Vuoi sapere quanto prendi di stipendio netto partendo dal lordo? Ecco tutto quello che devi sapere.
Nel 2025 cambiano ancora le regole per calcolare lo stipendio netto dal lordo, con modifiche ancora più significative rispetto all’anno precedente.
La legge di Bilancio 2025, infatti, ha introdotto una serie di novità che hanno rivoluzionato il modo in cui si determina l’importo netto effettivamente percepito dai lavoratori, segnando il passaggio dallo sgravio contributivo allo sgravio fiscale.
L’obiettivo resta lo stesso: ridurre il cuneo fiscale, ossia la differenza tra quanto un’azienda spende per un dipendente, il lordo appunto, e quanto quest’ultimo riceve effettivamente in busta paga, l’importo netto. Tuttavia, a differenza degli anni precedenti, il taglio non avviene più attraverso una riduzione dei contributi previdenziali, ma tramite una diminuzione diretta delle imposte.
Pertanto, essere aggiornati sui passaggi corretti per il calcolo dello stipendio netto a partire dal lordo è molto importante. Questo consente, ad esempio, di comprendere meglio quanto effettivamente spetterà in busta paga quando in un colloquio di lavoro viene indicata una certa Ral (Retribuzione annua lorda), senza ulteriori dettagli sul netto.
A tal proposito, esistono due modi per calcolare lo stipendio netto a partire dal reddito annuo lordo: uno veloce e semplice, utile per farsi un’idea approssimata dell’importo netto, mentre l’altro è più dettagliato, in quanto considera tutti i nuovi sgravi e le aliquote aggiornate, restituendo un risultato molto più preciso.
In questa guida li vedremo entrambi, partendo da quello più semplice fino a spiegare nel dettaglio come cambia il calcolo con le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2025.
Il metodo veloce per calcolare lo stipendio netto
Se non volete perdere tempo in calcoli più o meno complessi e cercate una formula veloce e semplice per uscire da un colloquio di lavoro con le idee ben chiare in testa, si potrebbe adottare un semplice calcolo approssimativo, togliendo al lordo tra il 25% e il 40%, ovvero, nel complesso, l’espressione delle ritenute di legge a carico del lavoratore da versare per Irpef, Inps e altre voci.
In virtù di quanto espresso sopra (soprattutto vista la progressività dell’Irpef) andrà stimata una percentuale tanto più alta quanto più alto è l’importo totale dei compensi nell’arco dell’anno.
Ad esempio, per uno stipendio di 40 mila euro consigliamo di togliere il 40%, mentre con una Ral di 20 mila anche un 25% può essere corretto.
Come anticipato, però questo calcolo restituisce un dato approssimato, senza tener conto ad esempio se spettano particolari bonus in busta paga, come ad esempio gli sgravi che resteranno in vigore per tutto il 2024.
Calcolo stipendio mensile netto partendo dal lordo: i fattori da considerare
Quali sono i fattori da considerare per effettuare correttamente il calcolo dello stipendio netto partendo dal lordo? Sono diversi e, a seconda della circostanza, questi possono far variare l’importo netto del compenso o dello stipendio in relazione all’importo lordo. Nel dettaglio, bisogna considerare:
- Ammontare totale del lordo annuo (Ral), da cui deriverà un’aliquota Irpef media diversa. L’Irpef è infatti un’imposta progressiva.
- Detrazione Irpef da lavoro dipendente spettante in relazione al reddito annuo complessivo, altro elemento della progressività dell’Irpef.
- Detrazioni spettanti per familiari a carico direttamente in busta paga;
- Aliquota applicata dalla cassa pensionistica di appartenenza. Non tutti infatti accumulano la pensione con l’Inps, in quanto esistono molte altre casse di previdenza.
- Le aliquote per le addizionali regionali e comunali, variabili a seconda del luogo in cui si vive.
- Il diritto o meno al trattamento integrativo, conosciuto anche come ex bonus Renzi.
Per farsi un’idea di quale sarà lo stipendio netto, dunque, bisogna approfondire punto per punto i suddetti elementi, così da arrivare a una cifra più o meno vicina a quella attesa in busta paga.
Gli elementi spiegati
Abbiamo uno stipendio lordo: dobbiamo capire a quanto corrisponde di netto. Cosa fare? Semplice, bisogna sottrarre da tale importo tutte le imposte dovute e i relativi versamenti contributivi.
Irpef
Partiamo dall’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, una tipologia d’imposta diretta, personale, progressiva e generale. Come anticipato, le aliquote - con i relativi scaglioni - sono state modificati dal 1° gennaio 2024, con il risultato che viene riassunto dalla seguente tabella.
