Ricollocamento disoccupati: cosa potrebbe cambiare con Legge di Stabilità 2015

Simone Casavecchia

12/12/2014

Tra gli emendamenti alla Legge di Stabilità 2015 che potrebbero essere accolti con maggiori probabilità ci sono quelli relativi al ricollocamento dei disoccupati a seguito di licenziamento.

Ricollocamento disoccupati: cosa potrebbe cambiare con Legge di Stabilità 2015

Il senatore Pietro Ichino (Scelta Civica) ha presentato due emendamenti alla Legge di Stabilità 2015, in discussione al Senato, che potrebbero essere molto probabilmente accolti dal Governo e che potrebbero ridisegnare lo scenario degli ammortizzatori sociali che entreranno in vigore dopo la piena attuazione (grazie ai Decreti Ministeriali) del Jobs Act. Gli emendamenti presentati riguardano il ricollocamento dei disoccupati che sono diventati tali in seguito a un licenziamento subito a causa delle nuove regole riguardanti il nuovo contratto a tutele crescenti.

Le possibili agevolazioni fiscali
Le proposte presentate da Pietro Ichino sono due, anche se, nella sostanza si tratta di un’unica proposta che prevede due alternative:

  • o l’esenzione totale dall’IVA sui voucher regionali incassati dalle agenzie accreditate per il ricollocamento dei lavoratori;
  • oppure, nel caso in cui la prima opzione fosse scartata, l’IVA al regime agevolato del 4% (aliquota più bassa) per la stessa tipologia di voucher;

La proposta che andrebbe a rafforzare e a rendere più appetibili i contratti di ricollocazione, stipulabili da un’agenzia accreditata, con un lavoratore precedentemente sottoposto a contratto a tutele crescenti e, successivamente, licenziato, è stata apprezzata dal Governo, che poterà presumibilmente per la seconda variante, essendo la prima (esenzione totale) incompatibile con le regole europee.

Cosa prevede il contratto a tutele crescenti
Secondo il Jobs Act il contratto a tutele crescenti potrà prevedere, dopo due anni dall’assunzione, il diritto di accesso al contratto di ricollocazione per cui sarà necessario scegliere un’agenzia di outplacement, ovvero di ricollocamento, tra quelle accreditate presso una regione (ad esempio: Adecco, Manpower, GiGruop). L’agenzia riceverà una retribuzione attraverso un voucher di importo proporzionale alla difficoltà di reinserimento del lavoratore nel tessuto produttivo. Una volta che il lavoratore sarà effettivamente ricollocato, ossia una volta che il lavoratore avrà ottenuto un lavoro della durata di almeno 6 mesi, il voucher sarà effettivamente liquidato.

Il contratto di ricollocazione
Il contratto di ricollocazione prevede degli specifici obblighi per la persona da reinserire e attribuisce ad un tutor designato dall’Agenzia accreditata un potere di controllo e di denuncia, qualora la persona da ricollocare rifiuti in maniera ingiustificata un lavoro o rifiuti di svolgere le attività necessarie per trovarlo. Questo potere del tutor (job advisor) e le azioni disciplinari conseguenti potranno portare anche alla riduzione o all’interruzione dell’indennità di disoccupazione. Se si verifica un dissenso tra lavoratore da ricollocare e tutor, la questione viene assegnata a un arbitro scelto dall’associazione delle agenzie di outplacement accreditate presso la regione di riferimento e i sindacati maggiormente rappresentativi.

Il ruolo dei Centri per l’Impiego e delle Regioni
I nuovi Centri per l’Impiego avranno il ruolo di stabilire il livello di rioccupabilità del lavoratore mentre le regioni dovranno attivare specifiche convenzioni per il ricollocamento con le Agenzie per il lavoro.
Spetterà alla costituenda Agenzia Nazionale per l’occuopazione il monitoraggio di tutto questo programma di politiche attive per il lavoro che prevede che il ricollocamento avvenga attraverso agenzie accreditate e attraverso l’assegnazione di voucher che varieranno tra i 2000 e i 4000 per lavoratore.
Lo strumento della ricollocazione richiederà un’ampia sperimentazione e una burocrazia più rapida e snella dal momento che le precedenti versioni di questo contratto, sperimentate, in regioni come il Lazio, nel contesto del Piano Garanzia Giovani, sono state di fatto bloccate perché la Corte dei Conti sta ancora analizzando il nuovo Regolamento del Fondo politiche attive.

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