Dopo le elezioni del 4 marzo l’Italia è in una situazione di stallo: visti i precedenti di Spagna e Belgio, non avere un governo può essere un fattore positivo?
Forse un po’ ce lo siamo dimenticati ma l’Italia, soprattutto prima del boom economico, è sempre stata capace di fare delle varie necessità una virtù. Visti i risultati delle elezioni, la cosa potrebbe accadere anche in questo momento dove la formazione di un nuovo governo appare essere un’impresa più che ardua.
Senza andare troppo indietro nel tempo, le recenti esperienze che si sono verificate in Spagna e in Belgio hanno dimostrato come, anche senza un governo politico, un paese può crescere economicamente. Vediamo dunque come questa impasse parlamentare potrebbe giovare all’Italia.
L’Italia senza un governo
Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti stranieri, il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha affermato come l’Italia “non impiegherà sei mesi come la Germania per formare un nuovo governo”.
Una considerazione più che ottimistica vista l’attuale situazione politica nostrana. Dalle urne non è uscito nessun vincitore e, vista la grande frammentazione partitica, anche le larghe intese appaiono numericamente difficili.
C’è poi da considerare anche un altro fatto. Nonostante i ripetuti appelli del Presidente Sergio Mattarella a uno spirito di responsabilità, i nostri partiti da questo punto di vista sembrerebbero essere molto meno maturi rispetto a quelli tedeschi.
Se non si dovesse trovare in tempi rapidi una soluzione, le uniche ipotesi sul tavolo sarebbero quelle di un governo di scopo per cambiare la legge elettorale oppure tornare subito alle urne con il Rosatellum.
Dopo le dimissioni consegnate soltanto quando sono stati eletti i Presidente di Camera e Senato, Paolo Gentiloni assieme ai suoi ministri sono ancora in carica per sbrigare gli affari correnti in attesa della nascita di un nuovo governo.
Anche senza una maggioranza a sostenerlo, Gentiloni potrebbe andare avanti anche per diversi mesi, tanto che Padoan ha preparato il Def che l’Italia ha presentato a Bruxelles anche se naturalmente è mancante di tutta la parte riguardante le strategie politiche future.
Questa evenienza però potrebbe anche non essere così drammatica per il nostro paese come immaginabile a primo acchito. Dando uno sguardo a quanto accaduto in situazioni simili in Spagna e in Belgio, al contrario questo scenario potrebbe rivelarsi molto benevolo per l’economia del Bel Paese.
Crescere senza un governo: il caso Spagna
Potrebbe sembrare inverosimile ma in alcuni casi la mancanza di un governo politico è stato un fattore positivo per l’economia. Prendiamo il caso della Spagna, che tra il finire del 2015 e l’inizio del 2016 non è riuscita a mettere assieme una maggioranza.
Le somiglianze con l’attuale situazione politica italiana sono molte. Anche nella penisola iberica nel dicembre 2015 si andò alle urne in una situazione non più bipolare (Partito Popolare e Socialisti) ma più complessa visto la nascita di nuovi movimenti (Podemos e Ciudadanos).
Il risultato fu un Parlamento frammentato e il ritorno al voto una soluzione inevitabile. Le nuove elezioni nel giugno del 2016 non cambiarono di molto la situazione, lo stallo è andato così avanti fino al 31 ottobre, quando il leader del PP Mariano Rajoy ha ottenuto la fiducia solo grazie l’astensione di alcuni deputati socialisti.
Il paradosso però fu questo: nell’anno in cui è stata senza un governo la Spagna è cresciuta più dell’Eurozona, con il Pil che ha fatto segnare un +3,2% e la disoccupazione che al contrario è diminuita fino al 20%, il risultato migliore per il paese da sei anni a quella parte.
Quella che poteva essere una situazione di forte instabilità ha al contrario rafforzato la Spagna. Il governo che era in carica per la gestione dell’ordinaria amministrazione (come Gentiloni ora da noi) ha quindi traghettato Madrid verso un forte rilancio economico.
C’è da dire però che questa crescita non è avvenuta dall’oggi al domani, ma è inservibile nell’onda lunga delle misure intraprese nel 2012 dal primo governo Rajoy: dall’Europa arrivarono 100 miliardi per salvare le banche spagnole e garantire così la liquidità, per poi realizzare una riforma del mercato del lavoro dove si è puntato su una maggiore flessibilità senza però intaccare una sostanziale stabilità contrattuale.
Il caso del Belgio
Il Belgio ha fatto anche meglio. I disaccordi politici fra fiamminghi e valloni hanno portato Bruxelles, dal giugno 2010 fino al novembre 2011, a non avere di fatto un governo, dopo che anche tra il 2007 e il 2008 si era vissuta una situazione analoga.
Mentre le due fazioni litigavano in Parlamento senza riuscire a trovare una soluzione, nel frattempo l’economia belga godeva di una straordinaria salute, tanto da risultare in quel periodo la seconda in Europa come crescita dietro soltanto alla Germania.
Quando nel 2010 la crisi logorava le economie di tutto il mondo, il Pil del Belgio al contrario cresceva del 2% con la disoccupazione in calo al 7,4%. Un boom questo dettato soprattutto dall’aumento delle esportazioni, un’autentica manna dal cielo per le piccole e medie imprese.
E in Italia?
Come abbiamo visto l’avere un governo politico non è una conditio sine qua non per sperare in una crescita economica. Senza iperboliche promesse elettorali dal dover mantenere per non perdere voti, spesso in questi casi chi amministra lo fa con più raziocinio e più tranquillità.
Sicuramente la crisi internazionale in Medio Oriente impone al nostro paese di dotarsi al più presto di una governance stabile, ma gli ultimi dati Istat riguardanti Pil e occupazione evidenziano come il paese sta comunque andando avanti in questi mesi.
Vedremo dunque cosa succederà in Italia nelle prossime settimane. La speranza è che le varie forze politiche possano trovare nel breve un accordo di governo ma in fondo, visto come è andata in una situazione simile in Spagna e in Belgio, questo potrebbe anche non essere un assillo.
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