SCAGLIONI IRPEF 2024 | REDDITO | ALIQUOTE IRPEF 2024 |
---|---|---|
1° scaglione | fino a 28mila euro | 23% |
2° scaglione | da 28.000 a 50mila euro | 35% |
3° scaglione | oltre i 50.000 euro | 43% |
Si tratta di un’imposta progressiva: questo significa che l’aliquota indicata si applica solamente per la parte di reddito che rientra in quello scaglione.
Facciamo un esempio prendendo in considerazione una Ral di 35.000 euro, con uno stipendio lordo dunque di 2.000 euro mensili (in quanto la retribuzione annua è calcolata su tredici mensilità, eccetto per coloro che percepiscono la quattordicesima). Significa che sui primi 28.000 euro si applica una trattenuta Irpef di 6.440 euro (23%), mentre sui successivi 7.000 euro una ulteriore di 2.450 euro.
In totale, la trattenuta Irpef - considerando il solo reddito da lavoro - applicata direttamente in busta paga è pari, al netto delle detrazioni, a 8.890 euro, quindi circa 683 euro in meno da ogni singola busta paga.
Detrazioni Irpef lavoro dipendente
Come anticipato, anche nel 2025 è possibile ridurre la quota di Irpef dovuta sullo stipendio lordo beneficiando di alcune detrazioni fiscali direttamente in busta paga.
La più importante è la detrazione riconosciuta per il lavoro dipendente, riformata con il decreto legislativo n. 216/2023 e confermata dalla Legge di Bilancio 2025.
L’intervento normativo ha reso strutturale l’Irpef a tre scaglioni (23%, 35% e 43%) e ha confermato l’ampliamento della no tax area a 8.500 euro, equiparandola a quella prevista per i pensionati. Anche le detrazioni da lavoro dipendente sono state adeguate di conseguenza, così da riflettere la nuova struttura dell’imposta e garantire una maggiore progressività fiscale.
Le formule per il calcolo delle detrazioni per i redditi da lavoro dipendente nel 2025 sono le seguenti:
Reddito lordo annuo | Importo della detrazione |
---|---|
fino a 15.000 | 1.955 (per effetto dell’ampliamento della no tax area) |
oltre 15.000 fino a 28.000 | 1.910 + 1.190 × (28.000 − reddito) / (28.000 − 15.000) |
da 28.000 a 50.000 | 1.910 × (50.000 − reddito) / (50.000 − 28.000) |
oltre 50.000 | 0 |
Queste detrazioni, calcolate direttamente in busta paga dal datore di lavoro o dal sostituto d’imposta, riducono l’Irpef lorda e si traducono in un aumento del netto mensile percepito dal lavoratore. Supponiamo, ad esempio, un lavoratore con una retribuzione annua lorda di 35.000 euro, che rientra nel secondo scaglione Irpef, soggetto quindi all’aliquota del 35%. La detrazione per lavoro dipendente si calcola come segue:
1.910 × (50.000 − 35.000) / (50.000 − 28.000)
Applicando la formula:
1.910 × 15.000 / 22.000 = 1.302 euro di detrazione annua
L’Irpef lorda sul reddito di 35.000 euro è invece determinata come segue:
(28.000 × 23%) + (7.000 × 35%) = 6.440 + 2.450 = 8.890 euro
Applicando la detrazione di 1.302 euro, l’Irpef netta dovuta è pari a:
8.890 − 1.302 = 7.588 euro annui
Dividendo l’importo per tredici mensilità (includendo la tredicesima), l’Irpef media mensile ammonta a circa 584 euro.
La detrazione extra introdotta dalla legge di Bilancio 2025
Per i lavoratori con redditi superiori a 20.000 euro ma non oltre 40.000 euro, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto un’ulteriore maggiorazione della detrazione per lavoro dipendente, finalizzata ad ampliare il beneficio fiscale anche alle fasce di reddito medio.
In particolare, a quanto già illustrato sopra si aggiunge una riduzione supplementare dell’Irpef, determinata secondo le seguenti modalità:
- 1.000 euro annui per i redditi fino a 32.000 euro;
- per i redditi superiori a 32.000 euro e fino a 40.000 euro, l’importo si riduce progressivamente applicando la formula:
1.000 × (40.000 − reddito complessivo) / 8.000
Questa ulteriore detrazione viene riconosciuta direttamente in busta paga dal datore di lavoro, contribuendo ad aumentare il netto mensile e a compensare parzialmente la perdita dello sgravio contributivo, sostituito appunto dal nuovo sgravio fiscale.
