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Italia fuori dall’Euro: le conseguenze per le banche italiane
giovedì 10 aprile 2014, di
Continua l’analisi sui possibili effetti di un’uscita dell’Italia dall’Euro, in questo articolo ci occupiamo di cosa potrebbe accadere al sistema bancario italiano.
SECONDO EFFETTO. Pesanti perdite di bilancio per le banche italiane (e non), “credit crunch” dell’economia reale, code agli sportelli bancari per prelevare contante, crollo della borsa italiana .
Circa la metà del debito pubblico italiano (2.090 miliardi di euro) è detenuto dalle banche italiane .
Stiamo parlando di circa 1045 miliardi di BTP, CCT e BOT che riempiono i portafogli di proprietà delle istituzioni creditizie. Un ritorno dei rendimenti al livello di novembre 2011 (se non peggio ) implicherebbe pesanti svalutazioni di portafoglio cui sarebbe impossibile porre riparo per le banche poiché gli aumenti di capitale che sarebbero necessari per ripianare le perdite sarebbero talmente ingenti da costringere lo Stato italiano alla nazionalizzazione totale nel giro di pochi mesi, aumentando lo stock di debito pubblico ulteriormente.
Ma la nazionalizzazione richiederebbe mesi e i mercati non aspettano. Pensate a una banca che ha iscritto in bilancio il BTP 4.5% 2024 ad un rendimento medio del 3,4% (per esempio) cui corrisponde un prezzo di 109,50.
Se i tassi salissero, per fare un esempio, al 7,25% ( situazione del nov.2011) il prezzo del bond crollerebbe a 81,50. Il 25% di perdita secca immediata in conto capitale.
Pensate che Banca intesa, da sola, ha in portafoglio circa 97 miliardi di titoli di stato. Unicredit 45.8 miliardi. Svalutate del 20% medio, per ipotesi, il portafoglio titoli di Stato e otterrete, rispettivamente, una perdita di 19.4mld e di 9.2 mld per le due banche sopracitate.
Ma si svaluterebbero, per contagio anche tutti gli altri bond bancari e industriali in loro possesso e quindi quelle perdite sarebbero ancora maggiori in realtà. Anche le compagnie assicurative italiane sarebbero nella stessa situazione: Assicurazioni Generali ha 56.7 mld di euro di BTP in portafoglio e Unipol 32.4 mld. Pensate cosa succederebbe alla Borsa Italiana il cui listino e’ fatto principalmente da banche e assicurazioni … l’ FTSEMIB perderebbe il 10%-15% di valore in una settimana ( se non di piu’ ).
PRINCIPALI BANCHE E ASSICURAZIONI DETENTRICI DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
Qualcuno dirà "sono problemi della banche, non nostri”. Non è così perché l’economia industriale italiana e quella delle famiglie è totalmente dipendente dalle banche e l’ingresso nell’area default di molte istituzioni creditizie (per le perdite in conto capitale su menzionate) provocherebbe un "credit crunch" di dimensioni imponenti, altro che difficoltà di erogazione prestiti come quelle attuali…
Niente più mutui, niente prestiti personali, niente più linee di fido alle imprese, né alle amministrazioni locali, e quindi difficoltà per pagare gli stipendi agli operai, ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche, degli ospedali, delle scuole, ecc. sino all’intervento della banca d’Italia a garantire liquidità immediata alle banche (ma ci vorrebbero settimane prima di una normalizzazione).
Oltre a ciò vanno aggiunte, naturalmente, le file agli sportelli dei correntisti in attesa di ritirare tutto il contante depositato. Denaro che le banche non sarebbero in grado di erogare, perché la liquidità effettiva delle banche è una piccola parte rispetto alla consistenza reale dei depositi.
Ricordate le code degli inglesi davanti alle filiali della banca londinese Northern Rock nel settembre 2007, agli albori della crisi dei Sub-Prime? Non sarebbe la stessa cosa da noi qui in italia, nel panico generale di una crisi di liquidità delle banche che telegiornali e quotidiani saprebbero amplificare a dovere?
E a ben poco servirebbe l’intervento del fondo interbancario per la tutela dei depositi che, come sappiamo, copre solo i depositi sino a 100.000 euro.
A questo punto la prima obiezione ad un siffatto scenario sarebbe "ma Bankitalia potrebbe intervenire subito stampando moneta , cioè garantendo credito illimitato alle banche”. Vero.
Ma avete voi un’ idea di quale inflazione assalirebbe l’ economia italiana in una situazione del genere? Senza escludere l’ipotesi che Bankitalia potrebbe essere indotta ad una "monetizzazione del debito pubblico italiano" comprando lei sul mercato primario i titoli emessi dal Tesoro, titoli che avrebbero difficoltà ad essere collocati, anche se a tassi progressivamente crescenti… potremmo avere in poco tempo un’inflazione stile anni 80, cioè 10% oppure 15%, grazie ad un effetto combinato anche dell’inflazione importata di cui parlerò nei prossimi articoli.