Cosa avverrebbe al debito pubblico Italiano in caso di uscita dell’Italia dall’Euro?
Siamo al terzo articolo sui possibili effetti negativi di un’uscita dall’Euro da parte dell’Italia. Abbiamo già affrontato l’effetto sul mercato dei titoli di Stato e quello sul sistema bancario italiano.
In questo articolo cerchiamo di stimare quali effetti negativi potrebbe avere l’uscita dall’Euro sul debito pubblico italiano.
TERZO EFFETTO: esplosione del debito pubblico per effetto di un aumento della spesa per interessi.
Un ritorno alla lira, con conseguenti possibili rendimenti del Btp tra il 7% e l’ 8% comporterebbe una impennata della spesa per interessi (che lo stato italiano, rimanendo nell’Euro, è riuscito a ridurre da 2 anni e mezzo a questa parte al ritmo di 5 miliardi l’anno).
Qui siamo ugualmente nel campo delle ipotesi quantitative.
Pensate che, mediamente nel 2014, lo Stato Italiano ha in scadenza 368 mld di Euro sui mercati finanziari. Inoltre quest’anno la spesa per i soli interessi sarà di 83 miliardi di Euro circa, avendo un rendimento che va dallo 0,4% per i bot a 6 mesi al 3,20 % per il decennale.
La somma di queste due voci porta ad una offerta totale sul mercato, nel 2014, di 451 mld di Euro. Con l’Italia fuori dall’Euro lo stato si impegnerebbe a pagare, ad un livello del 7% di rendimenti, circa 31 miliardi di euro sul debito di nuova emissione, spalmati però sugli anni futuri di durata del nuovo debito.
Nel 2013 invece il tasso medio sulle nuove emissioni era stato del 2.08%...
Dal 2.8% al 7% avremmo un incremento immediato del +150% del costo medio del debito pubblico sulle nuove emissioni!
Calcoli grossolani i miei, ma che faccio nell’ipotesi di costanza di struttura a termine della curva dei rendimenti (7% su tutte le scadenze come a nov. 2011) e in ipotesi di invarianza del saldo primario del bilancio pubblico (se peggiorasse pure il saldo primario, tutti questi numeri dovrebbero essere rivisti al rialzo).
Ma anche in costanza di rendimenti dei titoli distato al 7%, in realtà il valore assoluto della spesa per interessi crescerebbe di anno in anno , perché dovremmo ipotizzare il pagamento di interessi sugli interessi maturati l’ anno precedente….
Si potrebbe obiettare che l’Italia fuori dall’Euro non avrebbe più il vincolo del 3% tra deficit e PIL e che tale rapporto sarebbe libero di fluttuare ben oltre tale soglia, cioè al 6% o al 10% del PIL…
Ma, per evitare manovre correttive basate su tagli alla spesa pubblica e/o su un aumento della pressione fiscale bisognerebbe ipotizzare una monetizzazione del deficit da parte della Banca d’Italia (che stamperebbe nuovo denaro), con ulteriore esplosione dell’inflazione , come già annunciato nel secondo effetto.
Ma a questo punto quale investitore estero sottoscriverebbe poi titoli emessi da un paese con un debito pubblico al di sopra di 2 trilioni e con un rapporto deficit/PIL per esempio al 10%, e con scarse prospettive di crescita economica?
Il problema della sostenibilità del debito pubblico sarebbe causa di abbandono totale, nel tempo, dei nostri BTP da parte degli investitori esteri.
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