Detrazioni familiari a carico nel 2025
Oltre alle detrazioni per lavoro dipendente, anche nel 2025 i lavoratori possono beneficiare delle detrazioni per familiari a carico, riconosciute direttamente in busta paga su richiesta del dipendente.
Ricordiamo che sono considerati familiari a carico i soggetti che, nell’anno di riferimento, possiedono un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro. Solo per i figli di età non superiore a 24 anni, il limite è elevato a 4.000 euro.
Con la legge di Bilancio 2025 e le modifiche introdotte in materia di Irpef, cambiano tuttavia alcune regole importanti. A partire dal 1° gennaio 2025, le detrazioni per figli a carico possono essere riconosciute solo per i figli di età compresa tra 21 e 30 anni, oppure senza limiti di età in presenza di disabilità accertata. Per i figli minori di 21 anni, invece, il beneficio è già assorbito dall’Assegno unico universale.
L’importo massimo della detrazione per ciascun figlio a carico è pari a 950 euro annui, da rapportare ai mesi di effettiva spettanza. La detrazione diminuisce progressivamente all’aumentare del reddito complessivo, secondo la formula:
950 × (95.000 − reddito complessivo) / 95.000
In presenza di più figli, la base di calcolo viene aumentata di 15.000 euro per ciascun figlio successivo al primo.
Per quanto riguarda il coniuge o la parte di unione civile a carico, la detrazione massima resta pari a 800 euro per redditi fino a 15.000 euro, ridotta proporzionalmente secondo la formula:
800 − [110 × (reddito complessivo / 15.000)]
Per i redditi compresi tra 15.000 e 40.000 euro, la detrazione spettante è pari a 690 euro, mentre oltre tale soglia la detrazione si riduce gradualmente fino ad azzerarsi per redditi superiori a 80.000 euro, con il calcolo:
690 × (80.000 − reddito complessivo) / 40.000
Infine, per gli altri familiari a carico – categoria che dal 2025 comprende esclusivamente gli ascendenti conviventi (genitori e nonni) – la detrazione spettante è di 750 euro, anch’essa rapportata al reddito secondo la formula:
750 × (80.000 − reddito complessivo) / 80.000
Trattamento integrativo: bonus Irpef (ex Renzi)
Dal 1° gennaio 2022, per effetto della riforma fiscale, solamente per i redditi complessivi annui compresi tra 8.174 e 15.000 euro (anziché 28.000 euro) spetta un trattamento integrativo, che si aggiunge al netto, di 1.200 euro annui. 100 euro al mese, dunque, su ogni stipendio (tredicesima esclusa).
Tra i 15.000 e i 28.000 euro, invece, spetta il trattamento integrativo, rimodulato, solamente in presenza di determinate condizioni, in quanto questo presuppone un’incapienza dell’imposta lorda rispetto a determinate categorie di detrazioni elencate dal novellato art. 1 del DL n. 3/2020.
Trattamento integrativo legge di Bilancio 2025
L’ultima legge di Bilancio ha introdotto un nuovo trattamento integrativo: si tratta di un beneficio economico riconosciuto direttamente in busta paga, che riduce l’imposta Irpef dovuta e aumenta così l’importo netto percepito mensilmente.
Il trattamento integrativo, ribattezzato informalmente “bonus Meloni”, spetta ai lavoratori con reddito annuo lordo non superiore a 20.000 euro. L’importo varia in misura percentuale in base al livello di reddito, con un meccanismo progressivo che tutela soprattutto le fasce più basse.
Nello specifico:
Reddito di lavoro dipendente (annuo) | Percentuale del trattamento integrativo |
---|---|
fino a 8.500 euro | 7,1% |
oltre 8.500 e fino a 15.000 euro | 5,3% |
oltre 15.000 e fino a 20.000 euro | 4,8% |
Il bonus viene calcolato in percentuale sul reddito da lavoro dipendente e riconosciuto mensilmente dal datore di lavoro, che lo anticipa in busta paga per conto dello Stato, esattamente come avviene con l’ex “bonus Renzi”.
Nella migliore delle ipotesi, ossia per i redditi più vicini alla soglia dei 20.000 euro annui, il beneficio può arrivare fino a circa 80 euro netti al mese, per un totale annuo massimo di circa 960 euro.
