Pensioni: Salvini parla del ritorno della Fornero e fa una promessa difficile da mantenere

Simone Micocci

29 Luglio 2021 - 11:20

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Matteo Salvini torna a parlare di pensioni e promette: “Con la Lega al Governo non si ritorna alla Legge Fornero”. Ma è veramente così?

Pensioni: Salvini parla del ritorno della Fornero e fa una promessa difficile da mantenere

Matteo Salvini torna a parlare di pensioni e lo fa in uno dei tanti convegni elettorali che vedono il leader della Lega protagonista. L’argomento al centro del dibattito, manco a dirlo, è il ritorno della Legge Fornero, sempre più vicino vista la scadenza di Quota 100 fissata per il 31 dicembre dell’anno corrente.

Il tema “Fornero” è particolarmente di attualità in questi giorni visto che il Presidente del Consiglio ha deciso di avvalersi delle competenze dell’ex Ministro del Lavoro per il neonato Consiglio d’indirizzo per la politica economica.

A tal proposito Salvini, in un mare magnum d’inesattezze sulla riforma delle pensioni da lui voluta nel 2019, garantisce che fino a quando ci sarà la Lega al Governo non si ritornerà alla Legge Fornero, in quanto questa “ha già fatto abbastanza danni”.

Uno spot elettorale che tuttavia, a oggi, non fonda su basi solide: l’addio a Quota 100 nel 2022 è ormai cosa certa e appare molto difficile pensare che per quella data ci sarà l’introduzione di nuove misure di flessibilità alternative alle strade per il pensionamento previste dalla Legge Fornero.

Pensione con Quota 100: com’è andata realmente?

Matteo Salvini durante i vari convegni elettorali non manca di elogiare i risultati raggiunti da Quota 100, misura che di fatto ha consentito il pensionamento a partire dall’età di 62 anni, con 38 anni di contribuzione (e non 40 come dichiarato da Salvini).

Secondo le stime dell’Inps, nell’intero triennio saranno circa 300 mila le persone che sono andate in pensione in anticipo grazie a Quota 100: troppo poche per poter affermare che questa misura ha cancellato, o comunque superato, la Legge Fornero. Basti pensare che ogni anno le nuove pensioni liquidate dall’Inps sono tra le 750 mila e le 800 mila per capire che 300 mila in tre anni non può essere un grande risultato (tant’è che le stime iniziali erano molto diverse).

Una misura alla quale, tra l’altro, non hanno aderito quelle categorie di lavoratori a cui inizialmente si rivolse Matteo Salvini, ossia a coloro che sono impiegati in mansioni talmente gravose da non vedere l’ora, giustamente, di andare in pensione: la maggior parte di coloro che hanno anticipato l’accesso alla pensione, il 36,94%, sono dipendenti pubblici. E non si è trattato neppure di una misura inclusiva: le donne, infatti, hanno l’11% in meno di probabilità di aderire a Quota 100. E ancora: Quota 100 ha favorito i redditi alti, in quanto l’importo medio della pensione per questi è di 36.600€ (ben oltre la media nazionale).

Altra inesattezza di Matteo Salvini è quando parla di Quota 100 che ha permesso il ricambio generazionale nel mercato del lavoro. I dati, però, non ci dicono questo: per ogni tre neopensionati, infatti, c’è stato appena un nuovo assunto.

Dopo Quota 100 ritorna la Fornero?

Non si può, dunque, essere fieri di Quota 100 né tanto meno si può pensare che questa misura sia riuscita a sospendere le regole per il pensionamento dettate dalla Legge Fornero. La maggior parte di coloro che sono andati in pensione tra il 2019 e il 2021, infatti, lo ha fatto ancora con le regole decise in quel dicembre del 2011.

Cosa succederà allora dal prossimo anno? Salvini dice che con la Lega al Governo non ci sarà un ritorno della Legge Fornero. Ci spieghi come, visto che come anticipato questa non se n’è mai andata.

Va detto che al momento è in essere un confronto tra sindacati e Governo proprio per discutere di una futura riforma delle pensioni, con una serie di proposte avanzate dalle parti sociali per il dopo Quota 100.

Queste hanno chiesto di pensare a una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età (oggi ne servono 67) o comunque al raggiungimento di 41 anni di contributi (oggi ne servono 42 anni e 10 mesi per gli uomini uno in meno per le donne). In tal caso sì che si potrebbe parlare di superamento della Legge Fornero, ma va detto che a oggi non sembrano esserci né le condizioni politiche, né tanto meno economiche, per credere che un accordo possa essere trovato su queste basi.

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