Opzione donna: la soluzione per le disoccupate? Domande in aumento

Teresa Maddonni

22 Novembre 2019 - 08:56

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Per Opzione donna un terzo delle domande viene da disoccupate. Molte da donne in difficoltà economica. Dall’aumento delle domande registrato dall’INPS sembra la soluzione alla disoccupazione. Vediamo come.

Opzione donna: la soluzione per le disoccupate? Domande in aumento

Può essere Opzione donna, l’anticipo della pensione per le lavoratrici, la soluzione per le disoccupate? Considerando che un terzo delle domande arriva proprio da donne disoccupate e da altre con reddito pari a zero, e che sono in aumento, la risposta è sì.

La proroga dell’anticipo pensionistico per le donne che abbiano compiuto al 31 dicembre 2019 58 anni di età (59 le lavoratrici autonome) e abbiano accumulato 35 anni di contributi, sembra ormai assodata. A fine settembre Opzione donna era stata attivata da 13.500 lavoratrici e la speranza è arrivare a 18-19mila a fine anno.

Si sta ancora discutendo la Legge di Bilancio 2020 che deve essere ancora approvata, ma Opzione donna ci sarà ancora nel prossimo anno.

Il Rendiconto sociale dell’INPS ha dimostrato come la maggior parte delle domande per ottenere Opzione donna provengano da lavoratrici con basso reddito o anche disoccupate. Vediamo come.

Opzione donna: soluzione per le disoccupate? Sì, anche se ha un costo

Opzione donna sembra essere la soluzione per le disoccupate anche se ha un costo.

Le lavoratrici possono richiedere l’anticipo della pensione, ma ne perdono una parte, anche se stando al Rendiconto sociale dell’INPS secondo il quale il 53,3 % delle donne in difficoltà economica ha ottenuto Opzione donna, sembra che questa sia una soluzione alla mancanza di lavoro.

Una donna che sia disoccupata o non abbia reddito a 58 o 59 anni e non sia più in grado di rientrare nel mercato del lavoro e abbia i requisiti dei 35 anni di contributi potrebbe vedere in Opzione donna un’alternativa possibile.

Nonostante Opzione donna nei primi anni della sua introduzione (2004) non abbia fatto registrare un numero di domande vertiginoso, proprio perché i requisiti previsti allora si avvicinavano ai requisiti standard per andare in pensione, negli anni ha visto un successo crescente.

Con la riforma Fornero del 2011 sono state proprio le lavoratrici a essere penalizzate e dal 2012 si così è registrato un incremento di domande inoltrate all’INPS per ottenere Opzione donna.

Le pensioni liquidate al 30 aprile 2019 riguardano lavoratrici la cui situazione economica si riferisce all’anno 2017. Le percentuali delle pensioni liquidate sono così ripartite:

  • 34,4% a lavoratrici senza reddito euro;
  • 8,1% a lavoratrici con reddito fino a 5.000 euro;
  • 10,8% a lavoratrici con reddito tra 5.001 a 8.700 euro;
  • 13,5% con reddito tra 8.701 e 13.000 euro;
  • 33,2% invece è riferito a lavoratrici con redditi 2017 superiori a 13.000 euro annui;
  • 27,6% da 13.001 a 26.000;
  • 5,6% con redditi superiori a 26.000 euro annui.

Dal si deduce così che il 53,3% delle domande accolte dall’INPS per Opzione donna riguarda donne in difficoltà lavorativa, come abbiamo detto disoccupate e cassa integrate.

Le cifre dimostrano la tendenza a scegliere Opzione donna anche se questa misura ha un “costo” in termini di riduzione dell’assegno di pensione, ma superabile se si è senza un’entrata certa.

Ricordiamo che con Opzione donna il pensionamento anticipato comporta per le lavoratrici che decidano di fare domanda, quest’anno entro il 31 dicembre 2019, un ricalcolo dell’assegno di pensione e una riduzione dell’importo mensile del 25-35%, in quanto il calcolo di questo si basa sul solo sistema contributivo.

La riduzione potrebbe essere anche maggiore per le lavoratrici con metodo retributivo o misto, arrivando fino al 40%.

Per sapere quanto si perde sull’assegno rimandiamo a un articolo di Money.it. Vediamo quali sono i dati che riguardano la scelta di Opzione donna non solo da parte di disoccupate, ma da tutte le lavoratrici che hanno i requisiti.

Opzione donna: più domande da disoccupate e non. Le cifre

Come abbiamo visto la maggior parte delle domande per Opzione donna viene da disoccupate o comunque da lavoratrici a basso reddito che sono in grave difficoltà. Non solo le cifre dimostrano che molte lavoratrici che hanno requisiti scelgono la misura.

Dal Rendiconto sociale dell’Istituto rileva come il numero delle pensioni liquidate con Opzione donna sia aumentato negli anni: nel 2012 sono stati 7.157 fino ad arrivare alle 28mila domande del 2015 anno che avrebbe dovuto portare alla conclusione di Opzione donna, ma in cui è giunta la proroga. E negli anni successivi:

  • 2016: 15.330 pensioni;
  • 2017: 10.000 pensioni;
  • 2018: 2.500 pensioni.

Inoltre per il 2019 dal 1°gennaio 2019 al 30 giugno le domande che sono pervenute all’INPS per l’ottenimento di Opzione donna e quindi la possibilità delle lavoratrici di andare prima in pensione sono state un totale di 16.914 e così ripartite:

  • 585 relative da lavoratrici con 58 anni di età, pari a 3,5%;
  • 5.153 con 59 anni di età, pari a 30,5%;
  • 4.870 con 60 anni di età, pari a 28,8%;
  • 2.414 con 61 anni di età, pari a 14,2%;
  • 1.309 con 62 anni di età, pari a 7,7%;
  • 1.043 con 63 anni di età, pari a 6,2%;
  • 767 con 64 anni di età, pari a 4,5%;
  • 539 con 65 anni di età, pari a 3,2%;
  • 234 con 66 anni di età, pari a 1,4%.

Riportiamo di seguito il Rendiconto sociale dell’INPS dettagliato. I dati mostrano un successo crescente della misura, vedremo poi se si confermerà anche il prossimo anno la tendenza a richiedere Opzione donna da parte delle disoccupate e delle lavoratrici in generale.

Rendiconto sociale 2018
Testo integrale del Rendiconto sociale dell’INPS dell’anno 2018.

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