Google, Starbucks ed Uber sono solo alcune delle aziende della Silicon Valley che stanno ostacolando il presidente Donald Trump. Perché lo stanno facendo? Qui la risposta.
Google, Starbucks, Uber e non solo. Il presidente Donald Trump è ostacolato dai big della Silicon Valley a causa di uno dei suoi provvedimenti. Cosa stanno facendo i colossi dell’economia americana e perché?
Negli scorsi giorni il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere l’ingresso negli Stati Uniti d’America ai rifugiati della Siria e di bloccare in modo temporaneo gli arrivi dei cittadini provenienti da alcuni Paesi islamici.
Ora proprio questo provvedimento di Donald Trump sembra aver causato una divisione netta dei Big dell’economia americana della Silicon Valley. Se da un lato c’è ancora chi appoggia Donald Trump e la sua politica, dall’altra c’è chi sta cercando di ostacolarla in tutti i modi.
In questa seconda categoria rientrano i colossi della Silicon Valley: Google e Starbucks, oltre ad altre aziende come Uber e Lyft, senza dimenticare la leader dell’energia Charles Koch Foundation.
Grazie allo stanziamento di fondi da utilizzare in vario modo e a piani di assunzione, Google, Starbucks, Uber e le loro colleghe stanno dando un chiaro messaggio della loro idea riguardo alla politica messa in atto dal nuovo presidente Donald Trump.
Cosa stanno facendo i Big della Silicon Valley? Cosa prevede il piano di Google, Starbucks, Uber e delle altre aziende americane contro Donald Trump? Per saperlo continuate a leggere i paragrafi che seguiranno.
Starbucks contro Trump: le iniziative dell’azienda
La catena di caffetteria più famosa del mondo ha sfidato Donald Trump con una politica fatta di nuove assunzioni. L’amministratore delegato di Starbucks, Howard Schultz, ha comunicato che assumerà 10.000 rifugiati in tutto il mondo nei 65 Paesi in cui l’azienda ha punti vendita. Si tratta di un piano di assunzioni che prenderà luogo da qui a cinque anni ed inizierà proprio proprio dagli Stati Uniti d’America.
Nella lettera di Schultz indirizzata ai suoi dipendenti, l’amministratore delegato ha dichiarato che nel piano delle assunzioni dell’azienda sarà data la precedenza agli immigrati “che hanno servito con le forze USA come interpreti o personale di supporto”.
Donald Trump: il fondo di Google
Secondo quanto riportato da USA Today, Google ha stanziato 4 milioni di dollari per gli immigrati ed i rifugiati vittima del provvedimento messo in atto dal presidente Donald Trump.
A mettere insieme la cifra sono stati sia la società, che ha donato 2 milioni di dollari, sia i dipendenti, che hanno contribuito dandone altri 2 milioni.
Il denaro raccolto da Google sarà donato a quattro organizzazioni: l’ACLU (American Civil, Liberties Union), l’Immigrant Legal Resource Center, l’International Rescue Committee e l’UNHCR, la maggiore campagna di Google legata ad una crisi.
Silicon Valley contro Trump: le iniziative di Uber, Lyft e Koch Foundation
Anche altre compagnie stanno seguendo l’esempio di Starbucks e Google. Uber sta creando un fondo di difesa legale che ammonta a circa 3 milioni di dollari per aiutare i suoi autisti a risolvere eventuali questioni legali legate all’immigrazione. Lyft invece ha reso noto ai suoi iscritti che donerà 1 milione di dollari all’ACLU per i prossimi 4 anni.
Ad unirsi alla lotta contro Trump anche i Big del petrolio e dell’energia: Charles e David Koch. Fino ad adesso non avevano preso una posizione netta, ma ora, attraverso un comunicato ufficiale della Charles Koch Foundation, hanno commentato l’operato di Trump relativo all’immigrazione come “approccio sbagliato e controproducente”.
L’associazione no profit ACLU, secondo il sito Slate, grazie alle donazioni fatte dalle aziende della Silicon Valley, ha già raccolto oltre 24 milioni di dollari. Si tratta di una cifra record ottenuta durante un solo weekend.
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