Il rally del mais non si ferma e scuote anche l’Italia

Violetta Silvestri

14 Aprile 2022 - 12:39

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Il mais è tra le materie prime agricole colpite dagli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina dalle commodities: il prezzo sale ancora e l’Italia cerca soluzioni per il suo fabbisogno.

Il rally del mais non si ferma e scuote anche l’Italia

Il mais ha esteso i guadagni di circa 8 dollari allo staio con la guerra in Ucraina che minaccia la capacità del Paese di spedire e seminare raccolti, mentre il clima freddo rallenta le prime piantagioni negli Stati Uniti.

I futures a Chicago sono in rialzo per la terza sessione consecutiva, dirigendosi verso il rally più lungo dall’inizio dell’invasione russa. Il Paese sta riposizionando le forze per nuovi attacchi nell’est e nel sud dell’Ucraina.

Il conflitto ha intrappolato il commercio di cereali fuori dalla regione del Mar Nero e potrebbe impedire all’Ucraina di spedire circa la metà del mais che avrebbe dovuto vendere in questa stagione, prima dello scoppio della guerra.

L’Italia stessa dipende dalle importazioni di mais ucraino per il 13%. Anche il nostro Paese deve correre ai ripari.

Mais sempre più caro

Sempre più gli acquirenti mondiali stanno guardando agli Stati Uniti per le forniture di mais, viste le dinamiche della guerra che bloccano l’export da Russia e Ucraina.

Tuttavia, il ritmo iniziale di semina è leggermente inferiore alla media quinquennale. Gli Usa seminano il raccolto fino a maggio, ma le condizioni meteo avverse stanno ostacolando ulteriormente le piantagioni. E, dunque, la quantità di mais disponibile diventa ancora più carente.

“Clima fresco e ventoso si sta diffondendo in tutto il Midwest superiore”, ha affermato mercoledì il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti in un bollettino meteorologico. “Nel frattempo, il calore persiste attraverso la Corn Belt orientale, anche se piogge sparse e campi umidi continuano a impedire la maggior parte del lavoro sul campo”.

Anche la Cina sta affrontando sfide con la semina a causa delle restrizioni del coronavirus.

Anche il grano è aumentato per la quinta sessione consecutiva, avanzando dell’1,3% a $ 11,35 per staio. La siccità nelle pianure statunitensi ha danneggiato le condizioni dei raccolti.

I futures sulla macinazione del grano a Parigi si stanno avvicinando ai massimi storici.

L’ultimo acquisto da parte del principale acquirente di grano dell’Egitto ha messo a nudo i costi incredibili che gli importatori devono affrontare a causa della guerra.

I prezzi in un’asta mercoledì sono aumentati del 44% da metà febbraio, appena prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Il grande volume acquistato, anche a prezzi elevati, segnala l’urgenza dell’Egitto di costruire riserve per non soccombere.

L’Italia risponde alla carenza di mais e non solo

Secondo un’analisi di Coldiretti, nelle semine di primavera gli agricoltori italiani hanno spinto le piantagioni soia (+16%), mais (+1%) e girasole (+5%) per sopperire alle mancate forniture ucraine.

Stando ai dati, “il raccolto italiano di soia destinato all’alimentazione degli animali, dovrebbe superare il milione di tonnellate su oltre 290mila ettari coltivati, quello di girasole sfiorerà le 300mila tonnellate su 122mila ettari mentre la produzione di mais sarà di oltre 6,1 milioni di tonnellate su più di 600mila ettari a livello nazionale, nonostante l’emergenza siccità che continua ad interessare importanti aree del Paese a partire dalla pianura padana.”

Grazie a una decisione dell’Ue di aumentare i terreni destinati all’agricoltura per favorire produzioni nazionali vista l’emergenza materie prime agricole con la guerra, l’Italia può spingere su piantagioni specifiche e dipendere meno dalle importazioni.

Coldiretti rivela che “l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.”

Ora più che mai, con la carenza di queste commodities e i prezzi alle stelle, favorire l’agricoltura nazionale è fondamentale.

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