generali Assicurazioni, tutti scambiati sul Ftse Mib di Piazza Affari.
Tra i tre attori che avrebbero orchestrato la scalata su Mediobanca, grazie anche al sostegno politico assicurato dal governo Meloni (il MEF non è tuttavia oggetto dell’indagine), c’è proprio il numero uno della banca senese, il CEO Luigi Lovaglio, che gli inquirenti della Procura di Milano hanno bollato come “ facilitatore esterno ” del piano che per la conquista di Piazzetta Cuccia elaborato in primis dagli altri due indagati, Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, diventati entrambi azionisti di MPS con il terzo atto del processo di privatizzazione di Rocca Salimbeni, lanciato dal Tesoro azionista alla metà di novembre del 2024.
In primis, è stata proprio quella operazione, ovvero l’ulteriore vendita di azioni MPS lanciata dal MEF ex primo azionista della banca - con l’obiettivo di ridurre ulteriormente la sua presenza nel capitale della banca, in linea con gli accordi presi con l’UE - a essere finita nel mirino della Procura, in quanto considerata tra i “tasselli” della più ampia “strategia coordinata” che, secondo l’accusa, avrebbe consentito alla holding della famiglia Del Vecchio Delfin e a Caltagirone di entrare nel Monte e a posare così la prima pietra per rafforzarsi ulteriormente in Mediobanca, prima azionista di Generali. Tutto per esercitare una influenza ancora più forte proprio sul Leone di Trieste (di cui erano già tra i principali azionisti).
Le accuse della Procura di Milano al CEO di MPS Lovaglio
La Procura di Milano ha fatto notare che, nell’OPS inizialmente presentata da MPS su Mediobanca alla fine di gennaio di quest’anno, sarebbe stata inserita una “ falsa dichiarazione ”, secondo cui non si agiva “di concerto con altri soggetti”. Dichiarazione che, secondo l’accusa, avrebbe reso “indecifrabile all’esterno l’effettiva titolarità del potere di controllo ” sia in MPS che in quella che sarebbe diventata la nuova Mediobanca, una volta conquistata dalla banca senese. Al mercato insomma non sarebbero state fornite informazioni sufficienti a far capire cosa sarebbe successo con l’OPS, così come sarebbero stati nascosti “ gli effettivi assetti proprietari ”.
E proprio dei sospetti dei PM sul ruolo che Lovaglio avrebbe avuto nell’aiutare Caltagirone e Milleri a portare avanti il loro piano di conquista di Mediobanca, per rafforzarsi in Mediobanca e dunque influenzare ulteriormente la gestione di Generali, si parlerà nella imminente riunione del CDA fissata da MPS a dopodomani, venerdì 5 dicembre 2025.
La notizia della riunione del Consiglio di amministrazione di MPS ha innescato ieri la nuova ondata di vendite sui titoli MPS, che non si è fermata da quando giovedì scorso è arrivata a Piazza Affari la notizia bomba dell’avvio dell’inchiesta della Procura di Milano.
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Da quel giorno, le azioni del Monte dei Paschi di Siena hanno perso il 12% circa (negli ultimi 5 giorni di trading alla borsa di Milano), interrompendo la corsa delle settimane precedenti, quando gli investitori avevano brindato alla conquista di più dell’86% del capitale di Mediobanca da parte di Rocca Salimbeni.
Per ora, gli analisti rimangono comunque fiduciosi nei confronti delle azioni del Monte dei Paschi di Siena, attendendo gli sviluppi dell’indagine, ancora in corso.
Fatto sta che, con le vendite di ieri, i titoli MPS hanno bucato anche la parte bassa dei target range stimati dal consensus degli analisti, inclusi nella forchetta che va da 7,80 a 11 euro, per una media di 9,76 euro.
Scendendo fino a 7,626 euro, le azioni sono scivolate, di fatto, sotto il livello più basso di quella forchetta di previsioni, pari a 7,80 euro.
Detto questo, dei 9 analisti che formano il consensus, due hanno per ora ancora una view “ Strong Buy ” sulle azioni, a fronte di 5 “ Buy ” e 2 “ Hold ”.
Da non dimenticare il worst case scenario che è stato annunciato da Barclays a seguito della pubblicazione dei risultati di bilancio della banca relativi al terzo trimestre dell’anno.
In una nota successiva ai conti, la divisione di ricerca della banca britannica ha confermato il rating Equal Weight e un target price pari a 7,80 euro.
L’upside case, ha inoltre scritto Barclays, implica un rialzo delle azioni fino a 11 euro mentre il downside case è di un tonfo fino a 4,70 euro.
Upside case e downside case di Barclays per le azioni MPS nella nota successiva alla pubblicazione dell’ultima trimestrale del Monte dei Paschi di Siena
Nella nota pubblicata lo scorso 7 novembre, gli analisti di Barclays hanno ribadito il rating Equal Weight sulle azioni MPS presentando anche un worst case scenario e un best case scenario per i titoli (Fonte Barclays)
E si tratta di previsioni stilate prima della doccia fredda dell’indagine della Procura di Milano. Per ora, tuttavia, gli analisti rimangono fermi sulle loro posizioni, e nessun downgrade è stato ancora annunciato.
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