Legge 104 e pensione, con la legge di Stabilità addio alle penalizzazioni per chi assiste parenti disabili: l’ok della Camera

Valentina Brazioli

21 Dicembre 2013 - 12:55

Legge 104 e pensione, finalmente anche i permessi per chi assiste parenti disabili saranno riconosciuti come giornate effettive di lavoro. Vediamo insieme cos’è cambiato e perché.

Legge 104 e pensione, con la legge di Stabilità addio alle penalizzazioni per chi assiste parenti disabili: l’ok della Camera

Legge 104 e pensione, la salvaguardia arriva con il comma 327 della legge di Stabilità. Ci si avvia così a una felice soluzione di una questione che aveva scosso gli animi, coinvolgendo sia l’opinione pubblica che le associazioni a difesa dei diritti delle persone disabili (e, di conseguenza, dei familiari che se ne prendono cura).

Permessi legge 104 e pensione: cosa cambia con la Riforma Fornero?

Del problema ce ne siamo occupati già più volte, nella speranza di potervi rendere conto di un iter parlamentare dedito alla ricerca di una soluzione che tutelasse i diritti di chi, troppo spesso abbandonato da uno Stato incapace di fornire servizi di welfare all’altezza, è costretto a farsi interamente carico dell’assistenza ai propri parenti affetti da disabilità. La problematica, infatti, risale ai tempi della Riforma Fornero sulle pensioni, introdotta nel 2012. Come ben sappiamo, infatti, la ratio di quel provvedimento risiedeva nel tentativo di allineare l’età pensionabile italiana ai più stringenti standard europei, tenendo conto però di alcune peculiarità proprie della nostra penisola. Non fu trascurato, dunque, l’aspetto dei cosiddetti “lavoratori precoci” che, più di altri, rischiavano di trovarsi stritolati dalla morsa delle nuove regole pensionistiche. Proprio per questo nacque l’istituto della pensione anticipata, legato non all’anzianità anagrafica, bensì a quella contributiva: un escamotage che consentiva a chi, svariati decenni fa, ebbe l’occasione di entrare in giovanissima età nel mondo del lavoro, di non trovarsi imbrigliato nelle maglie della riforma pensionistica. Un intento più che lodevole, quindi, ma tra le pieghe del provvedimento si nascondeva un’insidia tutta a svantaggio di chi usufruisce dei permessi previsti dalla legge 104: per chi avesse richiesto la pensione anticipata prima di aver compiuto il 62 esimo anno d’età, ci sarebbe stata una penalizzazione sull’assegno pensionistico pari all’1% per i primi due anni di anticipo e al 2% per ogni anno successivo rispetto ai primi 2.

Il problema dei contributi figurativi

Ma cosa c’entra tutto questo con la legge 104? E’ presto detto: l’unico modo per evitare la sopracitata penalizzazione consisteva proprio nel disporre di un’anzianità contributiva (maturata entro il 2017) derivante da:

Prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria.

Un elenco molto preciso, quindi, nel quale però spiccava l’assenza di tutti i permessi e congedi legati alla legge 104, di cui usufruiscono proprio i parenti dei parenti gravemente disabili.

L’iter parlamentare per arrivare a una soluzione

Il cammino parlamentare per risolvere il problema è stato piuttosto accidentato, tuttavia, subito dopo la soluzione dell’analoga questione legata ai donatori di sangue, un altro passo avanti verso la parola fine a questa intricata vicenda si è avuto proprio ieri con il sì della Camera alla legge di Stabilità, che comprende un comma derivante da un emendamento della senatrice Gatti (Pd) nel quale si riconoscono esplicitamente i permessi e congedi della legge 104 come giornate effettive di lavoro. La parola, adesso, spetta quindi al Senato.

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