No al MES: perché Conte è scettico nell’accedere ai fondi europei per la Sanità

Antonio Cosenza

26/12/2020

14/01/2021 - 12:05

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Giuseppe Conte spiega il motivo per cui è scettico riguardo al MES: niente vincoli, ma sarebbe un prestito insostenibile per le generazioni future.

No al MES: perché Conte è scettico nell’accedere ai fondi europei per la Sanità

L’intervista del Presidente Conte a Porta a Porta del 23 dicembre ci dà molti spunti di riflessione: sono diversi i temi affrontati dal Premier, dal ritorno in classe alla possibilità di un lockdown a gennaio, ma qui vogliamo concentrarci sul MES e sul motivo per cui il Governo sta ancora decidendo se accedere ai fondi europei destinati alla Sanità.

Sono diversi i partiti favorevoli al ricorso dell’Italia al MES: Forza Italia nell’opposizione, Italia Viva e Partito Democratico nella maggioranza. E Renzi ha persino messo il ricorso al MES come condizione necessaria per andare avanti a sostenere il Governo Conte, convinto che il veto sia da imputare al Movimento 5 Stelle.

Il Presidente del Consiglio, però, smentisce e spiega il motivo per cui ad oggi il suo Governo ha preferito non prendere una posizione netta riguardo al MES spostando l’attenzione sul Parlamento. D’altronde il voto sul MES è prerogativa delle Camere ed è per questo che - vista anche la delicatezza del tema - Giuseppe Conte non intende sbilanciarsi a riguardo.

Qualche dubbio, però, il Presidente del Consiglio lo ha e lo ha fatto presente durante l’intervista rilasciata a Porta a Porta.

MES Sanitario: perché Giuseppe Conte è dubbioso a riguardo

Il via libera alla riforma del MES non ha fatto venir meno i dubbi che Giuseppe Conte ha riguardo a questo strumento. 36 miliardi da destinare alla Sanità - così da rilanciare un settore sempre più colpito dai tagli della spending review - sarebbero molto utili all’Italia, specialmente se si considera la mancanza di vincoli per chi vi accede.

Nel dettaglio, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che - trattandosi comunque di un prestito - “il MES sanitario ci porterebbe ad accumulare deficit” che andrebbe a ricadere su un debito pubblico che è già alquanto “consistente”.

Prevedere una tale spesa aggiuntiva per la Sanità, quindi, vorrebbe dire “lasciare alle generazioni future un fardello non da poco”. Ovvio che 36 miliardi di euro sarebbero molto utili da investire nella Sanità pubblica - per la quale la pandemia ha messo in risalto tutti i limiti del sistema - ma se si guarda alla nostra situazione finanziaria si capiscono i motivi per cui non si può lasciare un debito fuori controllo alle generazioni future.

Sanità: quanti soldi con il Recovery Fund?

Secondo Conte, quindi, il Recovery Fund potrebbe essere l’unica soluzione per il rilancio dell’Italia nel post pandemia. E quando gli viene fatto notare che con il Recovery Fund al capitolo Sanità vengono dedicati solamente 9 miliardi di euro, il Premier risponde dicendo che:

Negli incontri negli incontri che abbiamo fatto ieri e l’altro ieri con le forze di maggioranza abbiamo già discusso degli stanziamenti che sono nella bozza di Recovery plan sulla salute. Si è detto 9 miliardi sono pochi, ma ho invitato tutti a considerare che quando facciamo questi calcoli dobbiamo tener conto che molti progetti sono trasversali. Già adesso stiamo parlando di più di 15 miliardi di partenza.

Nonostante ciò il Presidente del Consiglio non ha escluso la possibilità che gli investimenti per la Sanità possano anche essere rafforzati. Ma niente MES, a meno che il Parlamento non decida diversamente.

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