Aumenti di stipendio e nuovi premi: cosa può cambiare nella busta paga dei lavoratori pubblici nel 2023

Giacomo Andreoli

03/01/2023

03/01/2023 - 16:49

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Con i nuovi contratti del settore pubblico sono saliti i fondi per la contrattazione integrativa e secondo il presidente dell’Aran possono essere usati per aumentare i salari in base ai risultati.

Aumenti di stipendio e nuovi premi: cosa può cambiare nella busta paga dei lavoratori pubblici nel 2023

Gli stipendi dei lavoratori pubblici potranno aumentare nei prossimi mesi ed anni in base ai risultati e alla produttività. A dirlo è Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, l’agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni, in un’intervista a Il Messaggero. Naddeo, infatti, spiega che con gli ultimi contratti sono stati aumentati i fondi per la contrattazione integrativa e su questa si può lavorare per aumenti ad hoc.

Quello che descrive è un modello di lavoro della Pa da rivoluzionare completamente, con un’attività ribaltata, misurata più sui risultati, a prescindere dall’orario e dal luogo di lavoro. Per avviare questo cambiamento gli ultimi contratti firmati sarebbero secondo l’Aran un primo passo nella direzione auspicata.

Salgono gli stipendi dei dipendenti pubblici?

Dopo la firma degli ultimi rinnovi la parte variabile della retribuzione oscilla tra il 20% e il 35%, a seconda dei fondi delle singole amministrazioni e può variare in base ai risultati e alla produttività. C’è tuttavia un eccezione abbastanza evidente nel settore della scuola, dove invece circa il 95% della retribuzione dipende esclusivamente dallo stipendio tabellare e dall’anzianità.

Per Naddeo si tratta di “passi avanti importanti”, tuttavia denuncia che c’è “ancora una tendenza a distribuire a pioggia queste risorse, con sistemi di assegnazione degli obiettivi e di valutazione del loro raggiungimento che non funzionano”.

Nuovi premi in busta paga in base ai risultati

Il presidente di Aran fissa quindi il compito di mettere obiettivi sfidanti da raggiungere, in cambio di aumenti di stipendio, sia per i dirigenti che per i dipendenti a loro sottoposti. Quindi fa l’esempio di un ufficio di un comune che rilascia le carte d’identità. L’obiettivo in questo caso “non può essere il rilascio delle carte in generale, vanno indicati dei target, per esempio, faccio per dire, mille documenti al giorno”.

L’idea sarebbe di assegnare ai dirigenti obiettivi sfidanti, così che loro poi chiedono risorse per raggiungerli, migliorando le retribuzioni e rendendo più efficiente il lavoro di tutta la Pubblica amministrazione.

Questo andrebbe fatto sul modello di quando accaduto all’Agenzia delle Entrate o all’Inps, dove sono stati dati obiettivi quantitativi. Oggi, ricorda Naddeo, “sono due delle amministrazioni dove il personale, grazie al salario accessorio, guadagna di più”.

Come può cambiare lo smart working nella Pubblica amministrazione

Un rafforzamento del modello per obiettivi e valutazione dei risultati, poi, per il presidente dell’Aran servirebbe anche a sviluppare meglio il lavoro agile nel pubblico impiego, come richiesto soprattutto dai più giovani. Insomma, sarebbe necessario per permettere uno smart working ancor più capillare rispetto a quello riconosciuto dopo le fasi più dure del Covid-19.

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