Italia: il dramma politico è vero, ma ai titoli di Stato non importa

Marco Ciotola

17 Marzo 2018 - 13:00

Alle paure del post-elezioni non ha fatto seguito una discesa del mercato obbligazionario, che resta anzi stabile anche con l’assenza di un governo e il prevedibile stallo.

Italia: il dramma politico è vero, ma ai titoli di Stato non importa

Le elezioni del 4 marzo hanno prodotto solo incertezze e lontanissime ipotesi di governo. Malgrado questo, tuttavia, i titoli di stato italiani restano stabili.
I rendimenti decennali rimangono vicini al 2% dall’inizio dell’anno, con l’evidente beneficio proveniente dal QE messo in piedi dalla BCE.

La Banca Centrale Europea possiede infatti 22,6 miliardi di euro di titoli di stato europei in scadenza ad aprile, tra cui in maggioranza spiccano i titoli di debito di Italia e Spagna.
Ma ci sono altri elementi che possono spiegare la stabilità dei titoli italiani.

Uno di questi arriva proprio dalla nazione più paragonabile alla nostra, ovvero la Spagna, che in passato ha avuto la forza di scrollarsi di dosso la crisi portata dalla rivendicazione d’indipendenza della Catalogna; fino ad arrivare a una ripresa economica che potrebbe trasformare il suo attuale rating BBB + in A- in occasione della revisione da parte di S&P Global Ratings in programma il prossimo 23 marzo.

Questo aiuta i rendimenti italiani a rimanere stabili. Lo spread tra il Btp e il Bonos spagnolo durante la crisi europea del debito è stato di 72 punti base - al momenti il valore si aggira intorno ai 60 punti base.

Cruciale poi la questione politica. Una grossa parte del silenzio dei mercati dipende dal fatto che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha praticamente nelle mani la formazione del nuovo governo, ed è molto probabile che venga costituito un esecutivo provvisorio che possa traghettare il paese almeno fino alla formazione di una coalizione pronta a prendere il potere. Questo porta inevitabilmente a una situazione di stallo, perché di fatto inalterata rispetto al passato.

C’è poi la nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis, che non dà nessuna rassicurazione agli investitori. Con la nuova norma si può ottenere la maggioranza solo attraverso coalizioni prestabilite, e questo non fa che agevolare i partiti tradizionali. Malgrado il suo 32,58% dei voti, il Movimento 5 Stelle non è in grado di governare, perché contrario a qualsiasi alleanza.

È d’altra parte improbabile che la Lega di Matteo Salvini rompa il patto con Forza Italia per cercare di appoggiare il M5S. Resta infatti nelle mire del centro-destra formare una coalizione che possa escludere il movimento fondato da Grillo, e cercare così di allontanare il più possibile nuove elezioni, che a questo punto potrebbe accrescere ancora di più il voto populista.

Resta in ogni caso difficile trarre dei bilanci concreti sul futuro dei titoli di stato italiani fino alla formazione di un nuovo governo stabile. Ma il recente caso spagnolo offre un precedente che lascia ben sperare, fermo restando il sostegno della BCE.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it