Immigrata negli Stati Uniti a soli 15 anni, con pochi soldi e una conoscenza limitata dell’inglese, Fei-Fei Li è oggi considerata una pioniera della moderna intelligenza artificiale.
A 18 anni gestiva la piccola lavanderia a secco dei genitori. Oggi è considerata la “madrina dell’AI” e guida una startup da miliardi di dollari. È la parabola di Fei-Fei Li, imprenditrice cinese considerata una delle figure più influenti per lo sviluppo della moderna intelligenza artificiale.
Li è immigrata negli Stati Uniti a 15 anni, trasferendosi con i genitori a Parsippany, nel New Jersey, con poche risorse economiche e una conoscenza minima dell’inglese. Per mantenersi, la famiglia svolgeva lavori umili: i genitori come cassieri, lei serviva i tavoli nei ristoranti cinesi della zona.
La situazione si è complicata quando la salute della madre è peggiorata, proprio mentre Li stava per iniziare gli studi a Princeton, una delle istituzioni accademiche più prestigiose degli Stati Uniti e nel mondo. Per trovare una fonte di reddito stabile, la famiglia ha aperto una lavanderia a secco. È lì che la giovane studentessa ha affinato alcune delle competenze che oggi considera fondamentali: gestione, resilienza e capacità di risolvere problemi.
Da “CEO” dell’attvità di famiglia a pioniera dell’AI
Pur frequentando un’università della Ivy League - l’associazione degli 8 atenei più illustri del Nord America - Fei-Fei Li si definiva con ironia la “CEO” dell’attività di famiglia. Essendo l’unica a parlare inglese, tra un compito di fisica e l’altro, la giovane gestiva in toto la lavanderia, barcamenandosi tra telefonate, ispezioni, clienti e contabilità.
Ma i lavoro è continuato anche dopo il trasferimento in California per seguire un dottorato alla Caltech. Anche se distante oltre 4.000 chilometri, Li ha continuato a gestire la lavanderia “da remoto” per una gran parte del suo percorso accademico. Un’esperienza che, racconta, le ha insegnato il valore della perseveranza: “La scienza è un viaggio non lineare, nessuno ha tutte le soluzioni. Bisogna affrontare le sfide per trovare risposte”, ha spiegato.
A Princeton, Li era inizialmente attratta dalla fisica teorica, affascinata dalla possibilità di interrogarsi sulle questioni più profonde dell’universo. Con il tempo, però, la sua “domanda audace”, come la definisce lei stessa, è cambiata: che cos’è l’intelligenza? Come nasce? E le macchine possono impararla? Questi interrogativi l’hanno condotta alla Caltech, dove una intuizione quasi fortuita avrebbe rivoluzionato la ricerca sull’intelligenza artificiale.
La crisi della visione artificiale e l’intuizione decisiva
Negli anni in cui Li muoveva i primi passi nella ricerca, la visione artificiale - la capacità dei computer di «vedere», interpretare e analizzare dati visivi come immagini e video per estrarre informazioni significative - attraversava una fase di stallo. Gli algoritmi davano risultati mediocri e nessuno sembrava comprenderne le ragioni. Li ha iniziato a guardare oltre l’informatica tradizionale, esplorando branche umanistiche come la psicologia, la linguistica e lo studio dei processi cognitivi umani.
Da questo punto di partenza, la studiosa è arrivata a un’intuizione fondamentale ma ignorata da tutti: mentre gli esseri umani imparano da un numero enorme di esperienze, i computer venivano addestrati con dataset minuscoli, spesso composti da poche centinaia di immagini.
Quando Li ha proposto di costruire un dataset gigantesco per addestrare le macchine, molti colleghi la considerarono un’idealista. Nel 2007 un mentore le disse apertamente: “Credo tu stia portando questa idea troppo lontano”. Nonostante lo scetticismo generale, lei decise di andare avanti, coinvolgendo un gruppo di studenti. Il risultato fu ImageNet, un database contentente 15 milioni di immagini classificate in 22.000 categorie, organizzate secondo principi ispirati alla cognizione umana.
Nel 2010, Li ha trasformato ImageNet in una competizione annuale, obbligando i ricercatori a confrontare i loro modelli sulla piattaforma. Due anni dopo, è arrivato il punto di svolta. AlexNet, una rete neurale addestrata su ImageNet, ha superato di gran lunga tutte le prestazioni precedenti, dimostrando la reale potenza del deep learning.
Quel momento ha aperto la strada ai moderni modelli linguistici, contribuito a definire la reputazione di Li come “madrina dell’AI”.
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La nuova sfida: costruire l’intelligenza spaziale
A quasi vent’anni da ImageNet, Li insegna a Stanford ed è cofondatrice di World Labs, una startup che, secondo il Financial Times, ha superato 1 miliardo di dollari di valutazione in appena quattro mesi.
L’azienda punta a sviluppare quella che Li definisce “intelligenza spaziale”: la capacità delle macchine di comprendere e interagire visivamente con il mondo fisico, superando l’AI basata solo sul linguaggio. Recentemente, World Labs ha lanciato Marble, uno strumento che consente agli utenti di generare mondi 3D scaricabili tramite semplici prompt.
Parallelamente alla carriera accademica e imprenditoriale, Li offre consulenza ai leader mondiali sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Nel 2023 è entrata nel comitato consultivo delle scoperte scientifiche delle Nazioni Unite e ha tenuto interventi al Congresso degli Stati Uniti e davanti a importanti figure politiche, incluso l’ex presidente Joe Biden.
Pur storcendo il naso davanti al soprannome di “madrina dell’IA”, Fei-Fei Li ha imparato ad accoglierlo. “Nella storia della scienza e della tecnologia, tanti uomini sono stati chiamati padri fondatori o padrini”, ha ricordato al Fortune Most Powerful Women Summit nel 2024. “Se le donne rifiutano così prontamente quel titolo, dove sono allora le nostre voci?”
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