Petrolio di nuovo in focus: cosa è successo all’oleodotto Iraq-Turchia?

Violetta Silvestri

19 Gennaio 2022 - 09:18

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Petrolio ancora protagonista nel mercato delle materie prime: la notizia dell’esplosione dell’oleodotto che trasporta combustibile dall’Iraq alla Turchia ha spinto i prezzi. Cosa è successo?

Petrolio di nuovo in focus: cosa è successo all’oleodotto Iraq-Turchia?

Prezzo del petrolio ancora in primo piano in questo mercoledì 19 gennaio: Brent e WTI balzano per il quarto giorno a causa dell’interruzione di un oleodotto dall’Iraq alla Turchia.

La notizia dell’esplosione delle condotte ha aumentato i timori per una prospettiva già ristretta dell’offerta, nel pieno di preoccupanti tensioni geopolitiche in Russia e negli Emirati Arabi Uniti.

Il mercati energetico è sotto pressione. Le interruzioni dell’offerta e la forte domanda hanno fatto salire il greggio a quasi 89 dollari al barile.

Cosa è successo all’oleodotto tra Iraq e Turchia e cosa aspettarsi per il prezzo del petrolio.

Esplosione oleodotto Iraq-Turchia e impatto sul greggio

L’esplosione e il conseguente incendio sono avvenuti nel sud della Turchia, vicino al confine siriano, interrompendo il flusso di petrolio nell’oleodotto Kirkuk-Ceyhan.

Questa rotta iracheno-turca trasporta il greggio dall’Iraq, il secondo produttore OPEC, al porto turco di Ceyhan per l’esportazione.

Il condotto è costituito da due tubi che corrono fianco a fianco, con il greggio poi caricato su petroliere e spedito principalmente alle raffinerie europee.

Il petrolio è un mix di barili esportati per conto del governo centrale di Baghdad e del governo regionale curdo, che controlla il nord-est del Paese.

Gli oleodotti sono stati attaccati in passato da militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan o del PKK, designato organizzazione terroristica dal governo turco, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

L’esplosione è avvenuta pochi giorni dopo che l’esercito turco ha ucciso dozzine di militanti curdi in Siria in risposta alla morte di tre soldati turchi in un attentato dinamitardo lungo la strada.

Non si conoscono ancora la dinamica e le motivazioni di tale incidente o sabotaggio. Intanto, la compagnia energetica nazionale turca Botas ha già fatto sapere che “tutte le misure sono state prese e il flusso di petrolio riprenderà tra un’ora.”

In questo rinnovato scenario di ristrettezza dell’offerta, il Brent scambia oltre gli 88 dollari al barile e i futures WTI superano gli 85 dollari al barile.

Il petrolio in balia delle tensioni geopolitiche

Questa interruzione arriva quando gli analisti prevedono una stretta fornitura di petrolio nel 2022, guidata in parte dalla domanda in forte ripresa nonostante Omicron, con alcuni che prevedono il ritorno di $100 al barile per l’oro nero.

Le preoccupazioni per la Russia, il secondo produttore mondiale di petrolio, e gli Emirati Arabi Uniti, il terzo esportatore dell’OPEC, si aggiungono ai timori sull’offerta.

Martedì 18 gennaio gli Emirati Arabi Uniti hanno convocato una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per condannare un attacco ad Abu Dhabi da parte del movimento Houthi dello Yemen, che ha minacciato ulteriori interventi.

Nel frattempo, le truppe russe sono schierate al confine con l’Ucraina, con la Casa Bianca che definisce la crisi estremamente pericolosa e afferma che Mosca potrebbe invadere in qualsiasi momento.

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