L’accordo sulla Tobin Tax è stato raggiunto tra gli 11 Paesi della cooperazione rafforzata, ma viene accolto con molte critiche. Ecco cosa prevede e perché è criticato.
Qual è il futuro della Tobin Tax, la tassa che in Italia è stata un vero flop?
In giornata è arrivato l’accordo tra gli 11 Paesi della cooperazione rafforzata (Italia, Francia, Germania, Belgio, Austria, Portogallo, Grecia, Slovacchia, Spagna ed Estonia): la tassa limitata "ad azioni e alcuni prodotti derivati" (non ai titoli di Stato) scatterà in maniera graduale a partire dal gennaio 2016 in tutti gli Stati che hanno deciso di aderire (ricordiamo che in Italia è in vigore da circa un anno).
Ai Paesi che non lo hanno sottoscritto, l’accordo sembra vago. In particolare la Gran Bretagna ha affermato che la Tobin Tax allontana gli investimenti e per mezzo del ministro delle finanze britannico George Osborne ha dichiarato:
"Non ci deve essere impatto sulla Gran Bretagna, altrimenti contrasteremo questa tassa per vie legali".
Molto critici Svezia e Paesi Bassi per cui l’accordo è basato su un "compromesso minimo", poco chiaro, se non su un punto: la Tobin Tax ha un impatto negativo sulla crescita.
Ricordiamo che la possibilità dell’introduzione di una Tobin Tax armonizzata è stata presa in seguito alla proposta varata dalla Commissione UE ed era rimasta in stand-by per più di un anno.
Tobin Tax armonizzata dal 2016?
Cosa prevede il progetto della Tobin Tax armonizzata?
Un’imposta minima comune pari allo 0,1% sulle transazioni inerenti a tutti gli strumenti finanziari, esclusi i derivati, che sarebbero soggetti ad una tassa dello 0,01%. Il gettito totale stimato è pari circa 35 miliardi di euro l’anno.
Come è stato accolto l’accordo? BusinessEurope (che riunisce 41 associazioni nazionali di rappresentanza delle imprese) lo ha definito:
"Un passo indietro rispetto al percorso dell’Europa verso la crescita e la creazione di posti di lavoro".
e ha aggiunto:
"Con l’aumento del costo del capitale la tassa rischia di ridurre i livelli di investimento non migliorando la stabilità finanziaria. È estremamente spiacevole che un numero di stati membri continui a insistere puntando a guadagni politici di breve termine rispetto alle necessità di lungo termine di lavoratori, risparmiatori e investitori".
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