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Materie prime: sarà il rame ad offrire la migliore performance nel 2017?
martedì 3 gennaio 2017, di
La quotazione del rame ha vissuto una decisa impennata dopo la vittoria di Trump alle presidenziali americane, movimento in decisa controtendenza con quello degli ultimi anni.
Dal 2011 il metallo ha infatti conosciuto un costante deprezzamento, almeno fino allo scorso novembre e ad una prestazione negli ultimi 3 mesi che ha quasi raggiunto il +15%.
Le attenzioni nel mercato delle materie prime sono spesso rivolte al petrolio, ora prossimo ai $60 al barile, ma eventi di cruciale importanza come l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti o l’atteggiamento della Cina possono condizionare pesantemente il mercato anche di altre commodities, ugualmente legate al settore industriale.
È proprio questo il caso del rame, sul quale puntano sempre più analisti da diversi istituti di credito, primi fra tutti quelli di Goldman Sachs, da sempre in prima fila tra gli scettici.
Mentre l’oro perde sempre di più lo status di bene rifugio per un mercato che sembra non averne più bisogno, vediamo perché il rame può ritagliarsi un ruolo da protagonista nel corso del 2017.
Rame possibile top performer tra le materie prime nel 2017
Il rame ha beneficiato dell’elezione di Trump come lo hanno fatto diversi settori industriali, nella prospettiva che il piano di investimento di $500 miliardi in infrastrutture, avanzato dal neo presidente, aumenti la domanda del mercato nei prossimi mesi.
La prestazione del quasi +15% nell’ultimo trimestre è dipesa inoltre dalla ripresa dell’import cinese, responsabile da solo di quasi il 50% della domanda mondiale di rame.
La congiunzione di questi eventi ha così portato molte banche di investimento a rivedere le proprie previsioni sul prezzo per i prossimi mesi.
Goldman Sachs, tra le altre, prevede almeno fino a metà 2017 un mercato rialzista per il metallo, ora che l’aumento della domanda della Cina rischia di trovare impreparata l’offerta, il tutto ovviamente con l’effetto di tirare su i prezzi.
Ora la quotazione del future a tre mesi sul rame è a $5,500 e le previsioni dell’istituto di credito americano per i prossimi 3, 6 e 12 mesi sono state tutte corrette al rialzo, passando rispettivamente da $5,000, $4,800 e $4,800 a $5,800, $6,200 e $5,600.
Gli analisti di BMI, pur avendo alzato anche la loro le stime passando da $4,900 a $5,150, sono più cauti e ritengono che l’incremento di prezzo incontrerà iniziali difficoltà nel 2017, vista l’accelerazione di fine 2016, oltre a sminuire la rilevanza della domanda USA rispetto a quella mondiale (stimata attorno al 7%).
In ogni caso le aspettative di ulteriore rialzo rimangono e sono condivise anche da Citigroup e TD, entrambi convinti del superamento di quota $6,000 nella prima metà dell’anno, dovuto al ruolo della Cina, vero driver per il mercato del rame.
Anche Andrew Cole, analista di settore ed editore di Base Metals Forecaster, crede in un 2017 da protagonista per il metallo:
“Il rame può essere tra i migliori performer dell’anno. È stato sottovalutato per gran parte del 2016, quando sulla quotazione hanno pesato la percezione di una Cina debole e di un incremento dell’offerta. Ma dal momento in cui entrambe queste visioni stanno perdendo valore è lecito attendersi la reazione di molti investitori, che cercheranno di recuperare le loro posizioni long. ”
Segnali incoraggianti arrivano infine dalla BHP Billiton, la miniera di rame numero uno al mondo, e dalla Caterpillar, uno dei più importanti produttori di equipaggiamenti pesanti e macchinari.
Entrambi stanno scommettendo su un ampliamento del mercato aumentando i propri investimenti, con l’aspettativa che nel lungo periodo, dai tre ai cinque anni, ci possa essere un incremento deciso nella domanda, atto ad invertire il calo degli ultimi anni.
Il future del rame quotava nel 2011 quasi $10,000 e ha segnato i suoi minimi all’inizio dello scorso anno attorno a quota $4,400.