La Russia di Putin cambia strategia e potrebbe dirigersi verso la Repubblica della Transnistria in Moldova per attaccare Odessa. Ecco cosa sta succedendo.
La Russia si ritira da Kiev per la Repubblica della Transnistria. Al 38° giorno della guerra russo-ucraina, l’esercito di Putin cambia strategia, ritirandosi dal Nord del Paese, in particolare dalla capitale, spostando i propri sforzi militari a Est, nel Donbass, e a Sud, verso Mariupol e Mykolaiv - dove ci sono stati i bombardamenti più forti.
Solo nella giornata di ieri i missili russi sono stati indirizzati su Odessa, che da tre settimane ha preparato la controffensiva all’attacco - più volte è sembrato imminente. Odessa infatti sarebbe diventata uno degli obiettivi principali della Russia. La città, infatti, resta il cardine principale sul quale si gioca la guerra: se presa il conflitto volgerebbe a favore di Mosca.
Per questo motivo le truppe del Cremlino starebbero puntando a rendere più solida la loro posizione a Sud e soprattutto alla Transnistria. È lecito dunque domandarsi dove si trovi e perché è così importante strategicamente questa Repubblica per Mosca. Di seguito tutto quello che occorre sapere sulla questione.
Dove si trova la Transnistria
La Transnistria è uno stato indipendente non riconosciuto, rimasto fedele alla Russia dopo lo scioglimento dell’Urss. Una lingua di terra che si trova tra la Moldavia, di cui fa formalmente parte, e l’Ucraina. Lo Stato a oggi non è stato ancora riconosciuto dai Paesi membri dell’ONU.
Fino a poco tempo fa il Paese era famoso soprattutto come meta turistica sui generis, capace di trasportare i visitatori indietro nel tempo quando esisteva ancora l’Urss, grazie alla sua imponente architettura sovietica e i mezzi busti di Lenin sparsi in ogni angolo della città. La Transnistria è a oggi l’ultimo Paese ad avere la falce e martello nella bandiera.
Transnistria: cosa sta succedendo?
La Russia starebbe mobilitando le proprie unità militari in Transnistria. Già a febbraio il governo moldavo, nel timore di essere il prossimo paese a finire nel mirino del Cremlino, ha chiesto l’adesione dell’Unione Europea. In realtà è più probabile che la Transnistria sia la perfetta base militare da cui condurre nuove offensive in Ucraina. A dare l’allarme infatti è stato lo Stato maggiore di Kiev in un comunicato:
È stato intensificato il lavoro per mobilitare unità di truppe russe con sede nel territorio della regione transnistriana della Repubblica di Moldova al fine di condurre provocazioni e svolgere azioni dimostrative al confine con l’Ucraina.
La Moldavia però nega che ci sia movimento ai suoi confini: “Al momento, non ci sono informazioni che confermino la mobilitazione di truppe nella regione della Transnistria”. Questa la risposta del ministro degli Esteri moldavo, il quale ha etichettato le informazioni ucraine come “non vere”.
Perché la Transnistria è così importante per la Russia?
La Russia potrebbe non aver valutato attentamente l’importanza strategica della Transnistria, almeno fino a oggi. Infatti, nel 2014, dopo l’annessione della Crimea, le autorità di Tiraspol - capitale della repubblica separatista moldava - avrebbero chiesto di essere inglobate dalla Russia, ma Mosca rispose che non era nell’interesse della Federazione.
Eppure, la presenza militare russa sul territorio è stata in realtà ininterrotta dal 1992, dal conflitto che segnò la separazione de facto dalla Moldavia. Da allora i soldati sono rimasti nello Stato, controbilanciando l’influenza della Romania, Paese Nato. Oltre a ospitare le truppe russe, il Paese è un vero un deposito di armi di Mosca.
La Transnistria sarebbe quindi così importante strategicamente per la Russia grazie alla sua posizione geografica. Più che essere il fronte perfetto per l’invasione della Moldavia, la Transnistria costituisce un fronte per la conquista dello strategico porto di Odessa - che dista pochi chilometri dal confine transnistriano - cosa che consentirebbe ai russi di chiudere l’accesso al Mar Nero all’Ucraina. Questa lingua di terra rischia quindi di essere trascinata nel conflitto, avvicinando ancora di più la guerra ai confini dell’Unione Europea.
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