Hugo Chavez era, nel bene e nel male, un cardine della Nazione venezuelana.A poche ore dalla sua morte il mondo si chiede già, come verrà gestita l’economia del Paese dal suo successore.
Ricordiamo che gran parte di essa si basa proprio sul petrolio. Il Venezuela infatti, come afferma la British Petroleum, è il detentore della più vasta riserva petrolifera mondiale con circa 296,5 milioni di barili contro i 265,4 del concorrente medio-orientale Arabia Saudita.
L’oro nero ha rappresentato sinora più della metà delle entrate del Governo sudamericano e circa il 95% delle esportazioni. Secondo lo stesso Presidente (che si era basato sui dati rilasciati dalla Statistical Review of World Energy 2012) la produzione di petrolio del Venezuela dovrebbe aumentare di 6 milioni di barili al giorno entro 6 anni.
Ora sono in molti a chiedersi che fine farà tutto questo petrolio e come verrà gestito. Cerchiamo di capire cosa succederà.
La “storia petrolifera” venezuelana
Nel 1976 il petrolio venezuelano venne nazionalizzato. Un anno prima era stata creata la PDVSA, un vero e proprio ente pubblico che operava come una sorta di “stato nello stato” e possedeva il 50% della compagnia americana Citgo.
La politica di svalutazione monetaria imposta dal Governo ha fatto il resto e il Venezuela iniziò ad esportare grandi quantità di petrolio, anche a causa del minor prezzo al barile che il petrolio venezuelano garantiva rispetto agli altri paesi dell’OPEC. (103,9 dollari rispetto ai 110 degli altri).
Attraverso i soldi ricavati dalla vendita del petrolio, il Paese ha finanziato diversi settori: fondi sociali, programmi educativi, piani sanitari, impiego pubblico, insomma, il sistema statale in generale.
Nel 2007 lo stesso Presidente ha deciso di “nazionalizzare” anche gli asset petroliferi delle aziende straniere.
Il futuro del petrolio venezuelano
Sul futuro del petrolio venezuelano, allo stato attuale dei fatti e soprattutto dopo la morte di Hugo Chavez, appare sempre più incerto.
Di certo la vastità dei giacimenti petroliferi del Paese sudamericano fa gola a parecchi e la situazione potrebbe cominciare a cambiare da un momento all’altro.
Il colosso petrolifero russo Rosneft ha già comunicato di voler avviare un’esplorazione nel sud est del Venezuela per la quale sarebbe disposta a pagare più di 800 milioni di euro.
Ma non ci sono dubbi che nei prossimi mesi molti altri si faranno avanti.
Nicolas Maduro, attuale vicepresidente e probabile successore di Chavez, ha in mano una “patata bollente” di dimensioni non indifferenti.
Con l’attuale situazione economica che caratterizza il Paese, fatta di prezzi altissimi anche per i beni di prima necessità, svalutazione monetaria e crisi imperante, il futuro del Venezuela potrebbe essere legato a filo doppio proprio al petrolio.
Ciò che è sicuro è che, con la morte di Hugo Chavez, si potrebbero aprire nuovi interessanti scenari nel mondo dell’industria petrolifera.
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