Il bollettino mensile pubblicato dalla BCE riporta nero su bianco il discorso di Draghi di una settimana fa. I tassi d’interesse sono stati abbassati di 25 punti base, si dice a causa dell’inflazione troppo bassa. Ma è questa la vera motivazione?
Alle 10:00 ora italiana è stato pubblicato dalla Banca Centrale Europea il bollettino mensile. Nero su bianco troviamo il discorso di Draghi effettuato esattamente una settimana fa, durante il quale è stata data la notizia di una riduzione dei tassi d’interesse di 25 punti base.
Il Consiglio Direttivo ha deciso infatti il 7 novembre di abbassare il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema allo 0,25%, ed il tasso d’interesse sulla marginal lending facility di 25 punti base allo 0,75%. Il tasso sulla deposit facility è invece rimasto invariato allo 0%.
La scelta del taglio dei tassi, nel documento ufficiale, è stata motivata dal calo dell’inflazione di ottobre più forte del previsto. I dati mensili dell’indice dei prezzi al consumo per l’area Euro di ottobre hanno mostrato una crescita dello 0,7% rispetto al mese precedente, dato ben lontano dal target del 2% imposto dalla BCE.
La vera motivazione è la bassa inflazione?
Il basso tasso d’inflazione può essere la vera motivazione per un abbassamento dei tassi d’interesse, e quindi liquidità a buon mercato? Come abbiamo mostrato nell’articolo Discorso di Draghi del 07 novembre: tassi ai minimi e cambio EuroDollaro in discesa la liquidità fornita alle banche non si trasferisce all’economia reale. La ragione risiederebbe nel basso livello di domanda aggregata che caratterizza le attuali economie dell’Eurozona.
Da ciò non si può dedurre che vi può essere un’espansione dell’attività economica tale da far aumentare il livello dei prezzi. Inoltre, il legame tra aumento di attività e aumento dei prezzi non trova conferme dal punto di vista teorico ed empirico.
La vera motivazione per un aumento di liquidità potrebbe risiedere nel voler fornire liquidità alle banche in maniera da consentire loro di risanare i bilanci e di riattivare il meccanismo dei prestiti del mercato interbancario tramite acquisto di attività fruttifere, in modo particolare titoli di stato.
In Italia, in particolare, secondo i rendiconti semestrali degli istituti di credito, i primi otto gruppi bancari nazionali (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ubi, Banca Popolare di Milano, Banca Mps, Bper, Banca Popolare di Sondrio e Banco Popolare) hanno in portafoglio titoli di Stato italiani per un totale di quasi 233 miliardi di euro.
L’ammontare è cresciuto a vista d’occhio negli ultimi due anni. Sfiorava i 191 miliardi al termine del primo semestre 2012 e superava di poco i 160 miliardi due anni fa.
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