Regime dei minimi e regime forfettario, quali sono le differenze? Una domanda che sicuramente ricorre nella mente di tanti, soprattutto tra quanti sono in procinto di fuoriuscire dal regime fiscale dei minimi. Il giudizio dei contribuenti, però, al momento sembra essere netto: lo scorso novembre in molti si sono affrettati ad aprire una partita Iva, proprio per sfuggire al nuovo regime forfettario.
Regime dei minimi e regime forfettario: che le differenze tra i due sistemi non siano di poco conto ce lo raccontano i freddi numeri. Ma quale sia il giudizio dei contribuenti in merito, lo descrive meglio di ogni altra cosa la vera e propria corsa, scattata durante lo scorso mese di novembre, per aprire una partita Iva. Così facendo, infatti, ci si poteva “salvare” dall’applicazione del nuovo sistema a forfait, ormai universalmente considerato meno conveniente – soprattutto per i giovani professionisti.
+ 84% di partite nel novembre 2014
Questo tipo di ultima possibilità per continuare ad avvalersi del vecchio regime dei minimi, anche noi la raccontavamo già da tempo, segnalando come molti potenziali interessati si stessero organizzando in questo senso. Quello che forse non tutti si aspettavano, era la dimensione che ha assunto questo fenomeno: una crescita stimata di addirittura l’84 per cento in più rispetto al mese di ottobre del 2013. Numeri che non sono sicuramente passati inosservati al Ministero dell’Economia, che con una nota non ha potuto fare a meno di sottolineare come non l’andamento osservato possa essere stato influenzato dall’introduzione del regime forfettario.
Le differenze tra regime dei minimi e nuovo forfettario
Di fatto, con l’inizio del nuovo anno la legge di Stabilità ha mandato in soffitta sia il regime dei minimi previsto dal dl n. 98/2011 (con tetti di ricavi a 30 mila euro e aliquota sostitutiva al 5 per cento per tutti), sia il regime delle nuove iniziative produttive (fatturato ammesso di 30.987 euro e imposta sostitutiva al 10 per cento). L’accusa più frequente al nuovo sistema forfettario (con applicazione dell’imposta sostitutiva del 15 per cento su reddito determinato con metodi forfettari) è di comportare una riduzione della pressione fiscale solo al di sopra dei 35 mila euro di ricavi; tetto al quale solo poche categorie possono arrivare (albergatori, commercianti, ristoratori). Per i professionisti, invece, il limite di fatturato per poter restare nel regime a forfait è di 15 mila euro annui, con un coefficiente di redditività del 78 per cento per determinare l’imponibile. Non a caso, tra coloro che spiccano per essersi affrettati nell’aprire una partita Iva prima di gennaio del 2015, ci sono proprio i giovani professionisti – molti su consiglio diretto dei loro ordini professionali: i nuovi autonomi al di sotto dei 35 anni sono cresciuti del 30 per cento.
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