PMI dei servizi in calo: ecco cosa sta succedendo in Europa e in Italia

admin

05/04/2016

Le Borse UE hanno accelerato a ribasso dopo l’uscita del dato sul PMI dei servizi. Ecco nel dettaglio cos’è e cosa indica il PMI dei servizi, qual’è la situazione in Italia in Europa?

PMI dei servizi in calo: ecco cosa sta succedendo in Europa e in Italia

L’indice PMI dei servizi ha registrato un calo in quasi tutti i Paesi dell’Eurozona nel mese di marzo, con l’Italia che ha visto il calo maggiore rispetto alle altre potenze europee.

L’indice calcolato sull’intera area Euro ha registrato anch’esso una contrazione, seppur mantenendosi ben al di sopra della soglia di 50 che è il crocevia tra la fase di espansione e di recessione del settore.

Il PMI manifatturiero invece nel mese di marzo è andato meglio del previsto in Europa e tra i Paesi membri dell’Eurozona (ad eccezione della Francia che continua una fase recessiva), in aperto contrasto quindi col settore dei servizi. Dopo la pubblicazione del dato italiano su questo indice, i titoli azionari delle banche del Bel Paese hanno accelerato a ribasso, ecco perché.

Borse europee giù dopo i dati sul PMI dei servizi

La seduta di oggi delle Borse europee è iniziata male ed è proseguita in peggio dopo la pubblicazione dei dati sul PMI dei servizi dei vari Paesi membri dell’Eurozona. Questo dato infatti ha mostrato una contrazione nel mese di marzo, soprattutto in Italia dove ha disatteso di gran lunga il consenso.

PMI dei servizi: cos’è e cosa misura?

Cosa sta a significare il PMI dei servizi? Il PMI dei servizi è un indice che rileva l’attività dei direttori degli acquisti del settore terziario. L’indice fornisce quindi un’indicazione sulla salute economica del settore del Paese di riferimento (o una macro Area come nel caso della zona Euro) visto che misura l’attività di acquisto e vendita delle aziende del settore.

Dati superiori al valore di 50 indicano un’espansione del settore mentre rilevazioni al di sotto di tale soglia suggeriscono una fase di contrazione.

Sia in Europa che in Italia al momento non sembrano esserci segnali allarmanti visto che per entrambi il PMI dei servizi si trova al di sopra del valore soglia.

PMI dei servizi: quali settori rientrano nel calcolo dell’indice?

Il settore terziario, o appunto dei servizi, è quel settore economico che si occupa di fornire prestazioni non materiali al settore primario (agricoltura, allevamento etc.) e secondario (manifattura).

Quindi, si può dire che il settore dei servizi dipenda in parte dall’andamento degli altri due dato che si occupa di fornire a questi delle prestazioni che sono il business core terziario.

Quali sono i servizi che fanno parte di questo settore? Sono ad esempio i servizi commerciali, alberghieri, turistici, di trasporti e comunicazioni, bancari e assicurativi, informatici, di amministrazione pubblica etc.

PMI dei servizi e manifatturiero: la situazione in Europa

Partendo da questo presupposto si spiega il grafico che segue che è quello del PMI dei servizi dell’Eurozona negli ultimi 8 anni. Come si vede, nel pieno periodo di crisi finanziaria il settore ha subito una contrazione notevole salvo poi nel corso degli anni stabilizzarsi sui livelli attuali.

Peggio ancora ha fatto il PMI manifatturiero che nel 2008 è letteralmente crollato, salvo poi anch’esso riprendersi per stabilizzarsi poco al di sopra della soglia limite.

PMI dei servizi e manifatturiero: la situazione in Italia

Il discorso è praticamente uguale per l’Italia, fatto salvo che nell’ultimo periodo i due PMI si muovono in contrasto, uno scende (quello dei servizi) ed uno sale (quello manifatturiero), come possibile vedere dai grafici qui di seguito:

Grafico PMI manifatturiero Italia

Grafico PMI dei servizi Italia

PMI dei servizi e manifatturiero: perché si sono mossi all’opposto in Italia?

Come mai questa discrepanza tra i due andamenti negli ultimi anni? La risposta va ricercata negli stimoli monetari lanciati dalla BCE.

Teoricamente, le manovre messe in essere dalla Banca Centrale Europea dovrebbero stimolare i consumi attraverso l’erogazione di denaro da parte di banche e intermediari finanziari all’economia reale.

Questo dovrebbe dare una spinta alla produzione industriale e più in generale nei beni materiali per soddisfare sia la domanda interna che quella estera (aumentata per via della svalutazione monetaria).

L’aumento del PMI manifatturiero italiano quindi esprime una dinamica di crescita del settore dovuta allo stimolo economico della BCE che però comprime i guadagni del settore dei servizi, soprattutto bancari ed assicurativi che guadagnano meno con i tassi a zero.

Inoltre, il calo dei prezzi delle materie prime ha aiutato i consumi e quindi la produzione, salvo poi cadere nella deflazione che sta mettendo a rischio la crescita del settore primario (l’agricoltura italiana è in pesante deflazione secondo la Coldiretti), secondario e delle costruzioni (le ultime proiezioni Istat parlano chiaro).

Italia: con PMI superiori a 50 c’è da stare sereni?

Quindi, ricapitolando, in Italia i PMI sono ancora in fase espansiva che non vuol dire però che siano in uno stato di salute economico buono. I PMI indicano la dinamica di evoluzione del settore e non il suo stato effettivo, è ovvio che buoni dati sui PMI indichino comunque un andamento migliorativo dei settori di riferimento ma non esprimono il reale stato che va valutato alternativamente (PIL di settore ad esempio).

Nel complesso, l’Italia sta vivendo un periodo espansivo per fattori congiunturali, correndo il rischio che il settore dei servizi possa contrarsi per via del prolungarsi dei tassi a zero della BCE (e del deflusso di capitali verso nazioni "più sicure" dopo l’ingresso del bail-in) e con il fenomeno del terrorismo (che colpisce il settore turistico).

L’attività primaria e secondaria che potrebbero soffrire dello scarso andamento dei consumi e dei salari delle famiglie, della deflazione e del calo di domanda estera (il tutto poi va ad appesantire i servizi).

Insomma non è ancora arrivato il periodo di serenità.

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