Allargamento Ue, Albania bocciata: ok a Ucraina, Moldavia e Bosnia

Alessandro Cipolla

09/11/2023

09/11/2023 - 14:12

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La Commissione europea ha raccomandato al Consiglio Ue l’avvio dei negoziati di adesione con Ucraina, Moldavia e Bosnia: rimandate Albania, Serbia, Kosovo e Macedonia del Nord.

Allargamento Ue, Albania bocciata: ok a Ucraina, Moldavia e Bosnia

L’Unione europea presto potrebbe allargarsi a Ucraina, Moldavia e Bosnia-Erzegovina, mentre per l’ingresso di Albania, Serbia, Kosovo e Macedonia del Nord, i tempi saranno ancora lunghi. Questo è il responso del report pubblicato dalla Commissione in data 8 novembre.

Durante una conferenza stampa, la presidente Ursula von der Leyen ha illustrato i dettagli del rapporto sull’allargamento dell’Unione europea che è stato approvato dal collegio dei commissari.

Il responso è stato che la Commissione europea ha raccomandato al Consiglio Ue l’avvio dei negoziati di adesione con Ucraina, Moldavia e Bosnia-Erzegovina, anche se questi tre Paesi dovranno realizzare delle riforme prima del disco verde formale e definitivo.

Al tempo stesso, non è arrivato un via libera all’avvio dei negoziati con Albania, Serbia, Kosovo e Macedonia del Nord, visto le lacune che ancora non sarebbero state colmate da questi altri aspiranti membri dell’Unione europea.

Novità anche per quanto riguarda la Georgia, con la Commissione europea che ha raccomandato al Consiglio di concedere lo status di candidato all’adesione all’ex Paese sovietico.

Questi passi in avanti nell’ingresso dell’Ucraina - ma anche di Moldavia e Georgia - nell’Unione europea, senza dubbio, hanno una valenza particolare vista la guerra in corso, con Kiev che ha presentato la sua domanda di adesione pochi giorni dopo l’invasione da parte delle truppe di Mosca.

Fa rumore invece la sostanziale bocciatura dell’Albania, un Paese con cui l’Italia di recente ha allacciato degli ottimi rapporti, come testimonia il protocollo sulla gestione dei migranti siglato da Roma e Tirana.

Allargamento Ue: dall’Ucraina all’Albania, i promossi e i bocciati

Le raccomandazioni fatte dalla Commissione in merito all’apertura dei negoziati per l’allargamento dell’Unione europea verranno ora esaminate a metà dicembre dal Consiglio Ue al quale spetterà l’ultima parola.

Se il Consiglio dà il via libera” - ha spiegato Ursula von der Leyen - “il lavoro può proseguire immediatamente e l’inizio dei negoziati dipenderà dalla velocità del completamento delle riforme restanti che sono in corso nei paesi candidati, per poter definire il quadro negoziale con ciascuno di loro”.

Per von der Leyen i paesi candidati dovrebbero “finire questo lavoro entro marzo”, con gli aspiranti nuovi membri dell’Unione europea che dovranno mettere in atto le riforme chieste da Bruxelles.

A riguardo l’Ucraina sarebbe a buon punto - circa il 90% del lavoro è stato svolto -, ma la Commissione ha chiesto che entro marzo Kiev si impegni per attuare le modifiche richieste in materia di lotta alla corruzione, regole per il lobbismo e gestione delle minoranze linguistiche.

Alla Bosnia-Erzegovina invece Palazzo Berlaymont ha chiesto “l’adozione di importanti riforme dello Stato di diritto e del sistema giudiziario e l’avanzamento delle riforme costituzionali ed elettorali, che hanno la massima priorità per garantire pari diritti a tutti i cittadini”. Resta però il problema delle aspirazioni indipendentiste della parte serba del Paese.

La Commissione europea poi ha espresso soddisfazione per la velocità della Moldavia nel realizzare le riforme necessarie per l’allineamento con l’Ue: “Sul piano politico, la Moldavia ha continuato gli sforzi di riforma per rafforzare la democrazia e lo stato di diritto, nonostante le molteplici sfide legate alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”. All’appello però ancora mancherebbero provvedimenti in materia di giustizia, corruzione e il miglioramento degli indicatori economici.

Tra i Paesi rimandati la bocciatura che più fa rumore è quella dell’Albania, dove “sono necessari ulteriori sforzi per quanto riguarda la libertà di espressione, le questioni relative alle minoranze e i diritti di proprietà, nonché in settori chiave dello Stato di diritto, come la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata”.

In più sarebbero insufficienti anche le politiche relative ai migranti da parte dell’Albania, una sorta di beffa visto il recente protocollo redatto a quattro mani insieme all’Italia.

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