Davvero un aumento elevato degli stipendi può far risalire l’inflazione? Cosa dice il governo Meloni nel Def

Giacomo Andreoli

15/04/2023

17/04/2023 - 11:37

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Nel Def il governo dice di voler aumentare i salari tramite il taglio del cuneo fiscale con attenzione alla “moderazione salariale, per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi”. Che vuol dire?

Davvero un aumento elevato degli stipendi può far risalire l’inflazione? Cosa dice il governo Meloni nel Def

Un aumento troppo elevato degli stipendi in Italia potrebbe introdurre una pericolo spirale-salari prezzi, con i salari che inducono l’inflazione a risalire e viceversa, in un circolo vizioso senza fine. A dirlo sembra essere il governo Meloni nel Documento di economia e finanza.

Nel testo firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si parla infatti del taglio del cuneo fiscale (probabilmente di un altro punto percentuale in autunno per tutti i redditi entro i 35mila euro) come strumento che “sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e contribuirà alla moderazione della crescita salariale”.

Lo sconto contributivo, quindi, viene ritenuta una strada positiva per far aumentare gli stipendi, ma rimane l’attenzione dell’esecutivo “alla moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi”.

Il governo Meloni ha paura di un aumento elevato dei salari?

Quello che sembra intendere il governo Meloni, quindi, è che un aumento troppo forte dei salari, magari con meccanismi di scala mobile (come era in Italia fino alla fine degli anni ’70, con adeguamento automatico degli stipendi al livello dei prezzi), potrebbe generare effetti controproducenti al livello macroeconomico.

Secondo la presidente della Bce, Christine Lagarde, l’inflazione della zona euro continuerà a scendere, ma le pressioni sull’inflazione ’core’ (calcolata senza tenere conto dei beni soggetti a forte volatilità), favorite dalla rapida crescita dei salari nominali, “rimarranno elevate per qualche tempo e si attenueranno solo lentamente”.

La presidente ha infatti detto testualmente che “una crescita dei salari storicamente elevata, legata al mercato del lavoro saturo e ai compensi per l’inflazione elevata, sosterrà l’inflazione core nell’orizzonte delle proiezioni nel suo percorso per tornare gradualmente a tassi vicini al nostro obiettivo”, cioè quello del 2%.

Il pericolo spirale salari-prezzi

Secondo il Fondo monetario internazionale, invece, le pressioni sui costi salarialisono rimaste finora contenute nonostante una dinamica di spirale salari-prezzi, in cui sia i salari che i prezzi prezzi accelerano di pari passo per un periodo prolungato” Lo si legge nell’ultimo World Economic Outlook.

In effetti - si legge ancora - la crescita dei salari reali nelle economie avanzate è stata inferiore a quella registrata alla fine del 2021, a differenza di quanto avvenuto nella maggior parte dei precedenti episodi storici con episodi storici con circostanze simili a quelle prevalenti nel 2021, quando i prezzi stavano accelerando e la crescita dei salari reali era in media in calo”.

Perché la spirale potrebbe non attivarsi mai

L’aumento dei salari sembra quindi in teoria poter sviluppare una spirale salari-prezzi, ma finora quello che si sta verificando è solo una contenuta pressione sull’inflazione. Tuttavia, secondo alcuni docenti, perfino una nuova scala mobile non porterebbe a una pericolosa spirale.

Bisognerebbe ricordare - aveva spiegato Emiliano Brancaccio, professore di politica economica all’università di Benevento - che da noi l’Unione monetaria europea dovrebbe costituire un argine contro questo scenario. Al crescere dei salari, poiché i cambi sono irrevocabilmente fissi, è difficile che le imprese scarichino tutti gli aumenti sui prezzi: ci penserebbero due volte prima di alzarli, perché si ritroverebbero con una perdita di competitività che non possono scaricare del tutto sui consumatori”.

In pratica, per il professore, nell’eurozona i salari possono aumentare con meno rischi di attivazione di una “spirale”.

Taglio del cuneo fiscale e rinnovi contrattuali: la posizione del governo

In ogni caso la formula scritta dal governo nel Def esclude il taglio del cuneo fiscale da cause di formazione di una spirale salari-prezzi. Lo sconto contributivo, quindi, potrà essere rafforzato nel corso della legislatura, fino a raggiungere l’obiettivo di 5 punti percentuali per tutti i redditi fino a 35mila euro entro il 2027.

Il governo Meloni, poi, non vuole limitare nemmeno i rinnovi contrattuali mancanti, con i necessari aumenti di stipendio. Anzi, verbalmente ha invitato tutti a realizzarli, ma senza prevedere finora strumenti legislativi di pressione su sindacati e imprese.

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