Struttura dei rendimenti è importante ma non cruciale per chi vuole costituire un dato capitale importante a scadenza con il minimo sforzo
Proseguono a gonfie vele le sottoscrizioni del bond Valore ’32. Le ragioni del “successo” sono di facile individuazione e riguardano la garanzia sovrana, i tassi fissi e crescenti, la facilità di comprensione del prodotto. Tuttavia, c’è un punto chiave che spesso sfugge alla generalità degli investitori che adesso vedremo e diremo perché è così importante.
Sul reddito fisso le strutture dei rendimenti sono, bene o male, sempre le stesse, mentre variano le condizioni, le durate, gli importi nominali, le valute e le spese. L’intelaiatura più seguita è quella dei tassi fissi e costanti dal principio alla fine, cioè per tutti gli anni in cui si sviluppa la vita utile del titolo. Avviene così, per esempio, sulla stragrane maggioranza dei bond sovrani, obbligazioni MEF incluse.
La prima variante è costituita dai tassi variabili, dove il payout lo si aggancia, e quindi lo si fa dipendere, dall’andamento di un dato parametro benchmark. Ad esempio il BTP Italia lega il ritorno semestrale a una componente fissa (il tasso minimo garantito) più una variabile data dall’inflazione del periodo di riferimento. I corporate bond, invece, spesso prevedono range min/max (floor/cap) entro cui fanno ricomprendere la cedola dei loro prestiti obbligazionari. [...]
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