Donatori sangue e pensione anticipata, nessuna penalizzazione

Valentina Brazioli

30 Ottobre 2013 - 09:35

I donatori di sangue non subiranno decurtazioni nell’assegno di pensione anticipata. Ecco le novità.

Donatori sangue e pensione anticipata, nessuna penalizzazione

Con la conversione in legge del decreto 101/2013 sulla Pubblica Amministrazione avvenuta ieri si è scongiurato il rischio per i donatori di sangue di vedersi ridurre l’assegno di pensione anticipata. Si è giunti così a un lieto fine per una vicenda che aveva scosso le coscienze, a partire dall’allarme lanciato proprio dal presidente Avis (Associazioni Volontari Italiani Sangue) Vincenzo Saturni:

Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue per il servizio sanitario nazionale, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori (attuali e potenziali) e mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile.

La pensione anticipata e le donazioni di sangue

La vicenda è ormai nota ai più ma la riassumiamo brevemente: la Riforma Fornero sulle pensioni introdotta nel 2012 ha disciplinato l’istituto della cosiddetta “pensione anticipata” prevedendo una serie di penalizzazioni per coloro i quali, pur avendo raggiunto i necessari anni di contribuzione per l’accesso, non abbiano ancora compiuto almeno i 62 anni di età. Tuttavia, tali penalizzazioni non hanno luogo se l’anzianità contributiva si matura entro il 2017 e se deriva esclusivamente da:

Prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria.

In questo modo, si escludevano di fatto i permessi legati alla donazione del sangue, scatenando così le proteste dei donatori e delle loro associazioni.

La donazione del sangue in Italia

Un problema del tutto figlio della Riforma Fornero (già tristemente nota per la drammatica questione degli esodati). Infatti, la donazione del sangue in Italia è normata dalla legge 219/05 prevedendo, secondo l’articolo 8 comma 1 della stessa legge, il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione. Adesso, con il decreto 101/2013 anche i contributi figurativi per le donazioni del sangue vengono conteggiati per determinare l’anzianità contributiva utile al conseguimento della pensione anticipata.

Una decisione che ha provocato il plauso unanime di tutto l’associazionismo delle donazioni:

Non poteva essere altrimenti per sanare una situazione iniqua e discriminatoria che avrebbe potuto creare profonde alterazioni nel sistema trasfusionale del Paese, dove il ruolo dei donatori di sangue è essenziale per il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza.

Ha infatti dichiarato Luigi Cardini, presidente nazionale della FRATRES (Consociazione Nazionale dei Gruppi Donatori di sangue).

In Italia 1,7 milioni di donatori di sangue

Una misura sacrosanta, quindi, atta a sanare una stortura che finiva con il penalizzare chi, donando il proprio sangue, contribuisce in maniera sostanziale non solo al sistema trasfusionale ma all’intero comparto sanitario del nostro Paese. Esistono infatti specifiche patologie per le quali il sangue è un vero e proprio “farmaco salvavita”, e donarlo rappresenta un atto di autentica solidarietà e di civiltà che offre a milioni di persone la possibilità di continuare a vivere.

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