Le aspettative di incremento del piano di acquisto titoli della BCE stanno restringendo ulteriormente lo spread tra i BTp e i Bund. Molto probabile un ritorno sotto quota 100.
Sembrano essere lontani anni luce i tempi in cui si tremava quando si udiva la parola “spread”. Oggi il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani quelli e tedeschi con scadenza decennale - benchmark importante per valutare la curva dei tassi italiana - non fa più paura, anzi fa dormire sonni tranquilli al Tesoro in virtù di un drastico ridimensionamento dei rendimenti con conseguente abbattimento del costo sugli interessi passivi dovuti sui titoli di debito in circolazione.
La percezione di sicurezza degli investitori, favorita sicuramente dal “salvagente” monetario della BCE, sta spingendo nuovamente lo spread Btp-Bund sotto la soglia psicologica di 100, come accaduto a marzo scorso quando l’istituto di Francoforte annunciò il suo quantitative easing da 60 miliardi di euro al mese. Il 13 marzo, infatti, lo spread italiano scese addirittura a 85,8, con il rendimento del BTp decennale in caduta libera all’1,06% (quello del Bund tedesco allo 0,2%).
Da quel momento sono scattate le prese di profitto degli investitori, che però avevano continuato a comprare quantomeno i Bund tedeschi (asset rifugio per eccellenza). A metà aprile scorso il tasso a lungo termine sui titoli di stato teutonici scese clamorosamente allo 0,07%, per poi balzare in modo vistoso nelle settimane immediatamente successive a seguito di un sell-off favorito dalle dichiarazioni dell’ex guru di Pimco, Bill Gross, che indicava nello short sui Bund l’occasione di una vita per i trader obbligazionari.
Calmierata la speculazione, i titoli di stato dell’Eurozona hanno ripreso nuovamente il cammino verso l’alto mostrando nuovamente una netta caduta dei rendimenti. Questo scenario bullish per i bond pubblici dell’area euro è stato favorito dalle aspettative di un nuovo stimolo monetario della BCE, che potrebbe annunciare a breve il rafforzamento del piano di QE in virtù di una crescita economica ancora troppo debole e di un tasso di inflazione sempre ancorato allo zero.
Lo spread Btp-Bund è sceso a 103 punti base, con il rendimento del decennale italiano all’1,6%. Rivedere quota 90 circa di spread non è più un’utopia. D’altronde l’Italia è il paese europeo che beneficia maggiormente degli acquisti della BCE, dopo Germania e Francia. Se Mario Draghi dovesse lanciare il QE2, raddoppiando gli acquisti di titoli, i bond governativi di Roma dovrebbero continuare a stupire e lo spread scendere fino a 80 o addirittura 50 nel breve-medio periodo.
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