Pensioni: il piano del ministro per la PA Brunetta prevede di mandare a casa di dipendenti pubblici con un incentivo all’esodo. Vediamo come secondo la relazione presentata ieri in Senato.
Pensioni: il piano di Brunetta è di mandare a casa i dipendenti pubblici e statali con una certa anzianità. Come? Attraverso uno scivolo per la pensione, con un incentivo volontario all’esodo.
Questa è una delle ipotesi del piano del nuovo ministro Renato Brunetta per la Pubblica Amministrazione, e in particolare per le pensioni, che ha presentato in audizione alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro in Senato e nel quale rientrano anche le assunzioni delle nuove leve della PA con concorsi pubblici più veloci.
Il piano di Brunetta per le pensioni dei dipendenti pubblici e per la riforma della Pubblica Amministrazione in generale dovrebbe essere finanziato anche con i soldi per il Recovery Plan. Al vaglio per le pensioni anche l’ipotesi di Quota 92.
Pensioni: ecco come Brunetta manda a casa i dipendenti pubblici
Le pensioni sono un tema cruciale anche per la PA e così il ministro Brunetta pensa a come congedare i dipendenti pubblici favorendo nuove assunzioni e quindi nuove competenze. Nell’ultimo biennio 2019-2020 sono stati 190mila i dipendenti pubblici andati in pensione nei prossimi tre o quattro anni si prevedono invece 300mila uscite.
Secondo quanto riporta il Messaggero l’idea per le pensioni dei dipendenti pubblici e statali è di creare un meccanismo volontario di incentivo all’esodo e che riguardi le persone che sono vicine all’età pensionabile e che non hanno professionalità non adeguate a restare nella PA, a seguire l’innovazione tecnologica e non più motivate.
Si tratterebbe quindi di uno scivolo alla pensione pensato da Brunetta per chi lavora nelle pubbliche amministrazioni i cui dettagli tuttavia non sono al momento chiari.
Al Sud sono 2.800 posti per i giovani previsti dalla Legge di Bilancio, e quindi concorsi più veloci per nuove assunzioni così da favorire anche il ricambio generazionale laddove l’età media dei dipendenti pubblici è superiore ai 50 anni (quasi il 17% del totale ha invece più di 60 anni). Nella relazione di Brunetta sulla PA legata alla questione delle pensioni e delle nuove assunzioni si legge:
“Le cessazioni delle fasce con maggiori anzianità contribuiscono a elevare la quota di laureati che tuttavia non supera il 40%. È urgente ripensare i meccanismi di reclutamento delle persone sia sul piano procedurale e organizzativo che della selezione delle professionalità migliori e più idonee per le esigenze dell’amministrazione.”
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Pensioni: le altre ipotesi
In generale sono diverse le ipotesi avanzate per le pensioni e in particolare per affrontare la spinosa questione di Quota 100 e il suo superamento dopo la scadenza naturale prevista alla fine del 2021.
Con la fine di Quota 100, con la quale alla pensione si accede con 62 anni di età e 38 di contributi, si crea lo scalone di 5 anni per la pensione di vecchiaia oggi ferma a 67 anni. Nei giorni scorsi è stata avanzata da Graziano Delrio del PD l’ipotesi di Quota 92 ovvero pensioni a 62 anni e 30 di contributi per coloro che fanno lavori usuranti.
E poi tra le altre ipotesi per le pensioni:
- uscita a 63 o 64 anni con un calcolo interamente contributivo dell’assegno;
- blocco della pensione anticipata INPS a 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
- pensioni con Quota 102 con 64 anni di età e 38 di contributi, ma senza penalizzazioni.
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