Valeria Fedeli soddisfatta per l’elezione di Renzi come segretario del Partito Democratico: “Grazie a lui siamo tornati ad investire nella scuola”.
Riforma della scuola: la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha manifestato la propria soddisfazione per la riconferma di Matteo Renzi alla guida del Partito Democratico.
Nell’intervista rilasciata a margine del convegno “Global citizenship education” che si è tenuto a Bologna, non sono mancate le parole di elogio della Fedeli sia nei confronti dell’ex premier che della riforma della scuola da lui voluta. Per la Ministra dell’Istruzione, infatti, Matteo Renzi va apprezzato perché con lui si è tornato ad investire nella scuola, come non succedeva da molti anni.
Eppure, nonostante gli elogi della Ministra riguardo all’operato di Renzi, la frattura tra il Partito Democratico e il mondo della scuola continua ad esserci a dimostrazione che gli insegnanti la pensano in maniera differente riguardo alla riforma della scuola.
La Fedeli ha una spiegazione sul perché in questi ultimi mesi il personale della scuola è entrato in contrasto con le decisioni di Renzi, contribuendo alla sconfitta referendaria del 4 dicembre 2016. Nel dettaglio, per la Ministra dell’Istruzione non si possono criticare le novità introdotte dalla Buona Scuola, ma piuttosto i metodi attuativi utilizzati dall’ex Presidente del Consiglio. L’approvazione della legge 105 del 2016 è stata una sorta di atto unilaterale, perché né Renzi né la precedente amministrazione Giannini hanno “coinvolto tutti i soggetti della scuola nei cambiamenti apportati”.
Quello di Renzi quindi non è stato un “errore di contenuti”, quanto di “comunicazione”.
Valeria Fedeli: “Sono soddisfatta della rielezione di Renzi”
La Ministra dell’Istruzione ha commentato la rielezione di Matteo Renzi come segretario del Partito Democratico dicendo di essere soddisfatta visto che si tratta di una persona che ha “sempre sostenuto”.
Per la Fedeli, infatti, bisogna complimentarsi con Renzi per essere riuscito a tenere insieme i diritti del lavoro con quelli di cittadinanza; basti pensare all’approvazione delle legge Cirinnà sulle unioni civili, così come ai numeri investimenti su istruzione e formazione.
A proposito di istruzione, la Fedeli ha sottolineato l’importanza dell’azione di Renzi il quale in soli tre anni ha investito 3 miliardi nella scuola. Fondi utilizzati per la realizzazione di diversi interventi:
- nuove assunzioni;
- risorse per l’edilizia scolastica;
- formazione dei docenti;
- modernizzazione e digitalizzazione della scuola.
A questo punto quello che in molti si chiedono è: perché se Renzi ha investito così tanto nella riforma della scuola, il dissenso degli insegnanti, e di tutto il personale scolastico, nei confronti del Governo ha raggiunto i massimi storici? Per la Fedeli la colpa non è dei contenuti della riforma, che non sono contestabili, quanto delle modalità di comunicazione utilizzate da Renzi e dal suo Governo.
L’ex Premier infatti non ha coinvolto i soggetti della scuola, non li ha resi partecipi di quello che è stato il processo riformatore. Uno sbaglio che la Fedeli in questi mesi non ha commesso, basti vedere quanto successo nell’accordo per la mobilità 2017 e per la chiamata diretta dove la Ministra dell’Istruzione, da buona ex sindacalista, ha accolto quasi tutte le richieste fatte dai sindacati.
Un errore che Renzi ha ammesso di aver commesso e che probabilmente si è rivelato fatale per il suo Governo. Non tutti la pensano come la Ministra dell’istruzione; il segretario generale della UIL Scuola, infatti, ha individuato alcuni errori fatali commessi da Renzi e “che la Fedeli sta tenacemente perseguendo”.
Buona Scuola: è la comunicazione sbagliata l’errore commesso da Renzi?
Per Pino Turi, segretario generale della UIL Scuola, il Partito Democratico non deve credere al fatto che l’errore commesso da Renzi riguardi solo un problema di comunicazione. Ci sono infatti delle scelte di merito adottate con la riforma della scuola e con tutti i decreti attuativi successivi che vanno assolutamente corrette.
Ciò che il Governo deve fare per ricucire lo strappo con i docenti è concentrare l’azione politica sugli investimenti per la scuola statale. Nel dettaglio, le priorità devono essere:
- ripristino del pluralismo interno alla scuola;
- dare nuova fiducia alla scuola dell’autonomia, “intesa come comunità libera ed indipendente”;
- lasciare libertà di insegnamento agli insegnanti.
Solo in questo modo Renzi e il Partito Democratico possono sperare di recuperare la fiducia del mondo della scuola; in caso contrario l’appuntamento con le elezioni politiche del 2018 potrebbe essere l’occasione per i docenti di liberarsi da soli degli errori commessi.
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