Amazon fa causa a Perplexity. Gli agenti AI entrano negli account degli utenti senza autorizzazione

P. F.

5 Novembre 2025 - 10:08

Amazon accusa Perplexity AI di frode informatica. Secondo il colosso fondato da Jeff Bezos, la startup di intelligenza artificiale ha violato i termini di utilizzo dell’e-commerce.

Amazon fa causa a Perplexity. Gli agenti AI entrano negli account degli utenti senza autorizzazione

Scoppia una nuova disputa legale nel mondo dell’intelligenza artificiale. Amazon ha fatto causa a Perplexity AI, accusandola di aver violato i termini di utilizzo della piattaforma attraverso il suo nuovo strumento Comet, un browser che integra un assistente intelligente capace di analizzare e riassumere in tempo reale i contenuti web durante la navigazione.

Secondo Amazon, l’agente AI sviluppato da Perplexity sarebbe in grado di accedere agli account dei clienti e compiere acquisti sul marketplace senza rivelare la propria natura automatizzata. Perplexity ha respinto le accuse e denuncia un tentativo di “intimidazione” da parte del colosso dell’e-commerce, che a suo dire vorrebbe ostacolare l’innovazione dell’azienda.

E pensare che è stato proprio Jeff Bezos, fondatore di Amazon, a credere così tanto nella startup di Perplexity da unirsi a un gruppo di investitori che nel 2022 ha versato 73,6 milioni di dollari nell’azienda, che allora contava meno di quaranta dipendenti e, non avendo una sede propria, lavorava da uno spazio di coworking a San Francisco.

La controversia tra Amazon e Perplexity AI

Il caso nasce dopo il lancio di Comet AI, un agente di navigazione autonomo che permette agli utenti di delegare operazioni digitali - come ricerche, ordini o acquisti - a un’intelligenza artificiale capace di agire in loro vece.

Amazon ha accusato Perplexity AI di frode informatica, sostenendo che il software della startup statunitense sia in grado di interagire con il suo e-commercecome se fosse un utente umano” e nascondere così la propria identità di agente automatico. Questo, secondo il colosso di Seattle, violerebbe le regole di accesso alla piattaforma e metterebbe a rischio la sicurezza dei dati personali e l’esperienza d’acquisto degli utenti.

In una dichiarazione ufficiale, Amazon ha affermato che Perplexity “ha deliberatamente configurato il software Comet in modo da non identificarsi come agente AI durante le attività sullo store, eludendo così i sistemi di controllo e protezione della piattaforma”. L’azienda sostiene inoltre che tale comportamento “degrada significativamente l’esperienza di acquisto e di assistenza clienti” e rappresenta una “condotta scorretta” ai danni dei consumatori.

Perplexity, dal canto suo, respinge le accuse definendole “infondate e aggressive”. In un post pubblicato sul blog aziendale dal titolo “Bullying is not innovation” (“il bullismo non è innovazione”), la startup ha dichiarato:

Questa settimana abbiamo ricevuto una minaccia legale da parte di Amazon, che ci impone di impedire agli utenti di usare Comet per gestire acquisti sul loro sito. Riteniamo che questo atteggiamento sia un tentativo di intimidazione volto a frenare l’innovazione.

La posizione di Amazon

Attraverso un comunicato diffuso sul proprio sito istituzionale, Amazon ha chiarito la sua posizione:

Le applicazioni di terze parti che effettuano acquisti per conto dei clienti devono operare in modo trasparente e rispettare la decisione del fornitore del servizio se partecipare o meno.

In sostanza, l’azienda guidata da Andy Jassy rivendica il diritto di proteggere il proprio ecosistema da strumenti esterni non autorizzati. Amazon ritiene che Comet AI comprometta la sicurezza, alteri le dinamiche di assistenza clienti e rischi di creare confusione tra gli utenti, che potrebbero non rendersi conto di interagire con un’intelligenza artificiale.

La società ha chiesto formalmente a Perplexity di interrompere l’attività del suo agente automatizzato sulla piattaforma, sottolineando che “la trasparenza è un requisito essenziale quando si opera in un ambiente condiviso con milioni di clienti e partner commerciali”.

La posizione di Perplexity

Perplexity ha reagito duramente, ribaltando la narrazione. Nel suo comunicato, la startup sostiene che Comet agisca esclusivamente “per conto dell’utente”, utilizzando le credenziali memorizzate in locale sul dispositivo, e che nessun dato venga salvato sui propri server.

Secondo il CEO e cofondatore Aravind Srinivas, ad Amazon non interesserebbe proteggere la sicurezza degli utenti, ma il suo modello di business:

Amazon non sta difendendo la sicurezza degli utenti, ma il proprio modello di business, basato sulla pubblicità e sui risultati sponsorizzati. Impedire alle persone di scegliere l’assistente digitale che preferiscono non è innovazione, è monopolio. Le grandi aziende non dovrebbero usare minacce legali per controllare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale.

Perplexity vede in questa vicenda un precedente pericoloso. Se i colossi del web potessero vietare agli agenti AI di interagire con le loro piattaforme, verrebbe di fatto limitata la libertà degli utenti di delegare operazioni digitali alle loro intelligenze artificiali personali.

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