Il Portogallo dimostra che l’austerity di Bruxelles è inutile

Flavia Provenzani

4 Agosto 2017 - 12:32

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Il miracolo economico portoghese mostra come l’austerità di Bruxelles non sia la risposta giusta ad ogni male dei conti pubblici.

Il Portogallo dimostra che l’austerity di Bruxelles è inutile

Un grande successo per Lisbona: la Commissione europea sta per ratificare la proposta di porre fine alla procedura per deficit eccessivo del Portogallo. Il Paese si unirà al club delle economie virtuose, contro le previsioni degli esperti.

Il recupero è un risultato notevole visto che il Portogallo ha colpito i suoi minimi nel non lontano 2011. Ormai in fallimento, il Paese ha dovuto chiedere assistenza finanziaria per 78 miliardi di euro a Bruxelles e al FMI ed è stato costretto ad adottare un’austerità pesante.
Nel 2016, il Portogallo ha portato con successo il suo deficit al di sotto del 3% del PIL, come richiesto dalle norme europee. Ha ottenuto un risultato migliore di quanto promesso, portandolo fino ad un minimo del 2% del PIL, ben al di sotto del 2,5% inizialmente richiesto dal Patto di stabilità e crescita.

Ma non è merito dell’austerità di Bruxelles

Sorpresa! La coalizione di sinistra che ha preso il timone del governo promettendo di «girare la pagina sull’austerità» sta facendo meglio della Spagna (4,5% del deficit nel 2016) o della Francia (3,4%). Con tutta la volontà di mantenere questo andamento, l’obiettivo del governo portoghese è quello di continuare a ridurre il deficit di mezzo punto percentuale fino a raggiungere un bilancio equilibrato nel 2020. Chi lo scorso anno aveva predetto un nuovo e imminente programma di salvataggio per l’economia portoghese ora è costretto a rimangiarsi le parole.

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Senza alcun dispiacere o scontro con Bruxelles, ma piuttosto difendendo con tenacia i propri bilanci considerati “fantasiosi”, Lisbona sta dimostrando che la sua è stata la strada giusta per far tornare di nuovo in pista il Portogallo.

È ora di allontanare la convinzione secondo cui l’Europa è condannata ad un futuro di sola austerità, il Paese sud-europeo ha trovato un nuovo modo per affrontare una crisi finanziaria, una ricetta che può essere esportata nel resto del continente.
Una vittoria innegabile per il primo ministro socialista Antonio Costa, che è salito in carica nel novembre del 2015, quando il Portogallo sembrava essere destinato ad un lunghissimo inverno. Anche il suo predecessore, il conservatore Pedro Passos Coelho, ammette senza problemi che il suo rivale sta riuscendo bene nel suo incarico.

La soluzione del Portogallo per uscire dalla crisi

Quindi, qual è la soluzione trovata dal Portogallo? Può essere riassunta in una sola frase: togliere la pressione sulle famiglie così da incoraggiarle a tornare a spendere.
All’inizio sembrava che il governo di minoranza di Antonio Costa, con un mix eclettico di partiti di sinistra lontani tra loro come sostegno, sarebbe durato ben poco, bloccato tra gli obblighi e l’austerità importata da Bruxelles dal suo predecessore. Ma è stato in grado di evitare gli ostacoli: da una parte si è impegnato nella politica sociale con l’eliminazione delle sovrattasse sull’imposta sul reddito, l’aumento dei salari minimi e delle pensioni e un graduale ritorno della settimana lavorativa da 35 ore per i dipendenti pubblici - dall’altro ha applicato dei tagli drastici sugli investimenti pubblici, in calo del 30%, e ha aumentato le tasse sulle imprese e molte altre imposte indirette (immobili, carburante, ecc.).

Ingegnosa l’idea di detassare le pensioni dei cittadini esteri, fattore che sta spingendo sempre più Italiani a trasferirsi in Portogallo.

In un modo sorridente e accomodante tutto suo, Antonio Costa ha tirato su una ripresa finanziaria che non consuma il morale della classe media. E la classe media comincia ad essere ancora più ottimista dopo aver sentito il forte peso della politica di austerità in passato. La crescita ha raggiunto un massimo di 10 anni al 2,8% per il primo trimestre del 2017, e la disoccupazione è inferiore al 10%.

Il governo è riuscito a migliorare la situazione macroeconomica del Paese rifiutando diverse misure imposte dalla troika [Commissione europea, BCE e FMI]. C’è da essere sorpresi?

Il risultato è convincente: i portoghesi hanno iniziato a consumare nuovamente, investono e lanciano nuovi progetti, che aumentano l’attività e contribuiscono in maniera significativa ad abbassare la disoccupazione, soprattutto perché il Paese sta godendo un nuovo boom del turismo.

Le nuvole all’orizzonte

Esistono, tuttavia, delle nuvole all’orizzonte: il Portogallo ha uno dei debiti pubblici più alti dell’Eurozona dopo la Grecia e l’Italia e un settore finanziario ancora instabile. Recentemente, il governo ha dovuto salvare la banca pubblica Caixa Geral de Depositos per un costo di 3,9 miliardi di euro.
Le misure sono state introdotte senza riforme strutturali: il governo è riuscito a realizzare una politica di austerità socialmente accettata finora, ma i pericoli rimangono, sia sul fronte finanziario che su quello economico.
Per quanto il Portogallo riuscirà a finanziare se stesso e la sua dipendenza dalle politiche di austerità della BCE?

Potremmo non essere di fronte ad una “ricetta magica portoghese”: il Paese sta comunque sopportando delle politiche di austerità, ma sotto una forma diversa.

Originariamente pubblicato il 29/07/2017

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