Titoli di Stato: rendimenti ai massimi. Il perché della salita

Flavia Provenzani

28 Ottobre 2016 - 09:26

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Gran salita per i rendimenti dei titoli di Stato nel mondo: ecco i motivi del movimento e il peso delle prospettive di politica monetaria e inflazione.

Titoli di Stato: rendimenti ai massimi. Il perché della salita

I rendimenti dei titoli di stato tornano ai massimi, i movimenti del mercato nella sessione di giovedì hanno sorpreso gli investitori. Cosa sta succedendo?
Un sell-off nel mercato delle obbligazioni ha portato il rendimento del decennale statunitense alla chiusura più alta in 5 mesi nella sessione di giovedì.

Il rendimento del Treasury USA a 10 anni è salito di 5.3 punti base a quota 1.843% - i massimi del 1° giugno.
Il rendimento del titolo a 10 anni nel Regno Unito (Gilt) ha raggiunto i livelli massimi dal referendum per la Brexit. Il rendimento del bund decennale, negativo all’inizio del mese, è salito ai massimi di maggio. I rendimenti salgono contestualmente alla discesa dei prezzi del debito.
I movimenti dei prezzi dei titoli di stato, secondo gli analisti, sono regolari e accompagnati da volumi elevati di scambio.

La nuova ondata di debolezza dei bond ha pesato sull’azionario, con Wall Street che registra un piccolo calo dopo una seduta poco interessante. I titoli sensibili ai tassi hanno sofferto di più.

Quali sono i motivi del recente rialzo dei rendimenti nel mercato obbligazionario?

Obbligazioni, rendimenti in salita: il peso della politica monetaria

Dopo quasi otto anni di misure straordinarie, tra cui numerosi cicli di quantitative easing e l’avventurarsi della politica monetaria nei tassi di interesse negativi, c’è un’aspettativa crescente che le principali banche centrali al mondo siano a corto di spazio e strumenti di stimolo monetario.

La Federal Reserve si dirige verso il suo secondo aumento dei tassi tasso l’inizio della normalizzazione avvenuto lo scorso dicembre. Nel frattempo, in Europa gli occhi sono sulla BCE e sulla possibilità che inauguri un tapering del QE a causa della scarsità di titoli acquistabili.

La Bank of England non sembra voglia fornire un ulteriore allentamento e il suo governatore, Mark Carney, si interroga sull’efficacia dei tassi di interesse negativi.
Il risultato più forte del previsto nel terzo trimestre per il prodotto interno lordo del Regno Unito ha aiutato l’innesco del selloff nella sessione di giovedì. I dati, infatti, hanno frenato ulteriormente le prospettive per un ulteriore stimolo da parte della BoE.

Presso la Bank of Japan, il desiderio è quello di spingere il rialzo della curva dei rendimenti, sollevando dei dubbi nel mercato sulla volontà della BoJ premere ancora l’acceleratore dello stimolo. Le osservazioni del governatore Haruhiko Kuroda a riguardo sono state un altro fattore che ha innescato le vendite nel mercato obbligazionario, dicono gli analisti.

Nel complesso, questi fattori si sono combinati ed hanno spinto al rialzo i rendimenti, soprattutto quelli a lungo termine. In genere, le prospettive di una stretta monetaria sono viste come un fattore negativo in relazione ai rendimenti con una scadenza più lunga. Ma uno degli obiettivi principali delle politiche di stimolo straordinario delle banche centrali è stato quello di ridurre i rendimenti a lungo termine e appiattire la curva dei rendimenti - il differenziale tra le scadenze a breve e a lungo termine.
Così possiamo aspettarci che un pullback nello stimolo monetario faccia innalzare la curva e i tassi a lungo termine, almeno rispetto ai titoli con scadenza più breve.
Ma soprattutto, ci sono delle aspettative crescenti di stimolo fiscale, che sono anch’esse negative per i bond dato che i aumentano il debito, anche se gli analisti ritengono che gli investitori possano passarci facilmente sopra.

Redimenti bond e prospettive di inflazione

Nonostante un potenziale rallentamento dello stimolo monetario, le aspettative di inflazione sono in aumento. Il che rappresenta un altro motivo per l’aumento dei rendimenti.

L’inflazione corrode i rendimenti obbligazionari. Gli investitori vedono le banche centrali, impegnate a combattere la minaccia di deflazione, ansiose di consentire le pressioni inflazionistiche.

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