Partita IVA 2015: regime dei minimi e regime forfettario, che differenza c’è?

Vittoria Patanè

02/01/2015

Regime forfettario e Regime dei minimi: Ecco le differenze e i pro / contro del nuovo regime "agevolato"

Partita IVA 2015: regime dei minimi e regime forfettario, che differenza c’è?

La Legge di Stabilità 2015 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale. Con essa vengono istituite molte novità per le partite IVA, a partire dal nuovo regime forfettario che dal 1°gennaio 2015 sarà a disposizione dei contribuenti minimi.

Imprese, arti e professioni autonome potranno infatti accedere al nuovo regime forfettario di determinazione del reddito, assoggettato a una tassazione pari al 15%.

Esso nasce per sostituire i precedenti regimi fiscali agevolati destinati alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi, ossia:
- regime dei minimi (ex art. 27, D.L. n. 98/2011);
- regime delle nuove iniziative produttive (ex art. 13, legge n. 388/2000);
- regime contabile agevolato per gli ex minimi (ex art. 1, commi 96-117, legge n. 244/2007).

I suddetti regimi però rimarranno validi, per coloro che se ne avvalgono alla data del 31 dicembre 2014, fino alla loro decorrenza naturale: 5 anni o compimento del 35° anno di età per i minimi.

Ma quali sono le principali differenze tra il vecchio regime dei minimi e il nuovo regime forfettario? Vediamole una per una.

Regime dei minimi vs. regime forfettario: tasse
Sono parecchie le differenze tra il vecchio regime dei minimi e il nuovo regime forfettario. Prima tra tutte, purtroppo, la tassazione. Coloro che hanno aderito al regime dei minimi fino al 31 dicembre 2014 sono soggetti a un’aliquota Irpef pari al 5%. Con il nuovo regime forfettario, entrato in vigore il 1°gennaio 2015, la tassazione sale invece al 15%.

Regime dei minimi vs. regime forfettario: determinazione del reddito

Altra differenza sostanziale riguarda la modalità di determinazione del reddito. Il nuovo regime agevolato si basa su una forfetizzazione appunto del reddito imponibile. Le imposte vengono dunque calcolate sui ricavi, non tenendo in considerazione i costi reali. Il vecchio regime dei minimi, prevedeva invece la possibilità di dedurre i costi relativi all’attività esercitata senza imporre alcun limite, il che a volte consentiva addirittura di azzerare il reddito imponibile e la tassazione Irpef.

Regime forfettario: pro e contro
Tenendo conto delle differenze sopra elencate, bisogna poi sottolineare che non possono accedere al regime forfettario i soggetti che cumulano un reddito dipendente e autonomo, superando i 20mila euro annui, regola che probabilmente non agevolerà la differenziazione e l’aumento dei "doppi lavori".

Ma c’è anche un aspetto positivo nel nuovo regime forfettario e cioè la possibilità per artigiani e commercianti di evitare di calcolare i contributi INPS sul reddito minimale, ma si potranno calcolare i contributi previdenziali, nella percentuale del 22,29% sul reddito dichiarato.

Se però quest’ ultimo aspetto potrebbe aiutare, occorre anche evidenziare l’aumento dell’aliquota relativa alla Gestione Separata INPS, che passa al del 30,72% nel 2015 e crescerà fino al 33,72% nel 2018.

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