Visite fiscali fuori orario: cosa fare, come difendersi e quando si rischia una sanzione

Simone Micocci

7 Marzo 2022 - 15:57

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Visite fiscali: cosa fare quando sono fuori orario? Ci si può sempre assentare senza rischiare una sanzione? Facciamo chiarezza.

Visite fiscali fuori orario: cosa fare, come difendersi e quando si rischia una sanzione

Non è autorizzata la visita fiscale fuori orario: la normativa, infatti, prevede degli orari di reperibilità ben precisi ai quali il medico incaricato dall’Inps deve attenersi. Fuori orario, dunque, la visita non è consentita e per il lavoratore assente non si applicano le sanzioni previste dalla normativa.

Va detto, tuttavia, che l’uscita fuori dagli orari di reperibilità non è sempre consentita: ci sono delle situazioni, infatti, in cui pur non essendo orario di visita fiscale potrebbe comunque scattare una sanzione nei confronti del dipendente.

Un tema apparentemente di semplice risposta, quale appunto l’impossibilità di procedere a una visita fiscale fuori orario, merita dunque di essere approfondito in modo da capire bene quali sono le situazioni in cui l’uscita potrebbe essere comunque sanzionata.

Visite fiscali: quando sono fuori orario?

Come prima cosa è bene ricordare cosa si intende per visita fiscale fuori orario. La norma vuole che il lavoratore dipendente in malattia ha diritto a sospendere l’attività lavorativa per il periodo necessario alla completa guarigione percependo nel contempo un’indennità sostitutiva della retribuzione di cui si fa carico l’Inps.

Da parte loro, datore di lavoro e Inps hanno la facoltà di controllare qual è lo stato di salute del lavoratore durante il periodo di assenza. Esistono a tal proposito le visite fiscali, le quali - come da normativa - possono essere effettuate sette giorni su sette, sabati e domeniche compresi, e ripetute nel tempo.

Tuttavia, vengono fissati degli orari di reperibilità a cui il lavoratore deve attenersi. Nel dettaglio, questi variano tra settore pubblico e privato, in quanto:

  • per i dipendenti del settore privato la mattina dalle 10:00 alle 12:00 e il pomeriggio dalle 17:00 alle 19:00;
  • per i dipendenti del settore pubblico, invece, la fascia di reperibilità della mattina va dalle 09:00 alle 13:00, nel pomeriggio dalle 15:00 alle 18:00.

Al di fuori di questi orari, dunque, i controlli non possono essere effettuati (a meno che non il lavoratore non sia d’accordo) e in caso di assenza non si può essere soggetti a sanzione. Ciò non significa che il controllo non possa protrarsi oltre tale orario: per capirci, nel caso del dipendente pubblico, se il medico arriva alle 17:55, il controllo può anche terminare alle 18:30.

Cosa fare in caso di visita fiscale fuori orario

Se il medico competente bussa alla vostra porta oltre l’orario delle fasce di reperibilità, o comunque in anticipo, è vostra facoltà decidere se accoglierlo o meno, sottoponendovi così al controllo.

Quando il medico invece passa fuori dall’orario suddetto e non vi trova in casa, la procedura potrebbe essere più complessa. Intanto va detto che solitamente il medico che passa e non trova nessuno in casa - o comunque al domicilio indicato nel certificato medico - lascia un biglietto di avviso. In tal caso, non sorge alcun problema se nel biglietto viene indicato un orario non compreso nelle fasce di reperibilità, con il lavoratore dunque che è giustificato e non è sanzionabile.

Ma cosa succede se invece il biglietto reca un orario compreso nelle fasce di reperibilità? Lì bisognerà effettuare una contestazione, ma è importante sapere che l’onere probatorio spetta al lavoratore. È questo, dunque, a dover provare che la visita fiscale è avvenuta fuori orario, allegando tutta la documentazione utile a dimostrarlo.

Visita fiscale fuori orario: quando l’assenza è comunque soggetta a sanzione?

È vero che al di fuori degli orari delle visite fiscali il lavoratore in malattia può anche uscire di casa, ma è pur vero che questo non può svolgere delle attività che risultano incompatibili con lo stato di malattia e che ne potrebbero ritardare o compromettere la guarigione. Obiettivo del lavoratore in malattia, infatti, è quello di guarire il prima possibile, non mettendo a rischio ulteriormente la propria salute.

Ad esempio, chi non si presenta al lavoro perché ha una forte febbre, di certo non può andare al mare a farsi un bagno, neppure quando fuori dall’orario di reperibilità.

In questi casi, ossia quando il lavoratore svolge un’attività incompatibile con lo stato di malattia, non si applicano le sanzioni previste dalla normativa sulle visite fiscali, in quanto è il datore di lavoro a decidere la sanzione disciplinare. Sanzione che, a seconda della gravità del comportamento, potrebbe consistere anche in un licenziamento per giusta causa.

E attenzione, perché - come confermato dalla sentenza della Cassazione n°21/2010 - viene riconosciuta come lecita la decisione del datore di lavoro di avvalersi del supporto di un investigatore privato per accertare cosa fa il lavoratore in malattia, anche fuori dagli orari di reperibilità. E qualora da un tale controllo dovesse risultare lo svolgimento di mansioni incompatibili con lo stato di malattia (si pensi a un lavoratore che lamenta un mal di schiena e poi viene scoperto ad aiutare un amico con il trasloco), sarà il datore di lavoro a decidere quale sanzione applicare (che comunque deve essere commisurata alla gravità della situazione).

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