Due progetti innovativi fanno ben sperare per la “liberazione” dei terreni dai pannelli solari. Ecco dove potrebbero essere installati in futuro
Gli investimenti degli ultimi anni sui pannelli solari hanno portato a un aumento dell’efficienza impensabile appena un decennio fa. Purtroppo, però, restano due problemi: quello del consumo del suolo e quello dell’alterazione dei paesaggi.
Ma grazie a due nuove progetti, uno tedesco e uno italiano, la soluzione per “restituire” i terreni al loro scopo originario potrebbe essere molto più vicina. Scopriamo perché.
In Germania parte il fotovoltaico verticale galleggiante
Circa due mesi è stato inaugurato in Germania il primo impianto fotovoltaico galleggiante munito di pannelli solari disposti in verticale al mondo.
La centrale, realizzata dell’azienda SINN Power, è stata installata in un bacino idrico nei pressi di una cava di ghiaia del distretto di Starnberg, in Baviera ed è in grado di produrre fino a 1,87 MW di potenza coprendo appena il 4,65% della superficie.
Siamo di fronte a uno degli impianti più innovativi mai realizzati. I moduli bifacciali posizionati verticalmente sono separati da corridoi d’acqua larghi quattro metri, la struttura ha un telaio che le permette di rimanere fissata alla rete dei cavi con poche sollecitazioni meccaniche (una soluzione pensata per resistere a vento e fluttuazioni dei livelli dell’acqua) e lo spazio occupato è davvero minimo.
I moduli bifacciali verticali, inoltre, offrono notevoli vantaggi rispetto a quelli tradizionali. La resa complessiva è leggermente inferiore rispetto a quelli disposti in orizzontale, ma la verticalità consente di raggiungere il picco di produzione alla mattina e nel pomeriggio, ovvero nelle ore di punta del fabbisogno.
Un gruppo italiano sperimenta i pannelli solari subacquei
Nel frattempo arrivano ottime notizie anche dall’Italia. Qualche giorno fa è stato annunciato un nuovo progetto che ha come ambizioso obiettivo quello di sfruttare l’energia solare sui fondali marini.
Il progetto si chiama “Beneath the Surface: New Perspectives for Solar Energy in the Underwater World” e coinvolge tre importanti realtà: il CNR, con l’Istituto di Struttura della Materia di Roma e con quello per i Processi Chimico-Fisici di Messina, l’Università di Tor Vergata, anch’essa della Capitale, e la società BeDimensional, specializzata in innovativi materiali bidimensionali.
I primi test per capire se è davvero possibile iniziare a installare impianti di questo tipo sotto la superficie dell’acqua hanno dato risultati estremamente incoraggianti. Gli studi preliminari hanno infatti dimostrato che anche a profondità superiori ai 50 metri la luce riesce a penetrare in modo efficace e che le celle in perovskite con cui sono realizzati i pannelli sono in grado di sfruttarla.
E le belle sorprese non finiscono qui. È stato rilevato che questi particolari pannelli quando vengono immersi nei primi centimetri di acqua salata sono ben più produttivi di quando vengono posizionati all’aria aperta.
L’altro dato estremamente interessante, oltre a quello dell’efficienza, è quello della resistenza. In 10 giorni di completa immersione in acqua salata, i pannelli utilizzati hanno resistito senza problemi, rilasciando una quantità di piombo molto più bassa dei limiti stabiliti per l’acqua potabile. Il merito è di un particolare sistema di incapsulamento creato con adesivi polimerici idrofobici.
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