Proprio qualche giorno fa vi abbiamo parlato dei numeri di un Paese in agonia, l’Italia, dove la disoccupazione ha raggiunto un record storico dal 1977.
Un’emergenza che ha picchi di maggiore o minore entità, ma che interessa tutta l’Europa, dove la disoccupazione giovanile ha costi incredibili: più di 75 miliardi di euro ogni anno.
Il fenomeno è più forte soprattutto nelle regioni meridionali e periferiche, che nel 2012 hanno registrato un tasso del 17,3% contro il 7,1% dei Paesi del Nord Europa. I NEET sono 22,4% nella fascia meridionale, contro l’11,4% del Settentrione. La media UE è del 23% con picchi fortissimi in Grecia 63%. In controtendenza Austria e Germania registrano, rispettivamente, un tasso pari a 4,9% e 5,2%.
L’idea di László Andor
Un articolo del quotidiano Die Welt ha spiegato che la Commissione europea sta pensando ad un sussidio di disoccupazione europeo, una soluzione per la crisi, una sorta di “sistema di assicurazione” contro gli “shock asimmetrici”, come ha dichiarato il commissario agli Affari Sociali László Andor.
Il sistema in sostanza metterebbe in comune i rischi degli shock economici, trasferendo le risorse dagli stati più ricchi (Germania, Olanda, Austria) a quelli in difficoltà (Grecia, Spagna). Insomma, una “comunitarizzazione dei rischi di shock economici per ridurre le fluttuazioni del reddito nazionale”.
L’ipotesi di un sussidio di disoccupazione comune per i Paesi dell’Eurozona è appoggiato anche dal FMI che propone un’armonizzazione in tema di occupazione in UE: tasse sul lavoro paritarie, stessi stipendi, medesimi diritti pensionistici. D’altronde siamo una Comunità o no?
L’Europa a due velocità
Il concetto di un’Europa a due velocità deve essere superato per poter parlare davvero di Unione Europea. Non può esserci un eterno equilibrio precario tra rigore e crescita, tra Berlino e Bruxelles, insomma, tra due diverse concezioni di integrazione.
Le probabilità di successo dell’idea dell’ungherese Làszlò Andor sono scarse, soprattutto a fronte della contrarietà che la Merkel ha già mostrato. Mettere in comune le spese sociali in un’unione comunitaria? Per carità!
D’altra parte la disoccupazione europea si concentra soprattutto negli Stati meridionali ed il “fronte del Nord” non sembra volersene curare molto.
Questo rende ostica l’introduzione del sussidio di disoccupazione europeo, che avrebbe bisogno di una modifica preventiva dei Trattati comunitari, nonché di un parere unanime nel Consiglio Europeo, il quale dovrebbe decidere l’intervento del fondo comune europeo, a determinate condizioni (che il tasso di disoccupazione raggiunga un certo livello e continui a crescere), al fine di coprire circa la metà dei costi sostenuti dagli Stati per le prestazioni sociali erogate a vantaggio dei disoccupati.
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