Quanto costa andare in pensione prima

Simone Micocci

22/05/2021

25/10/2022 - 12:08

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Andare in pensione prima si può, ma ad un certo costo: ecco come - e cosa - fare per calcolarlo.

Quanto costa andare in pensione prima

Chi ha molti anni di contributi può andare in pensione prima dei 67 anni, limite di età per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Di conseguenza chi ha lavorato per molti anni ha la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione: lavorare, però, non è l’unico modo per aumentare gli anni di contributi, in quanto la normativa riconosce anche la possibilità dei versamenti volontari, con l’interessato che si farà carico di tutti i costi.

Ci sono delle situazioni in cui versare volontariamente i contributi può essere conveniente in quanto consente di anticipare la data del pensionamento, ma bisogna considerare appunto che questa operazione ha un certo costo.

Ma quanto costa andare prima in pensione versando per sé i contributi? Facciamo chiarezza.

Quando conviene il versamento volontario dei contributi

Come prima cosa è bene chiarire in quali casi conviene versare volontariamente i contributi utili ai fini della pensione. Ad esempio, conviene quando con la contribuzione che andrete a versare riuscirete a raggiungere:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) per accedere alla pensione anticipata, per la quale non sono previsti limiti di età. Dunque, potrete andare in pensione anche molto prima rispetto ai 67 anni suddetti;
  • 41 anni di contributi per accedere alla cosiddetta Quota 41. Anche questa non prevede limiti di età, ma va detto che oggi si tratta di una possibilità riservata solamente ad alcune categorie di lavoratori precoci;
  • 30 o 36 anni di contributi (a seconda della categoria di appartenenza) per accedere all’Ape Sociale e smettere di lavorare a 63 anni;
  • 35 anni di contributi per accedere all’Opzione Donna, andando in pensione già al compimento dei 58 o 59 anni (a seconda della categoria di appartenenza).

Queste le misure che consentono a chi ha maturato un maggior numero di anni di contributi di accedere con largo anticipo alla pensione. Ma quanto costa farlo?

Quanto costa anticipare l’accesso alla pensione

Anticipare l’accesso alla pensione ha un costo. Intanto perché andandoci prima dei 67 anni si gode di un calcolo di maggior sfavore, basti guardare a quanto si perde per ogni anno di anticipo.

Dal punto di vista economico, dunque, anticipare l’accesso alla pensione non è mai conveniente. Tuttavia, nonostante un assegno leggermente più basso rispetto a quello a cui si avrebbe avuto diritto al compimento dei 67 anni, sono molti gli italiani che decidono di andare prima in pensione accedendo a una delle suddette opzioni.

E per farlo si sceglie persino di versare volontariamente i contributi mancanti per raggiungere i requisiti necessari. Nel dettaglio, ci sono diverse opzioni possibili:

  • il lavoratore che ha cessato o interrotto l’attività lavorativa può accedere al versamento volontario dei contributi per coprire i periodi non lavorati. Per ottenere l’autorizzazione al versamento volontario il lavoratore deve dimostrare di essere in possesso di almeno cinque anni di contributi, o comunque di almeno tre anni negli ultimi cinque;
  • il decreto 4/2019 - lo stesso con cui è stata introdotta Quota 100 - prevede poi la possibilità di coprire con la contribuzione volontaria i periodi compresi tra la data del primo e quella dell’ultimo contributo comunque accreditato che non risultano soggetti a obbligo contributivo e non siano già coperti da contribuzione (comunque versata e accreditata). Si può versare la contribuzione, quindi, per i periodi non lavorati in passato, anche non continuativi: il massimo, però, è di cinque anni;
  • riscattare alcuni periodi, come ad esempio gli anni di studio universitario che hanno portato al conseguimento della laurea.

Ma quanto costa anticipare la pensione versando volontariamente i contributi? Guardiamo a quanto costa il versamento di un anno:

  • per i lavoratori dipendenti bisogna prendere come riferimento la retribuzione riferita all’ultimo anno di lavoro, nonché l’aliquota contributiva vigente del 33%. In caso di RAL (Retribuzione Annua Lorda) di 30.000,00€, dunque, il costo per il riscatto di un anno di contributi è di 9.900,00€. Esistono dei minimi: il minimale previsto nel 2021 è di 206,23€ a settimana, quindi per ogni settimana contributiva bisogna versare 68,06€, quindi 3.539,12€ l’anno;
  • per i lavoratori iscritti alla Gestione Separata si prende come riferimento l’importo medio dei compensi percepiti nell’anno di contribuzione precedente alla data della domanda e moltiplicarli per l’aliquota del 33% nel caso dei soggetti privi di tutela previdenziale, o per il 25% per chi è titolare di P.IVA. In questo caso il minimale contributivo è fissato in 15.953,00€ l’anno, quindi l’onere per il versamento volontario di un solo anno di contributi non può essere inferiore a 5.264,52€ (per coloro a cui si applica l’aliquota del 33%) o a 3.988,32€ (per chi invece ha un’aliquota del 25%).

Queste regole si applicano anche nel caso del riscatto della laurea e - è bene sottolineare - solamente per i periodi che fanno riferimento al regime contributivo (mentre per il retributivo si applica una regola più complessa, ossia quella dei residui).

Per il riscatto della laurea, però, vi è anche una seconda opzione. La normativa, infatti, ha introdotto un riscatto agevolato che consente di versare i contributi a un costo fisso, senza guardare dunque all’ultima retribuzione. Nel dettaglio, ogni anno di laurea si riscatta al costo di a 5.264,52€.

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