Tensioni in Medio Oriente riaccendono il petrolio

Violetta Silvestri

18/01/2022

18/01/2022 - 12:07

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Il prezzo del petrolio spicca e viaggia oltre gli $80 al barile: a riaccendere le quotazioni Brent e WTI non sono soltanto i più cauti timori su Omicron. C’è tensione in Medio Oriente, che succede?

Tensioni in Medio Oriente riaccendono il petrolio

Prezzo del petrolio torna in primo piano: c’è il balzo, con il Brent che ha esteso i guadagni al livello più alto degli ultimi sette anni.

Nel mezzo di un sentiment già rialzista per il greggio, le quotazioni hanno spiccato il volo sulla scia di nuove tensioni in Medio Oriente.

Nello specifico, le preoccupazioni per possibili interruzioni dell’approvvigionamento sono improvvisamente aumentate dopo che il gruppo Houthi dello Yemen ha attaccato gli Emirati Arabi Uniti, intensificando le ostilità tra il gruppo allineato all’Iran e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita.

I futures sul Brent e sul WTI viaggiano oltre gli $80 al barile, con rialzi superiori all’1% mentre si scrive: che succede al mercato del petrolio?

Prezzo del petrolio fa il balzo: che succede in Medio Oriente

Le novità dal fronte della guerra in Yemen hanno riportato sotto i riflettori il forte legame tra settore petrolifero e tensioni geopolitiche.

Nel dettaglio, i combattenti Houthi yemeniti hanno affermato di aver lanciato un attacco di droni contro gli Emirati Arabi Uniti, il terzo produttore dell’OPEC, causando un’esplosione e un incendio alla periferia della capitale Abu Dhabi.

Secondo la ricostruzione di Al Jazeera, due indiani e un pachistano che lavoravano per il colosso petrolifero ADNOC sono morti nell’esplosione di tre serbatoi di benzina vicino a un impianto di stoccaggio, mentre un incendio si è acceso anche in un’area edile dell’aeroporto di Abu Dhabi, nel cuore degli Emirati Arabi Uniti.

Nel mirino, quindi, sono finite le infrastrutture petrolifere come spesso accade in questi contesti.

La società ADNOC ha affermato di aver attivato piani di continuità aziendale per garantire la fornitura ininterrotta di prodotti ai suoi clienti locali e internazionali.

In questo nuovo contesto di guerra, Ash Glover di CMC Markets ha commentato:

“Se le attuali tensioni geopolitiche continuano e i membri dell’OPEC+ non riescono a raggiungere il loro aumento di 400.000 barili al giorno, i macro, insieme alle forti prospettive tecniche potrebbero vedere i prezzi spingersi verso la soglia dei 100 dollari, ed è qui che si trova il prossimo (significativo) livello di resistenza tecnica”

Alle ore 9.43 circa il petrolio Brent avanza dell’1,26% a 87,57 dollari al barile. I contratti WTI guadagnano l’1,55% a 84,59 dollari al barile.

Non solo guerra: cosa spinge il greggio?

L’oro nero ha iniziato l’anno con una grande spinta.

Il mercato inasprito a causa della forte domanda e delle interruzioni dei produttori, inclusa la Libia, ha riacceso i prezzi.

I segmenti del complesso petrolifero stanno mostrando forza, dal diesel al carburante per jet, che sta crescendo vertiginosamente in Europa poiché il trasporto aereo resiste all’impatto di Omicron.

I prezzi dei greggi russi sono l’ultimo segnale del sostenuto rialzo del mercato. I differenziali spot per Sokol che dovrebbero essere spediti a marzo sono aumentati di almeno 40 centesimi al barile rispetto al commercio precedente, mentre il premio comandato dal greggio ESPO - una qualità preferita dai trasformatori cinesi - è salito al massimo da novembre.

Secondo gli analisti, è improbabile che l’equilibrio tra domanda e offerta si riallinei. Alcuni produttori OPEC stanno lottando per pompare le capacità consentite, a causa di investimenti insufficienti e interruzioni. In base all’accordo c’è il via libera per aggiungere 400.000 barili al giorno ogni mese.

Infine, gli esperti di CommSec hanno affermato che i prezzi del petrolio sono stati sostenuti anche dalle temperature invernali più fredde nell’emisfero settentrionale, che hanno fatto aumentare la domanda di combustibili per riscaldamento.

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