C’è l’accordo sul deficit italiano che scenderà all’1,8% nel 2021. Prevista per quell’anno anche la tanto attesa discesa del debito
Il Governo ha ufficializzato il prossimo cammino del rapporto deficit/Pil che, come anticipato, salirà al 2,4% nel 2019 per poi tornare a scendere.
La misura è ripetutamente finita sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e internazionali, che hanno guardato con apprensione al possibile aumento del debito pubblico, un vero e proprio fardello per l’Italia. Qualcuno è addirittura tornato a parlare di Italexit, eventualità ad oggi poco probabile.
Dopo aver comunicato la sua intenzione di far salire il deficit al 2,4%, però, il Governo ha compiuto un enorme passo verso l’Europa, forse già pronta a bocciare la manovra italiana.
Il deficit scenderà all’1,8%
A fare definitivamente chiarezza sull’argomento è stato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri al termine del vertice di Palazzo Chigi sul DEF.
Il rapporto deficit/Pil salirà al 2,4% nel 2019 ma scenderà al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021.
“Stiamo rispettando l’impegno preannunciato: è una manovra seria, responsabile e coraggiosa. Il nostro Paese ha bisogno di una forte crescita”.
E il debito pubblico?
Non soltanto deficit nelle dichiarazioni del Governo, ma anche debito pubblico che, stando a quanto affermato da Giuseppe Conte, scenderà di pari passo con il citato disavanzo.
Ad oggi l’indebitamento italiano ammonta al 130,9% del Pil ma l’esecutivo pare fiducioso:
“Scenderemo progressivamente sotto il 130 per arrivare fino al 126,5% nel 2021”.
Buone nuove anche sul fronte disoccupazione, con un tasso che si posizionerà addirittura tra il 7% e l’8%.
Il gap di crescita con l’Europa, ha poi aggiunto Tria, sarà dimezzato già nel 2019 mentre il ritmo degli investimenti aumenterà man mano che il deficit scenderà.
“Nel profilo di deficit previsto, del 2,4%, 2,1% e 1,8% nel terzo anno, nel primo anno ci sono 0,2 punti percentuali di investimenti addizionali, nel secondo 0,3 di investimenti, nel terzo anno 0,4 di investimenti addizionali. Questo descrive la qualità della manovra: puntiamo ad avere gli investimenti pubblici come strumento principale per lavorare sulla crescita”,
ha concluso il ministro.
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