Riforma pensioni 2017, tra i temi caldi dell’incontro tra Governo e sindacati figurano anche i requisiti per l’Ape sociale. Ecco tutte le novità attese dall’esecutivo.
Riforma pensioni 2017, tra i temi caldi dell’incontro tra Governo e sindacati figurano anche i requisiti per l’Ape sociale. Sono attese a breve novità in materia dal momento che l’obiettivo dei sindacati per il prossimo appuntamento del 20 marzo è proprio un’estensione della platea di lavoratori che potranno accedere all’anticipo pensionistico a costo zero.
I requisiti per l’Ape sociale al momento sono molto stringenti. Dalla riforma delle pensioni viene richiesto infatti che si sia in possesso di almeno 30 anni di contributi (36 per i lavori usuranti) e che si abbia non meno di 63 anni di età. Si deve inoltre rientrare all’interno di specifiche fasce di tutela che costituiscono la vera novità e specificità dell’Ape sociale.
Sul tavolo dell’incontro tra Governo e sindacati sono finiti proprio i requisiti per l’Ape sociale. Tra i temi caldi l’interpretazione dello stato di disoccupazione, la possibilità del cumulo pensionistico e la franchigia per lavoratori usuranti. Ecco tutte le novità e le ultime notizie in tema di riforma pensioni.
Riforma pensioni 2017, requisiti Ape sociale tra i temi dell’incontro Governo sindacati. Ecco tutte le novità
Per la riforma pensioni sono molti i temi ancora aperti e che attendono soluzione da parte dell’esecutivo. L’incontro Governo-sindacati che avrebbe dovuto gettare luce sui requisiti per l’accesso all’Ape sociale è però slittato di una settimana. L’appuntamento è fissato per ora a lunedì 20 marzo, data per la quale è probabile aspettarsi delle novità in tema di pensione anticipata.
In particolare sono i requisiti per l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico che non prevede nessun costo per il contribuente, ad essere oggetto della trattativa. Uno dei punti che sembrano essere finiti sotto osservazione è quello della definizione di disoccupazione previsto attualmente per poter accedere all’anticipo pensionistico a costo zero. Per quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2017 vengono ritenuti disoccupati coloro che sono stati oggetto di licenziamento e che al contempo hanno terminato di percepire l’indennità relativa da almeno 3 mesi.
La riforma pensionistica non considera quindi disoccupati tutte quelle persone che non hanno lavoro per esaurimento di un contratto a tempo determinato. Chi si trova in una tale situazione rimarrebbe quindi escluso dai vantaggi dell’Ape sociale; l’incontro tra sindacati ed esecutivo potrebbe portare delle novità proprio per casi di questo tipo. Un discorso analogo riguarda anche quegli autonomi che hanno perso la propria attività a causa della crisi: anche loro potrebbero essere inclusi all’interno dell’anticipo pensionistico.
Ulteriori novità potrebbero anche venire dal cumulo dei contributi. Per quelle persone che hanno avuto un percorso lavorativo discontinuo potrebbe essere vagliata dall’esecutivo l’opportunità di poter sommare i propri contributi versati in più istituti di previdenza al fine di raggiungere le annualità richieste come requisito sia dall’Ape sociale e che dalla Quota 41.
Bisogna aspettare in ogni caso almeno fino a lunedì 20 marzo per delle effettive chiarificazioni in tema di riforma delle pensioni. Fino ad allora non si avrà alcuna garanzia che queste misure siano effettivamente prese in considerazione dal Governo. La data entro la quale la nuova normativa sull’anticipo pensionistico, Ape sociale inclusa, dovrebbe entrare in vigore rimane sempre il 1° maggio 2017.
Riforma pensioni 2017: il dibattito sui requisiti dell’Ape sociale per lavori usuranti
Il dibattito sulla riforma delle pensioni arriva a toccare anche i requisiti per l’accesso dall’Ape sociale per i lavori usuranti. L’ultimo incontro tra Governo e sindacati ha posto a tema anche l’eventualità di inserire una franchigia di 12 mesi nel calcolo dei 6 anni continuativi di impiego in attività gravose.
Questa novità per l’Ape sociale è stata richiesta soprattutto per venire incontro alle esigenze di chi è impegnato nel settore dell’edilizia. Molti di loro infatti si vedrebbero tagliati fuori dai requisiti attualmente richiesti dalla riforma dato che nell’edilizia è frequente il cambio di datore di lavoro. La carriera dell’operaio in questo settore è quindi spesso discontinua e per molti di loro sarebbe difficile raggiungere il requisito di 6 anni continuativi di attività usurante richiesti dalle previsioni attuali dell’Ape sociale.
Proprio in relazione ai requisiti contributivi richiesti dalla riforma delle pensioni per le attività usuranti Alessandro Genovesi, responsabile di Fillea-Cgil, ha parlato un truffa ai danni dei lavoratori. Se non intervengono novità nell’incontro con il Governo l’Ape agevolata diventerà secondo il sindacalista “inesigibile”, calcolando che “a fronte di almeno 23 mila operai edili con più di 63 anni che stanno sulle impalcature, esposti più di altri a infortuni gravi e spesso mortali, potranno accedere teoricamente meno di 500 operai. E dico teoricamente, perché i potenziali beneficiari sono quasi tutti operai di imprese strutturate che, facendo ora i capi cantiere, coordinando magari lavori esteri, grazie anche alle buone relazioni sindacali, sono già scesi dalle impalcature”.
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