Niente cassa integrazione in deroga né per i professionisti né per i dipendenti degli studi professionali. E’ questo, in breve, quanto accaduto con la riforma degli ammortizzatori sociali in deroga: un intero comparto economico ne dovrà fare a meno. Cosa succederà adesso?
I professionisti e i loro dipendenti (cioè coloro che sono impiegati, a vario titolo, negli studi professionali) dovranno fare a meno della cassa integrazione in deroga in futuro. Lo avevamo già raccontato: è questo l’epilogo infausto toccato a questo settore, che più di altri ha pagato l’asprezza di una riforma degli ammortizzatori sociali in deroga all’insegna della maggiore austerità. Non è bastato, tuttavia, che il comparto professionale rappresentasse una voce tutto sommato non onerosa (nel 2013 sono state autorizzate appena 3.510.692 ore, a fronte di un monte complessivo di ben 273.421.048 ore): il futuro, per gli oltre 8 mila professionisti che l’anno scorso hanno usufruito della cig in deroga, è più che mai a rischio.
Le disparità a carico del settore professionale
Una questione piuttosto complessa, quindi, anche alla luce della loro esclusione dai benefici contributivi istituiti con la legge 223 del 1991 per gli occupati, iscritti nelle liste di mobilità, che risultino essere stati licenziati. Ciò che ne consegue, a conti fatti, è una discriminazione intollerabile per i professionisti e i loro dipendenti: non possono contare contemporaneamente sulle misure di sostegno al reddito (cassa integrazione e mobilità) e, in caso di licenziamento, la riassunzione di questi lavoratori non dà il diritto nemmeno agli incentivi.
Le speranze sono riposte nelle Regioni e nel Jobs Act
Il nodo gordiano, alla fine, sta tutto nel fatto che i professionisti, secondo l’ordinamento italiano, non sono delle imprese, ma solo “dei datori di lavoro”. Una differenziazione che non risulta avere equivalenti all’interno dell’Unione Europea, e contro la quale si sono battute sia la Conferenza Stato-Regione (la quale aveva chiesto uguali coperture per tutti i lavoratori), sia la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. In particolare, quest’ultima, proprio durante le consultazioni dell’esecutivo in materia di riordino degli ammortizzatori sociali, aveva sottolineato la necessità di utilizzare la dicitura “datori di lavoro”, allo scopo di includere tra i beneficiari anche gli studi professionali.
Il Governo, tuttavia, sembra aver deciso di proseguire lungo una strada ben diversa, e le speranze adesso sono ridotte davvero al lumicino. D’altra parte, però, a settembre i senatori torneranno a esaminare il Jobs Act, contenente le deleghe in materia di ammortizzatori sociali, e le associazioni di categoria promettono già di dare battaglia. Ragionando più nel breve periodo, invece, le Regioni hanno ottenuto uno stanziamento di 70 milioni di euro per la cig in deroga ancora non vincolato alle nuove regole, e fino al 31 dicembre 2014 potrebbero riconoscere la prestazione a sostegno anche dei professionisti.
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