Un economista francese, Jacques Sapir, ci spiega e ci illustra attraverso dei grafici cosa significherebbe rimanere nell’euro in un momento come questo. La presunta uscita dall’euro è ormai sulla bocca di tutti in quest’ultimo periodo; economisti e politici sono molto divisi a riguardo e ognuno trae una conclusione diversa.
Vediamo perché l’economista francese in questione pensa che la permanenza nell’euro, ora, sarebbe un vero e proprio suicidio politico.
Perché la crisi si aggrava
Le ultime notizie in campo economico non sono affatto buone. L’annuncio della distruzione di quasi 100.000 posti di lavoro nel 2012, di cui più di 44.000 nell’ultimo trimestre, conferma quello che già sapevamo: l’aggravarsi della crisi. Le perdite di lavoro sono una delle cause della disoccupazione in un paese la cui situazione demografica implica un rilevante e continuo flusso di giovani che si affacciano ogni anno sul mercato del lavoro.
Questa perdita di posti di lavoro è stata particolarmente importante nel settore dell’industria. Anche in questo caso, non sorprende. La produzione industriale continua a diminuire. Può essere visto dal grafico seguente, che mostra il tasso di crescita annuale, vale a dire, come variazione percentuale rispetto al mese equivalente dell’anno precedente.
Questo calo della produzione industriale porta con sé il crollo dei servizi. Così, l’intera economia soffre quando l’industria soffre. Inoltre, ora siamo soggetti alla concorrenza dei paesi che hanno fatto una forte svalutazione interna come la Spagna. La bilancia commerciale è diventata negativa nei confronti di questo paese. Ed è seriamente insufficiente, considerando la debolezza dell’industria spagnola, per porre rimedio alla terribile crisi spagnola. Ma ciò pesa ogni giorno di più sull’industria francese, che presto dovrà porsi il problema di un forte calo dei suoi utili. Se è così, si sa in anticipo quale sarà il nostro destino. La disoccupazione, già elevata nel nostro paese, raggiungerà nuovi record.
In effetti, si può vedere che il problema centrale qui è l’euro: organizza dei paesi le cui condizioni strutturali sono molto diverse in una lotta spietata in cui i lavoratori sono le prime vittime. L’euro è un’arena dove centinaia o migliaia di posti di lavoro sono sacrificati; i lavoratori condannati alla disoccupazione della moneta unica possono dire “ave euro morituri te salutant".
Il caso italiano
Queste politiche di svalutazione interna, che vengono eufemisticamente chiamate politiche di austerità, provocano effetti contrari rispetto a quelli desiderati. Abbiamo già scritto qui sulla Spagna e la Grecia, dove vi è una forte contrazione del credito, che rafforza gli effetti dell’austerità, condannando molte aziende al fallimento. Oggi, stiamo assistendo ad un fenomeno simile in Italia. Nella figura 2, costruita a partire dai dati della Banca Centrale d’Italia, troviamo che la crisi del credito negli ultimi sei mesi è ancora superiore a quella del 2009, in seguito alla crisi Lehman Brothers.
Vale la pena ricordare che uno degli argomenti addotti nel 2011 per costringere Berlusconi a dimettersi era che una crisi italiana avrebbe potuto portare ad una crisi dell’euro, e che sarebbe stata peggiore rispetto alla crisi Lehman Brothers nel 2008. Può anche essere visto sulle statistiche ufficiali, che gli effetti della politica di Mario Monti siano stati di gran lunga peggiori rispetto alle conseguenze della crisi del 2008/2009. Infatti, se non sarà possibile trovare una soluzione rapida alla crisi del credito, entro tre mesi assisteremo ad una strage di piccole e medie imprese italiane. Le conseguenze, sia politiche che economiche e sociali, di una tale catastrofe saranno disastrose. Ma credere che questi effetti saranno limitati solo all’Italia è un’illusione profonda. Se l’Italia entra in una crisi acuta, l’impatto si farà sentire anche in Francia.
Un suicidio politico
Perché, allora, in questo contesto drammatico, François Hollande ha optato per decreti-legge? Non c’è urgenza sulla questione delle pensioni. Ricordiamo, inoltre, che su questo punto la vera variabile critica è il tasso di disoccupazione. Possiamo dunque solo vedere una una politica che si è rassegnata ad un aumento significativo della disoccupazione. Ma queste misure, naturalmente causeranno un ulteriore deterioramento della situazione economica e, in particolare dei consumi, causando un ulteriore aumento della disoccupazione.
Ma si deve notare, e forse ciò è ancora più importante, la reazione di panico per le critiche dei tedeschi sulla politica francese. Ciò mostra che il governo prende gli ordini di Berlino. Che questi ordini siano trasmessi dai settori dell’elite francese non cambia nulla. Certo, diciamo che è per una buona causa, per salvare l’euro, che potrebbe essere compromesso dalla "debolezza" delle riforme francesi. Il prezzo da pagare sarà molto alto, molto probabilmente alle elezioni europee del 2014. Ma nel frattempo, il governo ha commesso un suicidio politico.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Russeurope |
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