Quando il debito diventa troppo abbondante, il capitale cerca equilibrio altrove. Tra dollaro, Treasury ed Europa, il 2026 potrebbe ridisegnare le gerarchie obbligazionarie.
Grandi cambiamenti di mercato raramente arrivano con un annuncio ufficiale. Spesso nascono da squilibri che sembrano lontani, tecnici, quasi irrilevanti, ma che finiscono per spostare enormi flussi di capitale. Il 2026 potrebbe essere uno di quei momenti. Non per una crisi improvvisa, ma per una riallocazione silenziosa, guidata dal debito, dai rendimenti e dalla ricerca di stabilità. In uno scenario in cui l’offerta di bond americani rischia di diventare eccessiva, il mercato potrebbe iniziare a guardare con maggiore interesse ai bond europei e, in modo forse inatteso, ai BTP italiani.
Il nodo americano. Più offerta meno equilibrio
Il punto di partenza resta il mercato del debito statunitense. Tra il 2026 e il 2028 gli Stati Uniti dovranno affrontare un volume eccezionale di rifinanziamento, con il 2026 come anno più critico. Parliamo di migliaia di miliardi di dollari di Treasury da rinnovare, in un contesto in cui il deficit federale resta strutturalmente elevato e il debito pubblico ha ormai superato i 38 trilioni. [...]
Accedi ai contenuti riservati
Navighi con pubblicità ridotta
Ottieni sconti su prodotti e servizi
Disdici quando vuoi
Sei già iscritto? Clicca qui
© RIPRODUZIONE RISERVATA