La temuta guerra è arrivata: cosa significa per il prezzo del gas, già alle stelle? I futures olandesi di riferimento per l’Europa stanno volando oltre i 100 euro al megawattora. Cosa può succedere?
Energia e attacco russo in Ucraina: è caos. I prezzi del gas naturale in Europa sono aumentati vertiginosamente dopo che le forze di Putin hanno attaccato obiettivi in tutta l’Ucraina nel tentativo di smilitarizzare il Paese.
L’Occidente ha promesso ulteriori sanzioni. Intanto, i futures olandesi di riferimento hanno guadagnato fino al 30% in più a 116 euro al megawattora verso le ore 8.00 a Amsterdam.
USA e UE promettono nuove misure di ritorsione contro la Russia. Qualsiasi sanzione che limiti l’accesso di Mosca alla valuta estera potrebbe ribaltare i mercati delle materie prime dal petrolio e dal gas, ai metalli e al cibo.
La crisi mette ulteriormente a rischio le forniture di carburante in Europa, che è già nel mezzo di una crisi energetica. Il continente dipende dalla Russia per più di un terzo della sua fornitura di gas, e le scarse scorte di carburante lo scorso anno hanno portato i prezzi a livelli record.
Cosa può accadere con l’attacco russo in Ucraina al prezzo del gas? L’Europa trema.
Guerra Russia-Ucraina: il prezzo del gas si impenna
Per l’Europa si prospetta una guerra dei prezzi del gas. La situazione in Ucraina, precipitata nei più oscuri degli scenari con il lancio dell’operazione militare speciale di Putin nel Donbass, è di fatto un conflitto.
Cosa significa per il prezzo del gas nel nostro continente? Le prospettive sono nere e i dati attuali già mostrano li effetti: il combustibile nel mercato olandese, riferimento per i costi europei della materia prima energetica, ha subito un’impennata all’inizio della mattinata e alle 10.30 olandesi scambia a 117euro/Kwh, schizzando del 32%.
Una guerra, con conseguenze immediate sulle normali relazioni e attività commerciali, può comportare l’interruzione o una drastica diminuzione della fornitura di gas dalla Russia all’Europa.
Da considerare che una parte non trascurabile del combustibile che utilizziamo parte proprio dall’Ucraina. Sono quattro i principali corridoi che dalla Russia arrivano nel nostro continente: Nord Stream, Yamal (attraverso la Polonia), Ucraina e Turkstream (via Turchia).
Se in totale, dalla nazione russa, l’Europa acquista il 40% di gas, stando ai dati di Oxford Institute for Energy Studies, il 22% di questo è arrivato tramite l‘Ucraina nel 2021.
L’interruzione totale del corridoio di Kiev sarebbe molto grave per l’approvvigionamento UE.
Non solo, lo stop dell’iter di certificazione per il Nord Stream 2 deciso come sanzione contro Mosca aggrava lo scenario. Innanzitutto perché rallenta e di molto la possibilità che il gasdotto possa iniziare a funzionare, bypassando proprio l’Ucraina e portando il gas in Germania direttamente.
E poi, in un clima esacerbato dalla guerra e dalla tensione ai massimi tra Putin e l’Occidente, la Russia potrebbe indispettirsi ancora di più per la mancata approvazione del progetto e chiudere ulteriormente i rubinetti del gas.
Il tutto non può che generare aumenti vertiginosi dei prezzi.
Qualsiasi soluzione alternativa per la fornitura di gas in Europa rischia, in questo momento, di non essere immediata.
L’UE sta puntando sul GNL, ma dovrà competere con l’Asia per il gas naturale liquefatto se le spedizioni dei gasdotti dalla Russia dovessero essere interrotte a causa della crisi.
Kateryna Filippenko, analista principale per la ricerca sul gas in Europa presso WoodMac ha offerto su Bloomberg uno scenario inquietante:
“In caso di interruzione prolungata, l’inventario del gas non potrebbe essere ricostruito durante l’estate. Saremmo di fronte a una situazione catastrofica di stoccaggio del gas vicino allo zero per il prossimo inverno. I prezzi sarebbero altissimi. Le industrie dovrebbero chiudere. L’inflazione aumenterebbe. La crisi energetica europea potrebbe benissimo innescare una recessione globale.”
E in questa cornice di guerra, il mercato energetico USA è esso stesso sotto pressione. Gli esperti affermano di aspettarsi $4 al gallone per gran parte degli Stati Uniti entro l’inizio della primavera.
È probabile che alcuni mercati del gas tradizionalmente costosi, come la California e le Hawaii, superino i 5 dollari al gallone. Patrick De Haan, capo dell’analisi petrolifera di GasBuddy, ha affermato che una media nazionale di $4 è inevitabile data la situazione attuale.
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