Il fondo Atlante potrà intervenire nell’aumento di capitale di Bpvi senza lanciare un’opa. Il prezzo di IPO sarà probabilmente di €0,1. Era necessario salvare Bpvi?
La Consob dopo aver dato nei giorni scorsi il via libera per il prospetto di IPO di Popolare di Vicenza, ha comunicato che il fondo Atlante non sarà costretto a lanciare un’Opa nell’ambito dell’intervento nell’aumento di capitale di Bpvi. La comunicazione segue quella della BCE e di Bankitalia che hanno autorizzato il fondo Atlante ad acquistare una partecipazione della banca veneta in misura eccedente al 50%. Ora si attende solo l’ok da parte dell’Ivass per terminare il processo di autorizzazioni.
Il fondo Atlante interverrà nell’aumento, cosa ormai certa, ed il prezzo d’offerta delle azioni di Popolare di Vicenza sarà automaticamente fornito al minimo del range di prezzo indicato, ossia €0,1. In poche parole, se il fondo Atlante interverrà (rimaniamo sempre sul probabilistico nonostante la certezza), per gli azionisti della banca veneta si prospetta una perdita del 99,84% sul capitale investito. Se ciò accadesse, Popolare di Vicenza sarebbe valutata in totale €10 milioni (escludendo l’aumento), valeva la pena salvare la banca veneta?
Popolare di Vicenza: ok da Consob al prospetto di IPO
Nei giorni scorsi è arrivato l’atteso ok della Consob al prospetto di IPO di Popolare di Vicenza. A partire dal 21 aprile è partita l’offerta di collocamento dell’aumento di capitale della banca vicentina che terminerà il 28, salvo eccezioni.
Il management della banca ha stabilito una forchetta di prezzo per le azioni compresa tra €0,1 e €3, un range decisamente elevato dovuto al fatto che lo stesso istituto non sia in grado di valutare l’interesse degli investitori.
Popolare di Vicenza: semaforo verde per Atlante da Consob, BCE e Bankitalia
La Consob, stando ad un comunicato di Quaestio SGR, ha inoltre dato il beneplacito in merito alla possibilità di un’opa da parte del fondo Atlante. Il veicolo finanziario non sarà obbligato a lanciare un’opa nel caso di intervento nell’aumento di capitale di Popolare di Vicenza.
La decisione arriva dopo quella di BCE e Bankitalia di lasciare carta bianca al fondo Atlante, il quale potrà acquistare una partecipazione di Popolare di Vicenza eccedente il 50% del capitale.
Il fondo Atlante potrà così acquistare la banca veneta scaricando le perdite sui risparmiatori ma accollandosi il rischio di dover rifinanziare l’istituto vicentino in futuro con la seria possibilità di comprare un asset in perdita.
Tutte le mosse effettuate finora dalle autorità stanno infatti a segnalare una completa assenza di interesse del mercato ed una scarsa fiducia dei risparmiatori nella neo-banca veneta.
Popolare di Vicenza: prezzo delle azioni sarà probabilmente di €0,1
Il veicolo governativo, a targa privata, è molto probabile che interverrà nell’aumento di capitale di Popolare di Vicenza portando così automaticamente il prezzo delle azioni al minimo del range indicato ossia €0,1.
In questo modo, i vecchi azionisti della banca veneta vedranno praticamente azzerare il capitale investito con una perdita del 99,84% (del solo 95% in caso di massimo della forchetta di prezzo).
Il fondo Atlante quindi si farà carico dell’aumento, con tutti i rischi che ne comportano visto che probabilmente diverrà anche maggiore azionista della rinnovata, si fa per dire, banca. La diffidenza dei risparmiatori verso l’istituto vicentino si è vista dopo la bufera giudiziaria abbattutasi sulla banca.
Dopo la tempesta, la raccolta totale è scesa di €8,8 miliardi (-19%) mentre quella diretta è scesa del -23%. Questo sta a significare che i cittadini non nutrono più fiducia nella banca veneta e a ragion veduta.
Popolare di Vicenza: perché è in questa situazione?
Facciamo un passo indietro: perché Popolare di Vicenza si trova in questa situazione? L’istituto tra il 2008 e il 2014, anni non proprio floridi per l’economia nostrana, era riuscito a raddoppiare il numero di soci passandolo da 60.000 a 116.000 senza neanche essere quotato in Borsa.
