Salvini a processo: cosa succede ora

Isabella Policarpio

13/02/2020

13/02/2020 - 12:03

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Il Senato ha votato l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini che potrebbe essere processato per sequestro di persona e abuso d’ufficio. Cosa succede ora? Tutti gli scenari possibili.

Salvini a processo: cosa succede ora

Matteo Salvini andrà a processo sul caso della nave Gregoretti. Ieri il Senato della Repubblica ha detto sì all’autorizzazione a procedere, e l’ex Ministro si dice pronto ad affrontare la magistratura a testa alta e a dimostrare la sua innocenza.

L’accusa è di sequestro di persona aggravata, per aver impedito a 135 migranti (tra cui dei minori) a bordo della nave Gregoretti di sbarcare a Lampedusa. Dopo l’autorizzazione a procedere di ieri, il caso passerà sotto la competenza del tribunale di Catania, che potrà decidere il rinvio a giudizio oppure il non luogo a procedere, vale a dire eliminare l’accusa.

In caso di condanna, il leader della Lega rischia grosso: l’articolo 605 del Codice penale prevede la detenzione fino a 15 anni e, se così fosse, troverebbe applicazione la legge Severino che prevede l’incandidabilità e l’ineleggibilità dei condannati. Ma adesso analizziamo tutti gli scenari possibili che potrebbero venirsi a creare.

Salvini sul caso Gregoretti, possibile il “non luogo a procedere”

L’autorizzazione a procedere del Senato non si traduce automaticamente in una sentenza di condanna in capo a Matteo Salvini, ma significa che adesso sarà la magistratura di Catania a giudicare la colpevolezza o l’innocenza del leader della Lega.

Le carte passeranno al procuratore Carmelo Zuccaro, ma spetta solo al gup decidere se rinviare Salvini a giudizio oppure dichiarare il non luogo a procedere, pronuncia che segnerebbe la fine della questione senza che avvenga il giudizio vero e proprio. Il non luogo a procedere sussiste quando vi è una causa estintiva del reato, il fatto commesso non costituisce reato o l’imputato non l’ha commesso oppure non è punibile. Questa pronuncia chiude l’udienza preliminare ed esclude udienze successive. In altre parole, riconosce l’innocenza o l’impunità dell’imputato.

Vediamo invece cosa potrebbe succedere in caso di rinvio a giudizio.

Salvini a processo: come avviene il giudizio

Dopo l’udienza preliminare, il giudice potrebbe anche decidere di rinviare Matteo Salvini a giudizio. Questo si terrebbe nella sezione ordinaria del Tribunale di Catania.

Il procedimento segue le regole ordinarie, con l’unica accortezza che i giudici chiamati a valutare il caso non facciano anche parte del Tribunale dei Ministri, altrimenti verrebbe meno il requisito della terzietà e imparzialità. Il giudizio avrà ad oggetto l’accertamento del reato - quindi sequestro di persona e abuso d’ufficio - e l’effettiva colpevolezza di Salvini. In caso di sentenza di condanna, Salvini potrebbe anche scegliere di impugnare la decisione in Corte d’Appello e in Corte di Cassazione.

L’ex Ministro potrebbe anche chiedere di essere giudicato mediante rito abbreviato: in questo caso Salvini rinuncerebbe al dibattimento, lasciando decidere il gup sulla base degli atti già in possesso, e otterrebbe uno sconto di pena pari a un terzo. Tuttavia è anche vero che la legge costituzionale 1/1989 prevede che “per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni dal presidente del Consiglio o dai ministri, la pena è aumentata fino a un terzo, in presenza di circostanze che rivelino la eccezionale gravità del reato”.

Quale pena per Matteo Salvini?

L’accusa che grava su Matteo Salvini è di sequestro di persona (ex articolo 605 del Codice penale) aggravata: sia perché a bordo della Gregoretti c’erano dei minori, 15 su 135 totali, sia perché la pena è aumentata se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale. Ricordiamo che al tempo dei fatti Salvini copriva la carica di Ministro dell’Interno.

Se le accuse fossero confermate in sede di giudizio, Salvini rischia la reclusione in carcere da 3 a 15 anni.

Salvini a processo: lo spettro della legge Severino

Oltre al carcere, in caso di condanna su Salvini calerebbe lo spettro della legge Severino. Questa prevede l’incandidabilità e l’ineleggibilità dei condannati sia alla Camera che al Senato, a patto che la sentenza di condanna sia definitiva e la pena prevista superi i due anni.

Una preoccupazione presente ma non nell’immediato. Infatti la legge Severino è applicabile solo dopo la condanna nei tre gradi di giudizio, in caso di ricorso, e se al momento della condanna Salvini sarà ancora in Parlamento spetterà alla Camera di appartenenza dover deliberare circa la decadenza dall’incarico, dato che questa non è automatica per gli incarichi istituzionali nazionali (mentre lo è a livello locale).

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