Quota contributi a carico del lavoratore nel 2025
Sullo stipendio lordo si applica poi la quota di contributi previdenziali e assistenziali dovuta dal lavoratore, che varia in base alla tipologia di rapporto di lavoro. Nel 2025 l’aliquota resta pari al 9,19% della retribuzione lorda per i dipendenti del settore privato e all’8,80% per quelli del pubblico impiego.
Complessivamente, considerando anche la quota contributiva a carico del datore di lavoro, l’onere totale raggiunge in media circa il 33% della retribuzione lorda.
Come anticipato, a partire dal 1° gennaio 2025 non è più in vigore lo sgravio contributivo introdotto negli anni precedenti per alleggerire il peso dei contributi a carico dei lavoratori con redditi medio-bassi. Resta invece confermata, anche per il 2025, la decontribuzione per le madri lavoratrici, introdotta in via sperimentale nel 2024. Tale esonero, noto come bonus mamme, consente l’azzeramento dei contributi previdenziali a carico della lavoratrice fino a un massimo di 3.000 euro annui per le madri con almeno tre figli, di cui uno minorenne.
Sulla parte eccedente la soglia dei 3.000 euro annui, tornano ad applicarsi le normali aliquote contributive previste per la categoria di appartenenza.
Come calcolare lo stipendio netto partendo dal lordo: la formula
Una volta compresi tutti gli elementi che incidono sul calcolo dello stipendio netto, possiamo sintetizzare la procedura rendendola il più semplice possibile.
Come prima cosa dobbiamo arrivare al reddito imponibile, il quale si ottiene sottraendo dalla retribuzione lorda la quota di contributi Inps a carico del dipendente che, come visto sopra, equivalgono a seconda dei casi all’8,80% o al 9,19% della Ral.
A questo punto dobbiamo vedere qual è l’imposta lorda, alla quale ci si arriva calcolando l’Irpef dovuta in base agli scaglioni di reddito di riferimento e aggiungendovi addizionale Irpef regionale e comunale.
Per arrivare all’imposta netta, però, bisogna sottrarre da quella lorda le relative detrazioni, intese come la somma tra la detrazione da lavoro dipendente più eventuali detrazioni per carichi di famiglia.
A questo punto, la retribuzione netta è data dalla seguente formula:
(Reddito imponibile - Imposta netta) + trattamento integrativo
Va detto che anche applicando la suddetta formula non è detto si arrivi a un importo netto preciso, anche perché ci sono altre variabili che, a seconda della tipologia d’impiego e di contratto, potrebbero incidere sullo stipendio netto.
Esempio pratico
Per comprendere davvero come si arriva dallo stipendio lordo a quello netto vediamo un caso pratico. Immaginiamo un lavoratore dipendente del settore privato con una retribuzione annua lorda di 30.000 euro.
Il primo passaggio consiste nel sottrarre la quota dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del dipendente, che nel privato ammonta al 9,19% della retribuzione. In pratica, su 30.000 euro lordi il lavoratore versa 2.757 euro di contributi all’Inps, ottenendo così un reddito imponibile - cioè quello su cui vengono calcolate le imposte - pari a 27.243 euro.
A questo punto entra in gioco l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Con le aliquote 2025, il reddito fino a 28.000 euro è tassato al 23%, la parte tra 28.000 e 50.000 al 35%, e quella oltre i 50.000 al 43%. Nel nostro esempio, tutto l’imponibile si colloca nel primo scaglione, per cui l’Irpef lorda è pari al 23% di 27.243 euro, ossia 6.266 euro.
Da questo importo si sottraggono poi le detrazioni per lavoro dipendente, che servono ad alleggerire il peso dell’imposta in base al reddito. Nel 2025 la formula di riferimento prevede:
1.910 × (50.000 − 30.000) / (50.000 − 28.000)
Il risultato è una detrazione di circa 1.737 euro. Ma qui entra in gioco una delle principali novità introdotte dall’ultima manovra: per i lavoratori con redditi compresi tra 20.000 e 40.000 euro, spetta infatti una maggiorazione della detrazione, pari a 1.000 euro pieni per i redditi fino a 32.000 euro.
La detrazione complessiva sale così a 2.737 euro, riducendo sensibilmente l’imposta effettivamente dovuta. L’Irpef netta, cioè quella che resta da versare dopo gli sconti fiscali, scende a 3.529 euro.
A questo punto, per determinare la retribuzione netta annua, basta sottrarre l’imposta netta dal reddito imponibile:
27.243 − 3.529 = 23.714 euro
Dividendo per tredici mensilità, il risultato è uno stipendio netto mensile di circa 1.825 euro.
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