Rally dei mercati: le pericolose somiglianze con la crisi del 2008

Matteo Bienna

21 Marzo 2016 - 16:05

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Mercato azionario e materie prime verso lo scoppio della bolla speculativa: le similitudini con la crisi del 2008 secondo l’economista Shah Gilani di Money Morning.

Rally dei mercati: le pericolose somiglianze con la crisi del 2008

Shah Gilani, economista della testata americana Money Morning, vede un’analogia con la crisi finanziaria del 2008 che desta preoccupazione.
Secondo le sue affermazioni, il rally che le borse americane e il prezzo delle materie prime stanno vivendo al momento ricorda la primavera dell’anno in cui scoppiò l’ultimo disastro finanziario che ha messo in ginocchio l’economia globale.

I decisi rialzi degli indici americani e delle quotazioni delle principali commodities registrati nell’ultimo mese non trovano giustificazione nell’economia reale, ma solo nelle discutibili politiche monetarie delle banche centrali.

Lo scenario che si sta profilando ha i connotati di una bolla speculativa, la stessa della crisi finanziaria del 2008. Questo traspare dalle sue parole e i timori che il mercato venga trascinato da questi movimenti senza il sostegno dell’economia reale ci sono e sembrano concreti.

Rally mercati e petrolio: troppa fiducia nelle banche centrali

Il Nasdaq 100 e il Dow Jones hanno subito un rialzo, rispettivamente, di quasi il 6% e di oltre il 7% nell’ultimo mese. La quotazione del petrolio è cresciuta, nello stesso periodo, di oltre il 21%, ormai sopra a quota 41 dollari a barile. Discorso analogo per le altre materie prime.

L’economista americano Shah Gilani vede nelle decisioni delle principali banche centrali la giustificazione di questi accadimenti, nonché una politica di intervento alquanto discutibile. L’analista afferma:

“Le banche centrali hanno voltato le spalle ai risparmiatori e agli investimenti, limitandosi a dare sostegno all’instabile settore bancario.”

In particolare, in Europa e in Giappone le banche centrali stanno andando incontro alle banche e alla loro liquidità, comprando bond corporativi per un ammontare di 8 mila miliardi di dollari, così da andare in sostegno diretto dell’economia, vista la poca propensione delle banche a effettuare prestiti.
Allo stesso tempo la Federal Reserve americana lascia i suoi tassi di interesse invariati, provocando un forte rialzo dei listini e un indebolimento del dollaro USA.

La combinazione di queste politiche ha determinato una crescita dell’ottimismo che era già presente nei mercati e che trova nuovo slancio nella fiducia verso le banche centrali e il loro operato. Ma gli interventi posti in atto non danno sostegno credibile a questo stato di euforia, almeno non nell’ottica dell’economia reale.

Bolla speculativa: stessi segnali della crisi del 2008?

L’euforia che sta trascinando i mercati e le quotazioni delle materie prime sembra tanto ingiustificata quanto lo era nella primavera del 2008, pochi momenti prima dello scoppio della crisi che si sarebbe propagata in tutto il mondo.

“Ci sono troppe poche posizioni short in questo mercato rispetto a quante dovrebbero essercene”,

afferma Shah Gilani.

“I livelli di prezzo sono alti e il mercato sovrastima le azioni di politica monetaria credendo che possano guidare l’economia reale e tende ad accrescerne gli effetti”.

Stesso discorso per quanto riguarda le materie prime. I recenti rally del settore energetico e del petrolio non devono trarre in inganno.
Nel caso dell’oro nero, ad esempio, la forte risalita dovrebbe essere la semplice conseguenza del raggiungimento di nuovi minimi storici. Al contrario, questo rally sembra più assumere i contorni di un evento di natura speculativa.

Non c’è un incremento della domanda di materie prime che giustifichi questi movimenti. Mancano delle basi reali. E la possibilità di invertire l’andamento e di stabilire nuovi minimi (per il petrolio, ad esempio) è concreta, secondo l’esperto americano, e arriverà entro la prossima estate.

L’entusiasmo diventa quindi euforia, ma fin quando verranno a mancare del tutto le basi di economia reale per questa crescita, il mercato si potrebbe ritrovare a non reggerne le conseguenze nel momento in cui questa salita dovesse raggiungere un punto di non ritorno.

La crisi finanziaria del 2008 ne è memoria recente.

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