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Discorso di Draghi del 07 novembre: tassi ai minimi e cambio EuroDollaro in discesa
giovedì 7 novembre 2013, di
Si è svolta alle 14:30 la conferenza stampa in cui Mario Draghi, dalla sede di Francoforte, ha annunciato le decisioni della BCE sulla politica monetaria, in particolare sui tassi di interesse. I risultati sono i seguenti:
- tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principali a 0,25% (precedente a 0,50%)
- tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento marginali allo 0,75% (precedente a 1,00%)
- tasso di interesse sulla deposit facility invariato allo 0,0%
La Banca centrale europea ha quindi effettuato un taglio a sorpresa dei tassi di 25 punti base, con il riferimento principale dei tassi di interesse calato allo 0,25%, nuovo minimo storico.
All’uscita dei dati sui tassi di interesse l’euro è crollato a 1,337 dagli 1,35 di questa mattina.
Perchè il taglio dei tassi?
Draghi ha affermato che l’Eurozona si sta progressivamente muovendo verso un periodo di bassa inflazione. Già i dati mensili dell’indice dei prezzi al consumo per l’area Euro di ottobre hanno mostrato una crescita dello 0,7% rispetto al mese precedente, dato ben lontano dal target del 2% imposto dalla BCE.
Draghi ha spiegato che la bassa inflazione dell’Eurozona è dovuta ad un calo del costo dell’energia e dei prezzi dei beni alimentari. I consumatori dell’area Euro stanno traendo beneficio da simili andamenti
La scelta del taglio dei tassi, allora, è stata motivata dal calo dell’inflazione di ottobre più forte del previsto, sebbene maggiori chiarimenti al riguardo verranno forniti dall’ex numero uno di Bankitalia nella conferenza stampa di Dicembre. Lo stesso Draghi ha affermato che il periodo bassa crescita dei prezzi sarà prolungato, sebbene tendente all’aumento in prospettiva, per conformarsi al target stabilito del 2%.
L’immissione di liquidità
Le Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine e le Operazioni di Rifinanziamento Principali verranno garantite in regime di full allotment (piena aggiudicazione degli importi) a tasso fisso e almeno fino alla fine del secondo trimestre del 2015. La crescita dell’aggregato monetario ampio M3 per l’area euro è stata determinata in misura maggiore dall’afflusso netto di capitali dall’estero.
La situazione economica rimane preoccupante
La crescita dell’area nell’ultimo trimestre è stata modesta, e i livelli di disoccupazione sono ancora alti e preoccupanti. Un ulteriore abbassamento dei tassi vorrebbe allora avere l’effetto di fornire uno stimolo all’economia, canalizzando il credito dalle banche commerciali alle imprese e famiglie. Draghi però sembra sottovalutare il pericolo di una deflazione per l’area Euro. Alla domanda di un giornalista al riguardo (che paragonava la situazione europea con quella giapponese) il presidente della BCE ha risposto con un secco no.
Sembra però un linguaggio in cui si dice e non si dice, visto che se si afferma di essere preoccupati per un probabile lungo periodo di bassa inflazione, è strano aggiungere immediatamente dopo di non essere preoccupato dalla deflazione.
Draghi ha anche escluso la possibilità del prelievo forzoso per le esigenze di capitale delle banche in vista degli stress test.
Ma la liquidità della BCE va a finire nell’economia reale?
In realtà la moneta immessa dalla BCE e fornita alle banche commerciali non sembra poi dirigersi verso i canali di imprese e famiglie. Dando uno sguardo al grafico qui sotto notiamo che, in particolare a partire dal 2008, la base monetaria immessa nel sistema economico non si traduce in moneta che circola nell’economia reale (M3).
Grafico preso dal blog del Sole24ore di Vito Lops|
La base monetaria non sembra allora essersi trasformata in una maggiore quantità di moneta in circolazione a fini produttivi. Sembrerebbe, secondo alcuni commentatori, che molti istituti abbiano preferito effettuare operazioni di acquisto di titoli pubblici e obbligazioni private.
Sembra quindi difficile, secondo opinioni diffuse, che un taglio del costo del denaro di 25 punti base possa riuscire a "motivare" gli istituti di credito a immettere copiosamente la liquidità più a buon mercato nel circuito dell’economia reale, con una domanda interna dei paesi dell’Euro stagnante o addirittura in calo.