Numeri un po’ sospetti in un contesto economico del genere. Sospetti fondati visto che la Popolare di Vicenza aumentò il numero di azionisti in virtù di erogazioni di prestiti “facili” che hanno toccato i €950 milioni, pari al 25% del capitale della banca.
Non potendo essere sottratti dal patrimonio, il management di allora varò due aumenti di capitale tra il 2013 e il 2014 per un ammontare complessivo di €2 miliardi in modo da nascondere le falle di un bilancio non proprio in ordine.
Popolare di Vicenza: per Bankitalia era tutto ok
Parecchia gente è stata tirata in ballo con questa audace mossa, trovandosi adesso il capitale investito azzerato. Per far luce su quello che stava accadendo all’interno della Popolare di Vicenza è stato reso necessario l’intervento della Vigilanza europea, accortosi che qualcosa non andava. Per Bankitalia invece era tutto ok visto che gli ispettori della banca centrale non hanno trovato niente di strano dalle ispezioni iniziate nel 2008.
Bene, la banca ora dovrà chiedere nuovi fondi ai risparmiatori i quali con ogni probabilità risponderanno con un secco “no” non prendendo parte all’aumento di capitale.
Popolare di Vicenza: ecco perché si è reso necessario Atlante
Di conseguenza Atlante, con gli investitori privati al seguito, diventerà il maggior azionista di una banca tecnicamente defaultata con cui nessuno vuole avere a che fare. Una situazione ottima per gli istituti che hanno partecipato al fondo, dopo aver già tirato fuori i soldi per l’intervento sulle 4 banche fallite di qualche mese fa.
Perché rischiare di contagiare la parte sana del sistema bancario piuttosto che lasciar fare al mercato? La risposta è semplice. Se si fosse lasciato fare al mercato, l’aumento di capitale di Popolare di Vicenza sarebbe finito completamente inoptato rendendo così necessaria la scure del famigerato bail-in.
Popolare di Vicenza: fondi "strozzini", ma la colpa è loro?
Con i conti apposto dopo il bail-in, i famigerati fondi “strozzini” si sarebbero fiondati sulla Popolare di Vicenza per spolparla e ricavarci buoni profitti mentre il governo, beh, avrebbe dovuto vedersela con risparmiatori piuttosto innervositi.
Qualcuno ha detto che i fondi come Fortress e Apollo sono strozzini del momento. Vero, fiutano l’affare e ci provano. La loro presenza però non è colpa loro ma bensì di chi ne ha richiamato l’attenzione. Il sistema bancario italiano è pieno di crediti deteriorati e molti istituti dovranno mettere i conti a posto e cercare un partner per risollevarsi.
Chi ha portato le banche a questa situazione, i cittadini e i risparmiatori o i manager e chi avrebbe dovuto vigilare? La risposta è alquanto ovvia e il governo sta nuovamente mettendo una pezza temporanea per arginare un crack originato da folli politiche aziendali e dagli occhi chiusi di chi avrebbe dovuto vigilare.
Popolare di Vicenza: risparmiatori devono essere più consapevoli
Sì il bail-in è ingiusto, obbligazionisti e correntisti non hanno alcuna colpa ma hanno un modo per difendersi. Loro stessi devono controllare l’operato della banca, devono rendersi più consapevoli di dove e a chi stanno dando in mano i loro risparmi avendo una consapevolezza finanziaria che oggi è estremamente non utile ma necessari.
Inutile dire che riforme ferree su controlli bancari e management non sono neanche sul tavolo dell’esecutivo.Il governo invece si accinge a varare una riforma sulla riscossione dei crediti deteriorati, rendendo così più facile per le banche ritirare le garanzie su tali crediti. Mossa giusta ma che arriva in ritardo, si pensi a piccole-medie imprese e famiglie in stato di temporanea difficoltà che non potranno pagare.
Ancora una volta paga il cittadino, quello onesto e che lavora, bail-in o bail-out che sia. A tal proposito, il fondo Atlante godrà di agevolazioni fiscali per risarcire chi ne è entrato a far parte, traduzione: disastri bancari? Paga il cittadino!
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